Meloni alla Casa Bianca: ora "sleepy" Joe si fida solo di Giorgia in Italia

La presidente del Consiglio in visita negli Stati Uniti ha ricevuto il "riconoscimento atlantico" per il ruolo dell'Italia nelle relazioni estere. L'analisi

Di Giuseppe Vatinno
Giorgia Meloni alla Casa Bianca
Esteri

Meloni negli Usa da Biden: riconoscimento atlantico per il ruolo dell’Italia in politica estera

Giorgia Meloni esce dall’incontro con il presidente Usa Joe Biden sostanzialmente rinforzata ed evita qualche tranello in cui sarebbe potuta cadere. I temi trattati erano una sorta di corollario al vero significato dell’incontro e cioè il riconoscimento ufficiale alla leader italiana da parte dell’Uomo più potente del mondo, del suo ruolo personale e di quello dell’Italia nel quadro atlantico, che si legge in maniera elastica ed include anche e soprattutto la NATO.

Ma “quadro atlantico” non è solo un termine tecnico; rappresenta invece anche e forse soprattutto, un’”idea del mondo”, quella Occidentale, che è fatta di democrazia e valori condivisi. Essere “atlantici” significa un modo di vita che è risultato vincente nell’ultimo secolo. Dietro si porta naturalmente il capitalismo con i suoi meriti e i suoi problemi che tuttavia si è rivelato l’unico modello funzionante per distribuire benessere.

Winston Churchill, nell’ormai celebre discorso pronunciato alla camera dei Comuni nel novembre 1947, ebbe a dire: “La democrazia è la peggior forma di governo, eccezion fatta per tutte quelle altre forme che si sono sperimentate finora”. Un ossimoro che ha però in sé una forza di illuminazione deflagrante. La democrazia non funziona, ma è pur sempre meglio di tutto il resto, diceva lo statista inglese. E di questo dovremmo tenere presente quando la critichiamo.

Gli USA sono la “democrazia” per antonomasia e quella che si sta combattendo nel mondo è una lotta valoriale. L’Occidente non crede nella violenza come strumento principe di governo. Crede invece appunto nella democrazia, e nella costruzione del consenso. Biden ritiene la Meloni un cardine strategico su cui è innestata la difesa dell’Ucraina. E questo perché il Presidente Usa sa benissimo che la leader di FdI è garante del supporto della sua coalizione all’Occidente.

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Non dimentica, Biden, che Matteo Salvini, leader della Lega, fino a un anno fa girava per la Piazza Rossa con una maglietta pro Putin e che Silvio Berlusconi era intimo del russo. E se il Cavaliere non c’è più - e quindi la situazione è meno complicata - resta Salvini senza il cui appoggio il governo cadrebbe. La Meloni è stata quindi brava a giocare sul fatto che lei è l’unica garante della tenuta dell’esecutivo sul tema della guerra in Ucraina.

Dicevamo che la visita della Meloni a Washington conteneva qualche insidia e la principale è il rapporto tra l’Italia e la Cina e l’accordo della cosiddetta “Via della Seta” voluto in maniera scapestrata da Luigi Di Maio e che ora ci ritroviamo a gestire. Una vera mina vagante nelle relazioni internazionali. L’Italia ha intenzione di rinunciare a questo accordo privilegiato di scambio economico e commerciale che si rinnova automaticamente ogni due anni, come un abbonamento televisivo.

In America la Meloni ha sicuramente parlato a fondo dei rapporti dell’Italia con la Cina, anche se nella successiva conferenza stampa ha minimizzato. La guerra russo – ucraina ha infatti sdoganato altre tensioni mai sopite. La Cina appoggia di fatto la Russia, mentre gli Usa e la Nato appoggiano l’Ucraina. Ma dietro si gioca anche la partita di Taiwan, la portoghese Formosa, cioè la Cina nazionalista.

Una partita difficile che vede anche l’Italia coinvolta militarmente con la portaerei Camillo Benso conte di Cavour impegnata in missione Nato, fino al Giappone. La Cina invece si vede sfilare l’Italia e contrattacca: “Non è chiaro se l’Italia sarà capace di resistere alla pressione e all’interferenza americana, speriamo ancora che mantenga lucidità e non permetta che la decisione sulla Belt and Road Initiative sia dettata dalla geopolitica”. “Geopolitica” che si legge Usa.

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