Putin corteggia l'Africa, c'è Prigozhin. Niger: bandiera russa tra i golpisti

Il Cremlino continua a spingere le manovre del Gruppo Wagner nel continente. L'ombra di Mosca dietro il golpe nel paese chiave per l'Ue

di Redazione Esteri
Putin riceve i leader africani
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Putin e la carta Africa per non mostrarsi isolato 

Il summit Russia-Africa rappresenta per Putin la possibilità di dimostrare che la Russia non è affatto isolata sul piano internazionale, come dice l'Occidente, piuttosto è un attore di primo piano, nonostante la guerra, sulla scena internazionale. Lo sostiene su Le Figaro Thierry Vircoulon, ricercatore dell'Ifri. "Il summit è stato preparato con molta cura e rappresenta un vero e proprio test sull'influenza di Mosca dopo la guerra. I russi pensano che devono dimostrare di poter 'sedurre' l'Africa. Lo stesso ministro degli Esteri, Sergei Lavrov, ha fatto numerosi passaggi nel Continente, a fine 2022 e a inizio 2023".    

Dall'inizio della crisi in Ucraina, spiega l'esperto, la Russia ha intensificato la sua comunicazione diplomatico-mediatica con l'Africa. Putin gioca il suo ruolo storico, il fatto che l'Urss ha sempre lottato contro la colonizzazione e appoggiato tutti i movimenti di indipendenza". Ma c'è anche un argomento ideologico, spiega Vircoulon, nel momento in cui gli accusano gli occidentali di voler trasformare le società e vogliono riportare i paesi africani ai loro ruoli tradizionali". Il punto politico è invece che la Russia si presenta come tenutaria di un mondo multipolare dove l'Africa potrebbe mantenere un ruolo sulla scena internazionale. Infine la cooperazione: Mosca continua a offrire borse di studio e si è da sempre adoperata in settori come quello della salute e dell'istruzione, argomenti molto 'sensibili' per i Paesi africani.     

Non da poco considerare il fronte dell'economia. A Sochi, durante il primo vertice del 2019, erano stati firmati molti contratti. Ma il bilancio, a detta del ricercatore francese, non sembra molto positivo. "Si trattava essenzialmente di contratti cerimoniali, per ripristinare lo status della Russia. Ad esempio, il progetto in Congo Brazzaville, siglato in pompa magna a Sochi, per costruire un oleodotto che attraversi il Paese non ha fatto progressi. Progetti di raffineria come quello in Uganda non sono mai decollati. Il memorandum d'intesa per una ferrovia nella RDC, concluso sempre al primo vertice, per 500 milioni di dollari non ha mai conosciuto il minimo inizio di realizzazione".      

"L'unico grande progetto che continua è la costruzione di una centrale nucleare in Egitto. Si tratta di un vasto programma di Rosatom, e la costruzione dell'ultima delle tre unità è stata ufficialmente avviata nel maggio 2023. Ma ci sono seri dubbi sulla capacità russa di impegnarsi in un progetto del genere stimato in 25 miliardi di dollari che dovrebbe essere l'80% finanziato da un prestito russo" ha detto l'esperto.

Niger, è golpe nel paese partner essenziale Ue. Spuntano bandiere russe

E' un "coup d'Etat" a tutti gli effetti a tenere in ostaggio nel suo palazzo il presidente nigerino Mohamed Bazoun e tutto l'entourage, incluso la famiglia, da mercoledì sotto la 'custodia' di forze golpiste interne all'esercito. La conferma - arrivata in un video diffuso dalla tv nazionale, dopo che il presidente democraticamente eletto aveva assicurato via Tweeter che il il golpe "è stato respinto" - ha lasciato tutto il mondo col fiato sospeso: il Sahel non è nuovo a colpi di stato ma in questo caso avviene in un paese della regione strategicamente importante per l’Europa nonchè alleato dell'Occidente. Tra i golpisti spunta peraltro la bandiera della Russia, a confermare la tendenza filo Mosca in corso nel continente.

Dopo la precisazione del portavoce dell'esercito, il colonnello Maj Amadou, che le "forze di sicurezza e difesa", sotto il Consiglio nazionale per la salvaguardia della Patria, hanno deciso di "mettere fine al regime che conoscete", i messaggi di "ferma condanna" al golpe si sono evidentemente susseguiti da ogni dove: l'Onu, l'Unione africana, l'Ue, la Francia, gli Usa, la Russia e anche l'Italia hanno chiesto il rilascio immediato del presidente Bazoum e della sua famiglia. Le poche garanzie finora ricevute dai golpisti riguardano tuttavia l'incolumità fisica della famiglia presidenziale che "sarà rispettata". Di conseguenza molti osservatori temono che, dopo le misure (chiusura dei confini, sospensione della Costituzione e del normale funzionamento delle istituzioni) adottate dal nuovo 'uomo forte' del Niger, il colonnello-maggiore Amadou Abdramane, molto difficilmente le trattative tra Bazoum e i golpisti per un passaggio indolore del potere potranno aver successo. 

Gli eventi in Niger hanno suscitato una forte reazione da parte di Bruxelles che considera il paese "un partner essenziale" per le sue politiche migratorie proprio per via della posizione strategica sulle rotte dei migranti. Dopo aver chiesto "l'immediato rilascio del presidente nigerino Mohamed dBazoum, della sua famiglia e del suo entourage", la portavoce dell'Ue per la Politica estera, Nabila Massrali, ha evidenziato anche come "la destabilizzazione (di questo paese) non servirebbe l'interesse di nessuno, nella regione o fuori".   

Dure anche le condanne di Parigi e di Roma, che hanno sostenuto gli appelli lanciati all'Unione Africana e all'Ecowas per ripristinare l'integrità delle istituzioni democratiche nigerine. Proprio il presidente del Benin, Patrice Talon, in veste di rappresentante del blocco economico dell'Africa occidentale (Ecowas) si è detto "pronto a mediare".    Il portavoce del Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, aveva già condannato "con la massima fermezza qualsiasi tentativo di prendere il potere con la forza e di minare la governance democratica, la pace e la stabilità in Niger", mentre aumenta la preoccupazione della Casa Bianca che ha reiterato la richiesta ai golpisti di "astenersi da qualsiasi violenza".    

Stando a testimoninanze raccolte sul posto dall'emittente Euronews, Niamey, la capitale del Niger, non è stata interessata da episodi di violenza e anche l'aeroporto sta continuando a funzionare regolarmente. Bazoum era stato eletto democraticamente tre anni fa, dopo elezioni che si erano svolte eccezionalmente in modo pacifico nell'ex colonia francese. Dopo Mali e Burkina Faso, il Niger è il terzo Paese del Sahel teatro di un golpe dal 2020. 

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