Macron-Scholz lanciano la trade war con Biden. Pronti sussidi e sovranismo Ue

L'Europa delusa dalle misure protezionistiche della Casa Bianca. Francia e Germania dimenticano i dissidi e preparano la risposta

Esteri

Europa-Usa, alta tensione sul commercio

Dopo le strette di mano, i sorrisi e le photo opportunities di Bali, al G20, sta ora emergendo quello che sembra un segreto di Pulcinella: Stati Uniti e Unione Europea non sono così saldamente allineati come si vuole far credere. Quantomeno sul fronte commerciale, ma con riflessi che potrebbero tracimare anche sul fronte politico e geopolitico. D'altronde, già al G20 è emerso chiaramente come l'Europa non vedesse l'ora di poter riallacciare i contatti con la Cina, che invece Washington ha cercato di isolare per lungo tempo. Almeno dal 2020.

Anzi, ancora prima, con la visita del cancelliere Olaf Scholz a Pechino prima del summit indonesiano. Proprio quella visita di Scholz aveva creato dei disssapori con il presidente francese Emmanuel Macron. Ora, però, sembra tutto dimenticato. Anche perché i due big europei hanno compreso di trovarsi di fronte a una situazione che, seppur non cercata, sta in qualche modo impattando sugli Usa molto meno di quanto non lo stia facendo sull'Europa stessa. A partire dalle sue principali economie e guide politiche.

In questi giorni si sono svolti incontri ministeriali bilaterali ad alto livello a Parigi. Macron ha ricevuto all'Eliseo, tra gli altri, la ministra degli Esteri Annalena Baerbock e il ministro dell'Economia Robert Habeck. Al termine, le due parti hanno annunciato di voler spingere per politiche industriali più assertive, come maggiori sussidi statali per le imprese europee, per contrastare la minaccia delle riforme statunitensi che rischiano di scatenare una guerra commerciale transatlantica.

La delusione di Parigi e Berlino su Biden

In una dichiarazione congiunta in cui di fatto vengono messe da parti le frizioni recenti, Parigi e Berlino promettono di "esplorare le possibilità di politica industriale" per salvaguardare le industrie europee dalle misure commerciali discriminatorie delle grandi potenze globali. Non solo la Cina ma, appunto, anche gli Usa. C'erano grandi speranze sul fatto che Biden, dopo Trump, potesse rilanciare i rapporti non solo sul piano politico-ideologico ma anche e soprattutto commerciale. Ma anche il presidente democratico ha confermato nei fatti l'America First, quantomeno dal punto di vista economico. 

Parigi e Berlino sono sempre più frustrate dal fatto che la Casa Bianca stia mostrando scarso interesse nell'affrontare le loro preoccupazioni riguardo all'Inflation Reduction Act, un pacchetto di 369 miliardi di dollari di sussidi e agevolazioni fiscali per promuovere le imprese verdi americane. Dal punto di vista europeo, la legge americana è una misura protezionistica perché incoraggia le aziende a spostare gli investimenti dall'Europa e incentiva i clienti a "comprare americano" quando si tratta di acquistare un veicolo elettrico.

Non solo. L'Europa nota che i prezzi dell'energia sembrano destinati a rimanere permanentemente molto più alti di quelli degli Stati Uniti grazie alla guerra della Russia in Ucraina, con Biden che sta anche lanciando un programma di sovvenzioni industriali da 369 miliardi di dollari per sostenere le industrie verdi nell'ambito dell'Inflation Reduction Act. I funzionari dell'Ue temono che le imprese si trovino ora ad affrontare una pressione quasi irresistibile per spostare i nuovi investimenti negli Stati Uniti piuttosto che in Europa.

Ed ecco allora che Parigi e Berlino chiedono "una politica industriale dell'Ue che consenta alle nostre aziende di prosperare nella competizione globale" con la volontà di "coordinare strettamente un approccio europeo alle sfide come l'Inflation Reduction Act degli Stati Uniti". La soluzione provvisoria che si sta preparando a Bruxelles è quella di contrastare i sussidi statunitensi con un fondo proprio dell'Ue, dice Politico. Si tratterebbe di un "Fondo europeo per la sovranità". Un sovranismo europeo, per riprendere da dove si era rimasti con Trump: una competizione commerciale transatlantica.

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