Scholz teme l'avanzata della destra. Ecco perché Berlino blinda i confini
L'8 ottobre si vota in Baviera e Assia
Sui migranti in Europa è sempre tutti contro tutti
Dopo il record di sbarchi a Lampedusa, e le chiusure di Francia e Germania alla accoglienza di nuovi migranti dall’Italia, ora scoppia un altro caso in un'Europa che sulla questione migranti mostra ancora una volta tutte le sue contraddizioni, indecisioni, egoismi e spaccature. Il ministro dell'Interno tedesco Nancy Faeser annuncerà mercoledì controlli temporanei ai confini della Germania con la Polonia e la Repubblica ceca nel tentativo di frenare l'afflusso di richiedenti asilo, ha detto a POLITICO un funzionario tedesco. Questi "controlli temporanei ai valichi di frontiera selezionati" inizieranno "entro i prossimi giorni", ha aggiunto il funzionario. I leader tedeschi sono sottoposti a crescenti pressioni per reprimere il numero crescente di richiedenti asilo, molti dei quali stanno ora attraversando i confini della Polonia e della Repubblica ceca.
Circa 204.000 persone hanno chiesto asilo in Germania nei primi otto mesi del 2023, il 77% in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il mese scorso, la guardia di frontiera polacca ha rivelato che quest’anno la Germania ha richiesto il ritorno in Polonia di quasi 3.400 cittadini stranieri che erano entrati per la prima volta nell’UE attraverso il confine polacco. Il governo Scholz, insomma, cerca di correre ai ripari, temendo forse di perdere ulteriore consenso, in vista delle importanti elezioni del prossimo 8 ottobre in Baviera e Assia.
Il partito di estrema destra Afd sta letteralmente volando nei sondaggi, proprio soffiando sul fuoco del malcontento dei tedeschi verso una gestione dei flussi da molti considerata troppo morbida. Ma ora questa decisione della Germania rischia di creare un nuovo fronte in Europa, dopo le polemiche sorte tra Francia ed Italia sui controlli e i respingimenti (definiti illegittimi tre giorni fa, dalla corte di giustizia Ue in Lussemburgo) alla frontiera di Ventimiglia e quella tra Austria ed Italia, per i controlli sul valico del Brennero. "L'introduzione di controlli all'interno dell'Unione europea, come annunciato dalla Germania verso Polonia e Repubblica Ceca, fa compiere mille passi indietro all'idea stessa di Europa. Vuol dire sacrificare
sull'altare dell'immigrazione illegale le ragioni costitutive di una unione fra i popoli europei". ha ricordato saggiamente ieri il copresidente dell’Ecr Nicola Procaccini, da Madrid, dove si sta tenendo una tre giorni di dibattiti ed incontri del gruppo dei conservatori europei. Scholz ha chiesto al governo polacco di “chiarire” le recenti accuse secondo cui funzionari dei consolati polacchi avrebbero distribuito grandi quantità di visti in tutta l’Africa e l’Asia, garantendo l’accesso all’UE in cambio di tangenti. A queste decisioni ha risposto in maniera piuttosto dura il presidente dei popolari europei, il tedesco Manfred Weber La mancanza di un'intesa sul Patto sui migranti danneggerebbe la campagna elettorale. Non c'è altra possibilità che avere l'intesa sotto la presidenza spagnola. Mi aspetto che Berlino sostenga il risultato dei negoziati sul regolamento sulla crisi. Chiediamo alla Germania un chiaro segnale, ieri sul dossier del regolamento sulle crisi sono arrivate parole confuse dal ministro Baerbock.
La Germania ha accettato l'intesa sotto la presidenza ceca e poi ha cambiato idea a causa dei Verdi", ha spiegato il presidente e capogruppo dei Popolari. Weber ha poi sottolineato quella che appare come l’unica via percorribile per uscire dal pantano dei migranti, e cioè quella di supportare il Memorandum con la Tunisia, che invece viene sistematicamente boicottato dalle sinistre europee. "Non c'è alternativa a trovare una soluzione comune all'intesa con la Tunisia. Giovedì i ministri dell'Interno diano un chiaro segnale di sostegno al Memorandum". Insomma l’atteggiamento verso i migranti sta cominciando a creare serie crepe nell'Unione e nella sinistra, che da sempre assertrice di una politica aperturista, sta cominciando a rendersi conto ( tranne forse il nostro Pd, sempre alla ricerca di un ubi consistam e di un direzione che ormai da anni sembra aver irrimediabilmente perso), che occorre spostarsi verso soluzioni più drastiche, che per forza di cose non devono essere considerate immorali antidemocratiche o inumane. La ricetta della destra italiana, di fermare i migranti prima che si imbarchino verso le coste italiane, e nello stesso tempo di siglare accordi ( proprio come sta facendo la premier in Tunisia) con i paesi africani da cui partono i flussi, sembra ormai essere quella maggioritaria nella Ue. Il premier italiano, che in questi giorni ha incassato anche la solidarietà del francese Macron, sta faticosamente cercando di trovare soluzioni concrete e risolutive. L’invasione di questi mesi di migranti sulle coste italiane è la conseguenza naturale di anni di lassismo e di politiche tampone, che hanno creato il clima di esasperazione e di tensione sociale che si respira in mezza Europa. Purtroppo le ravvicinate elezioni europee di Giugno contribuiscono a rallentare questo virtuoso processo che la nostra premier sta intraprendendo, trovando finalmente sponde non solo nella presidente della Commissione ( il cui atteggiamento certo non può non essere influenzato dal desiderio di essere confermata ) ma anche dai singoli paesi europei, Francia e Germania in testa.
Il tema dei migranti rimane uno dei temi più caldi in vista della campagna elettorale per le europee. E questo fatto certo non aiuta a trovare quella condivisione e quella unità di intenti, che invece occorrerebbe quanto mai per affrontare quella che ormai sta diventando come una delle emergenze prioritarie da affrontare. Unità che spesso fatica a trovarsi non solo a livello europeo, ma anche all’interno delle stesse coalizioni di governo dei singoli stati. I casi recenti di Germania, ( dove liberali e verdi chiedono maggiore fermezza al governo sugli ingressi) Olanda, il cui governo è entrato in crisi proprio sul tema migranti, e anche Italia, con le continue punzecchiature della Lega al governo, sono il chiaro segnale che sul tema esiste ancora troppa strumentalizzazione a fini meramente elettorali. Forse per cominciare a mettere tutti intorno ad un tavolo per parlare di soluzioni condivise, bisognerà giocoforza attendere il 9 giugno.