Russia, il Pil vola: +2,6% e Putin si fa la sua Hollywood. Le sanzioni un flop

Secondo il Fondo monetario internazionale, Mosca cresce più degli Usa e dell'Eurozona grazie proprio alla guerra. Incertezza sul futuro, ma per ora...

di Redazione Esteri
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Russia, due anni di guerra e il Pil continua a crescere. Le sanzioni occidentali non hanno inciso

La guerra in Ucraina va avanti ormai da due anni e a quanto pare tutti gli sforzi dell'Europa per fermare l'offensiva di Putin contro Zelensky non hanno portato i frutti sperati. I dati del Fondo monetario internazionale (Fmi) parlano chiaro. Il Pil russo aumenterà del 2,6% nel 2024, grazie principalmente allo sforzo bellico. Una crescita decisamente più alta di quanto previsto in precedenza dallo stesso istituto, e maggiore di quelle di Usa e Eurozona. Le stime del Fmi rilanciano inevitabilmente i dubbi sull'efficacia delle sanzioni occidentali contro Mosca. E sono tutta acqua al mulino di Vladimir Putin, che usa questi dati per alimentare la sua propaganda. Per alimentare lo sforzo bellico, la Russia sta facendo affidamento sulle sue esportazioni di petrolio e sulle importazioni di beni di duplice uso (civile e militare) dall'estero. In entrambi i casi, Mosca sta sfruttando le lacune delle sanzioni occidentali e i rapporti con Paesi come la Cina.

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Tutti questi aspetti potrebbero variare a guerra conclusa - riporta Il Financial Times - diversi economisti internazionali sostengono infatti che la Russia le conseguenze le pagherà più avanti, ma per ora i dati sono questi. Putin intanto si gode il momento e cerca anche di aggirare alcune sanzioni e restrizioni per il suo Paese. La nuova sfida dello Zar è approfittare del vuoto lasciato dall’addio delle major di Hollywood in risposta all’offensiva russa in Ucraina. Fino a due anni fa - si legge su Repubblica - le pellicole straniere si accaparravano circa i tre quarti degli incassi delle sale russe, tanto che il Cremlino pensava di imporre un tetto ai film esteri e di finanziare titoli nazionali che promuovessero i valori della famiglia, la gloria militare e "la Crimea e l’Ucraina nella storia millenaria dello Stato russo".

Un diktat patriottico che aveva ispirato molte delle ultime produzioni di Mosfilm, come i successi Tigre Bianca e La Strada verso Berlino. Dopo l’abbandono di Hollywood, per un po' alcuni cinema erano riusciti ad aggirare il boicottaggio con uno stratagemma tutt’altro che legale: acquistavano via Telegram copie digitali di film dal Kazakhstan e le distribuivano senza autorizzazione. Ma dallo scorso luglio i tempi di quest’escamotage si sono allungati. Una manna per le produzioni nazionali che l’anno scorso hanno rappresentato 28 dei 40 miliardi di rubli degli incassi totali al botteghino.