Putin nel bunker si affida al duro anti Isis. Ma è lotta per la successione

Lo zar nomina Serghei Surovikin, conosciuto come "generale Armageddon". Ma intanto sarebbe già partita la sfida per ereditare il trono. Ecco i nomi dei papabili

Esteri

Guerra in Ucraina, l'esplosione in Crimea allarga i dissidi in Russia

L'esplosione del ponte in Crimea incendia gli animi a Mosca. Vladimir Putin si affida a nuovi uomini e si va verso il rovesciamento dell'attuale ministro della Difesa Shoigu. Segnali arrivano dalle nomine, col presidente russo, Vladimir Putin, ha firmato un decreto per il rafforzamento delle misure di protezione del trasporto attraverso lo Stretto di Kerch. Secondo quanto riportano le agenzie russe, il decreto conferisce ai servizi segreti Fsb pieni poteri nell'organizzazione e nel coordinamento delle nuove misure. 

Col decreto presidenziale Putin ha ordinato di potenziare la sicurezza non solo del ponte di Kerch, ma anche delle infrastrutture che forniscono gas naturale ed elettricità alla Crimea. Lo ha riferito il servizio stampa del Cremlino. La responsabilita' di organizzare e coordinare le nuove misure passa dal ministero dei Trasporti ai servizi di sicurezza Fsb.

Chi è il nuovo comandante delle truppe russe che stanno combattendo in Ucraina

Poche ore dopo l'esplosione in Crimea il ministero della Difesa russo ha annunciato la nomina di un nuovo comandante dell'operazione militare speciale in Ucraina, ufficializzando di fatto una posizione su cui finora aveva mantenuto il massimo riserbo.

Si tratta di Serghei Surovikin, classe 1966 originario di Novosibirsk, e noto nell'esercito col soprannome di "generale Armageddon", secondo quanto riferiscono alcuni canali Telegram russi, specializzati in questioni militari. 

Surovikin ha grande esperienza di combattimento: è veterano della guerra civile in Tagikistan negli anni '90, della seconda guerra in Cecenia negli anni 2000 e dell'intervento russo in Siria lanciato nel 2015. Dal 31 ottobre 2017 Surovikin è a capo delle Forze aerospaziali. Nel 2021, il presidente russo Vladimir Putin gli ha conferito il grado di generale e in questi mesi è stato a capo del distretto militare meridionale nell'aerea di quella che Mosca chiama "operazione speciale" in Ucraina.

È noto, tra le altre cose, per il basso numero di perdite che subiscono di solito le sue truppe.  Il giornale Novaya Gazeta ha ricordato che nel 1991, Surovikin, per decisione del Comitato di emergenza statale - come si autodefinì allora il gruppo che si mise alla testa del fallito golpe - guidò personalmente una colonna di veicoli blindati, che durante il putsch di agosto schiacciarono alcuni manifestanti.

Per questo fu arrestato e ha trascorso circa sette mesi nel centro di detenzione preventiva di Matrosskaya Tishina. Il nome del predecessore di Surovikin non è mai stato rivelato ufficialmente, ma secondo i media russi si trattava del generale Aleksnder Dvornikov, anche lui veterano della seconda guerra cecena e comandante delle Forze russe in Siria dal 2015 al 2016.  Questa decisione, resa insolitamente pubblica da Mosca, arriva dopo una serie di battute d'arresto dell'esercito russo in Ucraina, che hanno provocato critiche all'interno dell'establishment.

Sfida tra falchi e colombe per il dopo Putin

Ma intanto, secondo Repubblica, sarebbe già partita la lotta alla succesione di Putin. "In Russia è caduto anche l’ultimo tabù. Vladimir Putin non è più “l’eterno presidente”, l’inossidabile monarca prigioniero del Cremlino in nome della stabilità", scrive Repubblica presentando una rosa di 4 papabili. Il primo nome è quello di Medvedev, ex laeder oggi numero due del Consiglio di Sicurezza, è diventato un falco per accreditarsi come delfino agli occhi di Putin. Il nome più in continuità con Putin sarebbe quello di Aleksej Djumin, ex “pretoriano di Putin” e viceministro della Difesa, oggi governatore di Tula, è da anni considerato il possibile delfino.

C'è poi Kirienko: "Un tempo schivo, ha moltiplicato le apparizioni. È il primo vicecapo dell’amministrazione con delega ai territori ucraini annessi". Secondo Repubblica, il sindaco di Mosca Sobjanin (molto più dialogante) e il premier Mikhail Mishustin sono defilati. Contano che saranno le élite a scegliere il nuovo leader.

 

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