Esteri

"Ingresso in Israele vietato". Tel aviv contro una funzionaria italiana Onu

di Redazione

Telefonata difficile e tesa tra Washington e Tel Aviv. Il presidente americano chiede di garantire la sicurezza dei civili

Israele contro funzionaria italiana Onu

Israele ha deciso di negare l'ingresso nel Paese a Francesca Albanese, inviata del consiglio dei diritti umani dell'Onu. La decisione, hanno fatto sapere i ministeri degli Esteri e degli Interni, è legata "alle sue oltraggiosi affermazioni che 'le vittime del massacro del 7 ottobre non sono state uccise per la loro ebraicità ma in risposta all'oppressione israeliana'". 

Rispondendo due giorni fa ad un post di Le Monde, Albanese ha scritto: "Il 'più grande massacro antisemita del nostro secolo'? No, signor Emmanuel Macron. Le vittime del 7/10 non sono state uccise a causa del loro giudaismo, ma in risposta all'oppressione di Israele. La Francia e la comunità internazionale non hanno fatto nulla per impedirlo. I miei rispetti alle vittime". 

Londra alza i toni: "Ora basta, Israele si fermi"

Il Regno Unito è "molto preoccupato" per la situazione dei civili palestinesi a Rafah, che "non hanno più dove andare". Lo ha detto il ministro degli Esteri britannico, David Cameron, alzando i toni nei confronti del governo israeliano sulla scia degli Usa. "E' impossibile vedere come si possa combattere una guerra fra la gente", ha poi rincarato Cameron riferendosi ai civili della Striscia di Gaza e sollecitando Israele a "fermarsi e riflettere molto seriamente prima di ogni ulteriore azione militare: noi vogliamo una pausa immediata dei combattimenti che conduca a un tregua sostenibile senza ripresa delle ostilità". Israele libera 2 ostaggi. E intanto bombarda Rafah. Gelo tra Biden e Netanyahu

Israele bombarda pesantemente l'area di Rafah, in preparazione dell'operazione di terra. Biden e Netanyahu sono ai ferri corti. Ma intanto un'altra azione dell'esercito israeliano ha consentito la liberazione di due ostaggi, che sono in buone condizioni: un blitz notturno condotto proprio nella città nel Sud dell'enclave. Fernando Simon Marman (60 anni) e Norberto Louis Har (70 anni) sono stati tratti in salvo grazie a un'operazione congiunta realizzata dall'esercito, lo Shin Bet e la polizia israeliana; erano stati rapiti dal Kibbutz Nir Yitzhak il 7 ottobre, si tratta della seconda operazione di questo tipo da allora.

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Le tensioni (crescenti) tra Washington e Tel Aviv

Intanto Biden e Netanyahu appaiono ai ferri corti. Il presidente Usa giudica "esagerata" la campagna militare a Gaza e preme sul premier che si prepara a invadere Rafah, perché "protegga i civili". Israele però non si ferma, nonostante nell'area della città, un fazzoletto di terra, abbiano trovato rifugio migliaia di palestinesi in fuga dai combattimenti nel resto dell'enclave. I bombardamenti della notte hanno causato la morte - secondo fonti palestinesi - di almeno una cinquantina di persone.

Biden e Netanyahu, che non si parlavano da più di tre settimane, sono stati al telefono per tre quarti d'ora. Non è stato un colloquio facile. La Casa Bianca è sempre più in allarme per i piani di Israele e gran parte della conversazione, durata 45 minuti, si è concentrata sulla proposta di una pausa umanitaria prolungata che consentirebbe il rilascio degli ostaggi ancora detenuti.

Biden chiede la protezione dei palestinesi, ma non è chiaro, lo ha ammesso la stessa Casa Bianca come i civili - 1,3 milioni, ammassati in rifugi di fortuna, tenuti in vita da un rivolo di aiuti, sempre più scarso - potrebbero essere risparmiati. Il presidente e il primo ministro hanno avuto un botta e risposta piuttosto serrato, Biden ha detto a Netanyahu che gli Usa non sosterranno una tale operazione a meno che Israele non abbia un piano per i civili "che sia stato effettivamente pianificato, preparato e attuabile".

La posizione dell'Egitto

Intanto l'Egitto ha minacciato di sospendere il suo trattato di pace con Israele se invierà truppe a Rafah. La minaccia di sospendere gli accordi di Camp David, una pietra miliare della stabilità regionale da quasi mezzo secolo, è arrivata dopo che Netanyahu ha detto che l'invio di truppe a Rafah è indispensabile, è la chiave per piegare Hamas che nella città avrebbe ancora quattro battaglioni. Anche Hamas ha minacciato di "far saltare" i colloqui in caso di invasione. La speranza è appesa proprio ai colloqui che potrebbero riprendere martedì al Cairo con l'arrivo di William Burns, il direttore della Cia. Burns è la persona di riferimento di Biden negli sforzi per garantire un accordo: inviarlo al Cairo mette sotto pressione sui mediatori del Qatar e dell'Egitto affinché convincano Hamas e il movimento islamista firmi un accordo che Israele possa considerare accettabile.

Al Cairo martedì dovrebbe arrivare anche una delegazione israeliana: il capo del Mossad David Barnea, il direttore dello Shin Bet Ronen Bar e il generale Nitzan Alon, il militare ai vertici della Difesa a cui e' affidato il negoziato. Prevista la partecipazione anche del primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman al-Thani, e del capo dello spionaggio egiziano Abbas Kamel.