Moldavia, Putin revoca il decreto: ecco perchè si rischia una nuova escalation
Il 7 maggio 2012 la Russia varava il decreto 605 con il quale si riconosceva la neutralità della Moldavia al fine di evitare un conflitto nella Transnistria
Guerra Ucraina, Putin e l'ossessione di avere una "Grande Russia". Ma quanto sarà sostenibile? Analisi
Nella vita politica di una Nazione i decreti vanno e vengono in funzione delle logiche dei vari Governi, supportati anche dai Parlamenti. Il 7 maggio 2012 la Russia, a firma di Putin, varava il decreto 605 con il quale si riconosceva la neutralità della Moldavia al fine di evitare un conflitto nella così detta Transnistria (dal nome del fiume Nistro - Dnestr – riva sinistra), purtroppo non riconosciuta dalla comunità internazionale come Stato e quindi di pertinenza della Russia.
Cosa sta accadendo? Se volgiamo fare un piccolo excursus di tutte le ex Nazioni CCCP notiamo che molte di esse in tempi diversi hanno avuto governi filo-russi e altri in cerca di una vera autonomia della possibile dipendenza politica-economica-finanziaria dal Cremlino. In alcuni casi possiamo distinguere che alcuni soggetti (Governi) sono stati collocati direttamente da Mosca, per fini che fino a poco tempo fa ci erano sconosciuti o anche non pensati.
Oggi alla luce di quanto sta accadendo all'Ucraina sembra che con l'abolizione del decreto 605 la Russia possa spadroneggiare laddove, in qualsiasi Stato, sia stato applicato. Tutti sappiamo quanto “difficile” sia attualmente, per la Russia, il conflitto con l'Ucraina dove si preventivava che con una blitzkrieg (guerra lampo) si potesse sottomettere una nazione alla quale era già stata tolta una regione molto importante, la Crimea (sbocco sul mare e possibilità di controllo del traffico marittimo).
Ed ecco la domanda di rito: perché siamo arrivati a questa escalation nei confronti della Moldavia e, senza farci sorprendere, fra poco magari altri Stati? L'ossessione di avere una Grande Russia, magari come quella ai tempi dello Zar, sta spingendo Putin con il suo entourage verso una strada irta di difficoltà, la più evidente è: saranno in grado di sostenere questo ritmo per anni? Ricordiamoci, sempre, che un conflitto qualunque esso sia COSTA in termini di vite umane, non ricambiabili, ed in termini finanziari. Allora la domanda è: hai sufficienti mezzi economico finanziari per sostenere un conflitto pluriennale?
L'Occidente, tanto disprezzato dai portavoce di Putin è disposto a sostenere una causa come quella ai tempi della II Guerra Mondiale? E ammesso e concesso che nessuno giri le due chiavi, altri Paesi che si dicono disposti a dialogare per la pace hanno “potere” sufficiente per sedersi ad un tavolo? Istituzioni come l'ONU, nate per aggregare le Nazioni e non per dividerle, di quali armi diplomatiche dispone per convincere i contendenti che probabilmente c'è una strada percorribile?
Chiudo con un proverbio latino anche riferendomi al discorso di Putin: Noli tu quaedam referenti credere semper: exigua est tribuenda fides qui multa locuntur – Non credere sempre a chi ti dà notizie: bisogna avere poca fiducia in chi parla molto (Catone, distico, 2,20).