"La difesa non giustifica la carneficina". E Israele litiga anche col Vaticano

"Deplorevole": così l'ambasciata di Israele giudica le parole di critica della Santa Sede

di Redazione
Esteri

Vaticano, il cardinale Pietro Parolin: "Israele si fermi, troppi morti"

Per la Santa Sede la scelta di campo è sempre quella per le vittime. E dunque per gli israeliani massacrati in casa nei kibbutz mentre si accingevano a celebrare il giorno della Simchat Torah, per gli ostaggi strappati alle loro famiglie, come per i civili innocenti — un terzo dei quali bambini — uccisi dai bombardamenti a Gaza.

Nessuno può definire quanto sta accadendo nella Striscia un 'danno collaterale' della lotta al terrorismo. Il diritto alla difesa, il diritto di Israele di assicurare alla giustizia i responsabili del massacro di ottobre, non può giustificare questa carneficina". E' il contenuto di un editoriale in prima pagina sull'Osservatore Romano dopo le parole di ieri del cardinale segretario di Stato Pietro Parolin.

"Deplorevole". Così l'ambasciata di Israele presso la Santa Sede, in una nota, definisce l'affermazione del segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin, che ieri in occasione dell'anniversario dei Patti Lateranensi, ha dichiarato che i 30 mila palestinesi uccisi a Gaza, secondo fonti di Hamas, indicano che la risposta di Israele al massacro del 7 ottobre è sproporzionata.

"Giudicare la legittimità di una guerra senza tenere conto di tutte le circostanze e i dati rilevanti porta inevitabilmente a conclusioni errate", scrive l'ambasciata. 

"Gaza è stata trasformata da Hamas nella più grande base terroristica mai vista. Non c'è quasi nessuna infrastruttura civile che non sia stata utilizzata da Hamas per i suoi piani criminali, inclusi ospedali, scuole, luoghi di culto e molti altri".

Inoltre, continua l'ambasciata israeliana presso la Santa Sede, "gran parte del 'progetto' di Hamas, vale a dire la costruzione di questa infrastruttura terroristica senza precedenti, è stato attivamente sostenuto dalla popolazione civile locale. I civili di Gaza hanno anche partecipato attivamente all'invasione non provocata del 7 ottobre nel territorio israeliano, uccidendo, violentando e prendendo civili in ostaggio. Tutti questi atti sono definiti crimini di guerra".

L'ambasciata ribadisce che "le operazioni dell'Idf (Forze di difesa israeliane) si svolgono nel pieno rispetto del diritto internazionale". "Secondo i dati disponibili per ogni militante di Hamas ucciso hanno perso la vita tre civili. Tutte le vittime civili sono da piangere, ma nelle guerre e nelle operazioni passate delle forze Nato o delle forze occidentali in Siria, Iraq o Afghanistan, la proporzione era di 9 o 10 civili per ogni terrorista. Quindi, la percentuale dell'Idf nel tentativo di evitare la morte dei civili è circa 3 volte superiore, nonostante il campo di battaglia a Gaza sia molto più complicato, come già detto".

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Su queste basi, secondo l'ambasciata di Israele presso la Santa Sede, "qualsiasi osservatore obiettivo non può non giungere alla conclusione che la responsabilità della morte e della distruzione a Gaza sia di Hamas e solo di Hamas. Questo viene dimenticato troppo spesso e troppo facilmente. Non è sufficiente condannare - conclude la nota - il massacro genocida del 7 ottobre e poi puntare il dito contro Israele riferendosi al suo diritto all'esistenza e all'autodifesa solo come un semplice atto dovuto e non considerare il quadro generale".

L'aviazione israeliana, dopo gli attacchi dal Libano, ha colpito una "serie di obiettivi Hezbollah nelle aree di Jabal el Braij, Houneh, Dunin, Aadchit, e Souaneh". Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui tra gli obiettivi sono stati "centrati compound militari, centri di controllo operativi e strutture terroristiche usate dai terroristi di Hezbollah".

"Molti obiettivi - ha spiegato - appartengono alle Forze Redwan", le unità speciali di Hezbollah.

Nuovo stop alla trattativa per il rilascio degli ostaggi in mano ad Hamas e un cessate il fuoco a Gaza: Israele non farà tornare i suoi rappresentanti al Cairo, dove da giorni si sta continuando a negoziare, finchè Hamas non cambierà le sue condizioni sulla liberazione degli ostaggi.

"Israele non ha ricevuto al Cairo nessuna nuova proposta di Hamas sulla liberazione degli ostaggi", fa sapere l'ufficio del primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, e "non cederà alle richieste deliranti di Hamas". Solo "un cambiamento nelle posizioni di Hamas permetterà ai negoziati di avanzare", dice il governo di Tel Aviv.

L'ennesima battuta di arresto alla trattativa, condotta dai capi dell'intelligence israeliana, dal capo della Cia e dai servizi egiziani con la mediazione del Qatar e che nelle ultime ore sembrava più vicina a una conclusione, ha suscitato la reazione disperata delle famiglie degli ostaggi, secondo cui la decisione di Netanyahu di non tornare al tavolo significa "la condanna a morte" degli ostaggi ancora in mano ad Hamas.

L'Hostages Families Forum, che rappresenta i familiari della maggior parte dei prigionieri rimasti a Gaza, si dice "sbalordito" dalla decisione di "ostacolare" i colloqui in corso, aggiungendo che "sembra che alcuni membri del governo abbiano deciso di sacrificare la vita degli ostaggi ammettendolo". Questa decisione segneraà la loro "condanna a morte".

La tensione nell'area continua a essere altissima e il rischio escalation e' significativo: i jet da combattimento dell' Aeronautica israeliana hanno effettuato "estesi raid sul Libano", in risposta al lancio di razzi di Hezbollah. E rimane drammatica la situazione a Gaza, mentre aleggia lo spettro del piano israeliano di una massiccia offensiva a Rafah, nel Sud della Striscia, che renderebbe la situazione ancora più grave.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità fa sapere che la situazione negli ospedali di Gaza e' ormai insostenibile e accusa Israele di ostacolare le missioni di consegna degli aiuti. "Le operazioni militari a Rafah potrebbero portare a un massacro a Gaza" e alla "morte definitiva" delle operazioni umanitarie ha aggiunto Martin Griffiths, sottosegretario generale delle Nazioni Unite per gli affari umanitari e coordinatore degli aiuti di emergenza.

Il presidente francese Emmanuel Macron, ha chiesto a Netanyahu di interrompere le operazioni a Gaza perche' la "situazione umanitaria" e' "intollerabile". Macron, che si aggiunge alle voci di decine di paesi, da Usa a Regno Unito dalla Cina alla Ue, ha anche espresso a Netanyahu "la ferma opposizione della Francia" a un'offensiva di Israele a Rafah e ha parlato di "estrema urgenza" di arrivare ad un accordo "senza piu' ritardi" su un cessate il fuoco. 

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