Tel Aviv bombarda gli Houthi yemeniti: ma il bersaglio grosso di Israele ora è l'Iran
Il nuovo fronte aperto da Tel Aviv mira a indebolire quello che è rimasto il principale alleato dell'Iran. E con l'avvento del Trump 2.0...
Tel Aviv bombarda gli Houthi yemeniti: ma il bersaglio grosso di Israele ora è l'Iran
Israele non ha fatto in tempo a occupare una porzione della Siria meridionale oltre le Alture del Golan dopo la caduta di Bashar al-Assad che ha lanciato due violenti raid sullo Yemen per colpire la capitale Sana’a e i terminal portuali di Hodeida, entrambe roccaforti dei ribelli Houthi.
Nell’attacco della notte, seguito al lancio di missili delle milizie sciite verso la capitale di Israele Tel Aviv, l’aviazione dello Stato Ebraico ha operato in rappresaglia a un raid che ha danneggiato una scuola e messo in campo i suoi F-16 a lungo raggio per mandare una dimostrazione di forza sia ai militanti che colpiscono il traffico merci nel Mar Rosso sia al principale rivale regionale, l’Iran. Dopo aver demilitarizzato la Siria caduta in mano ai ribelli guidati da Hay’at Tahrir al-Sham, l’aviazione israeliana ha di fatto aperto un grande varco alla sua capacità operativa fino alla Repubblica Islamica.
Nessun asset antiaereo capace di intercettare tanto gli F-16 quanto i moderni F-35 Adir dell’Israel Defense Force si interpone tra i confini dello Stato Ebraico e la Repubblica Islamica. Essi distano 1.600 km, meno dei 2mila necessari all’attacco contro lo Yemen, in una dimostrazione di forza che alimenta tanto la strategia di contenimento avanzato di Benjamin Netanayhu contro i rivali di Israele quanto la massima pressione contro uno dei pochi rivali regionali contro cui la coalizione occidentale, guidata dagli Usa, sta ancora operando.
Perchè Israele attacca gli Houthi yemeniti proprio ora
Enfatizzare la minaccia degli Houthi significa chiamare a raccolta i Paesi amici contro il principale alleato dell’Iran rimasto intatto o scarsamente danneggiato nei 14 mesi di guerra seguiti al 7 ottobre 2023. Da quasi un anno gli Houthi sono martellati dagli Stati Uniti e dai loro partner schierati nell’operazione Prosperity Guardian, a cui si è aggiunta la missione di controllo navale europea Aspides per garantire il traffico nel Mar Rosso. Israele intende spingere Centcom, il comando regionale degli States, a rafforzare la presenza in loco amplificando la pressione contro gli Houthi al fine di puntare al bersaglio grosso, l’Iran. Dopo aver contenuto duramente Hezbollah, visto la caduta di Assad e, al netto della carneficina di Gaza, profondamente ridimensionato Hamas, a Israele restano da gestire le minacce di pochi attori legati a Teheran prima di disarticolare la Mezzaluna Sciita targata Iran. Parliamo di Khateeb Hezbollah, la milizia sciita irachena, e degli Houthi. E se a Baghdad è rischioso mettere mano, gli Houthi rappresentano la minaccia più ostica. Arroccati tra montagne e vallate, ben trincerati, i ribelli di Ansar-Allah si stanno dimostrando un osso duro contro i raid dei caccia e dei B-52 e dei B-2 americani.
Con il ritorno di Trump, potrebbe crescere la pressione su Trump
Quale miglior incentivo del sostegno delle armi tutt’altro che spuntate di Tel Aviv per rilanciare la presenza sul teatro yemenita dei partner di Israele e creare le condizioni perché, col ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, riprenda la massima pressione sull’Iran? Fu Trump, del resto, a incentivare l’appoggio americano ai raid sauditi che colpirono più volte gli Houthi nella guerra civile yemenita durante il suo primo mandato.
E fu proprio nel Paese mediorientale che una settimana dopo l’insediamento di Trump, a fine gennaio 2017, ci fu il primo morto tra le forze armate Usa nel corso della sua amministrazione, un operativo dell’unità d’élite dei Navy Seal caduto nella provincia di Bayda in un’operazione contro al-Qaeda. La dottrina Trump per il Medio Oriente mirava a avvicinare Tel Aviv e Riad contro l’Iran. Ora Israele e i sauditi si scornano sul dossier Gaza e il regno wahabita è in distensione con Teheran. L’apertura del vaso di Pandora yemenita può forgiare nuovamente questa fase 2.0 degli Accordi di Abramo interrotti da Hamas e dalla mattanza di Gaza? Anche per questo Israele attacca in una guerra senza limiti che incendia il Medio Oriente.