Taiwan, Xi evita i muscoli mentre c'è Macron. Ma prepara portaerei e ispezioni

La Cina promette una reazione "energica" all'incontro fra Tsai e McCarthy. Ma sembra rinviarla dopo l'incontro col leader francese e von der Leyen. Anche se...

di Lorenzo Lamperti
Esteri

Tsai-McCarthy, la Cina promette una reazione. Ma aspetta il post Macron e Von der Leyen

"La Cina prenderà misure ferme ed energiche per difendere con determinazione la sovranità nazionale e l'integrità territoriale". La portavoce del ministero degli Esteri di Pechino, Mao Ning, anticipa una reazione all'incontro in California fra la presidente taiwanese Tsai Ing-wen e lo speaker del Congresso americano Kevin McCarthy. Così hanno fatto  anche il ministero della Difesa, l'Assemblea nazionale del popolo e il Comitato centrale del partito comunista: tutti gli organi del potere politico, legislativo e militare della Cina.

Per ora, le manovre di jet e navi oltre la "linea mediana" sullo Stretto di Taiwan sono state però minime. Nelle ultime 24 ore solo un aereo è entrato nello spazio di identificazione di difesa aerea taiwanese. E nemmeno oltre la "linea mediana", il confine non ufficiale e non riconosciuto ma ampiamente rispettato da Pechino fino allo scorso agosto. Si tratta di un dato molto più basso della consueta media giornaliera, vistp che nei picchi del recente passato si è arrivati anche al coinvolgimento di diverse decine di aerei e navi da guerra. Non per forza arrivando all'acme della tensione dello scorso agosto, in seguito alla visita a Taipei di Nancy Pelosi.

Si muove la portaerei Shandong, pattugliamenti speciali con ispezioni a bordo sullo Stretto

Taipei osserva comunque i movimenti della portaerei Shandong, che ieri è transitata per lo stretto che separa Taiwan e le Filippine, posizionandosi per il momento a circa 200 miglia nautiche di distanze dall'isola. Non è escluso che Xi Jinping aspetti qualche giorno prima di lanciare nuove ampie esercitazioni militari, per non offuscare gli incontri in corso con Emmanuel Macron e Ursula von der Leyen a Pechino. Tanto che venerdì Xi accompagnerà Macron a Guangzhou, mossa rara visto che il leader cinese non è solito incontrare leader stranieri fuori dalla capitale. I due dovrebbero cenare in modo informale dopo che Macron avrà incontrato gli studenti di un'università locale.

Eppure, qualcosa si muove. La guardia costiera cinese ha avviato un'operazione speciale di pattugliamento. L'operazione prevede anche ispezioni a bordo delle navi che transitano sullo Stretto di Taiwan. Questa è la vera novità. Una pattuglia marittima guidata dalla "Haixun 06" - la prima grande nave cinese designata a pattugliare lo Stretto - condurrà le ricerche sulle rotte marittime utilizzate dai traghetti tra le città costiere cinesi, Lienchiang (Isole Matsu) e Kinmen; sulle rotte marittime utilizzate dalle navi da carico dalle Isole Pingtan del Fujian a Taiwan; sulle aree in cui abbondano le navi commerciali e i pescherecci; e sulle aree in cui è diffusa l'estrazione illegale di sabbia marina.

Si tratta di una mossa meno visibile del lancio di missili dopo la visita di Pelosi. Ma che può rischiare di portare a episodi di confronto. Taipei ha annunciato che non intendono collaborare e hanno invitato le navi commerciali e di pescatori che si muovono quotidianamente per quelle acque a contattare la guardia costiera taiwanese. 

I calcoli politici di Xi Jinping su Taiwan in vista delle elezioni del 2024

Nel ventaglio delle possibili reazioni, ce ne sono anche di politiche. Sui media di stato cinesi, la retorica e il disappunto si concentrano soprattutto a livello individuale su Tsai. Situazione non paragonabile con l'ondata ultranazionalista anti taiwanese per il viaggio di Pelosi. Questo potrebbe aprire alla possibilità di reazioni mirate, anche a livello individuale. Per esempio con l'inserimento di Tsai nella cosiddetta "blacklist dei secessionisti". Atto simbolico che però mettere per sempre la parola fine sulle chance di dialogo tra i due governi.

Quantomeno fino alle presidenziali di gennaio 2024, quando Xi spera che torni al potere il Guomindang dell'ex presidente taiwanese Ma Ying-jeou, che proprio in questi giorni ha effettuato una storica visita in Cina. La prima di un leader o ex leader dall'altra parte dello Stretto. Anche un media ultranazionalista come il Global Times sostiene che la visita di Ma possa consentire a Pechino di contenere la reazione all’incontro Tsai-McCarthy.

Il 2024 è infatti l’anno delle elezioni presidenziali di Taiwan. A seconda del vincitore, le dinamiche della relazione che caratterizza il triangolo scomposto che unisce Taipei, Pechino e Washington. Gli aventi diritto di voto tra i circa 24 milioni di abitanti si recherà alle urne sabato 13 gennaio 2024, ma la lunga rincorsa è già cominciata, così come le rispettive manovre dei tre attori di una vicenda che può decidere molto dei futuri equilibri globali: a livello geopolitico ma anche a livello commerciale e tecnologico. Mostrare troppo i muscoli prima delle urne per Xi potrebbe essere controproducente non solo con la sua immagine di grande stabilizzatore che vuole proiettare sulla scena globale, ma rischierebbe anche di favorire la sua nemesi del Partito progressista democratico (Dpp), tradizionalmente più a suo agio quando i taiwanesi votano su temi identitari.

Il tutto al netto di possibili incidenti, mentre a Taipei è atterrato nelle scorse ore Michael McCaul, capo della commissione esteri del Congresso americano. Segnale che le manovre diplomatiche e militari su Taiwan sono destinate a proseguire.

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