Usa, impeachment e figlio incriminato: altro che candidatura, Biden azzoppato
Con la campagna elettorale per Biden è iniziata una fase discendente che lo ha portato dritto all'impeachment. Ecco tutti gli "altarini" che vengono a galla...
Joe Biden ha due grandi problemi: il figlio e il Parlamento americano
Lo speaker del parlamento, Kevin McCarthy, ha dichiarato l’avvio della procedura di impeachment contro Biden. Della messa in stato d’accusa del presidente si parla da tempo; il problema di Biden è il figlio Hunter che, a partire dalla campagna elettorale (che vide Trump opposto a Biden) è stato motivo crescente di scandali maldestramente censurati dai social media e dall’establishment (o deep-state) americano, fortemente schierato contro Trump. Al netto dell’esito della procedura di impeachment, capire per cosa Biden è stato accusato può aiutare a comprendere alcuni elementi della politica estera americana nell’ultimo decennio.
Il cerchio magico di Biden e l’Ucraina
L’interesse di Joe Biden per l’Ucraina è vecchio di due decadi. Nel 1995 John Hynansky, cittadino americano figlio di rifugiati ucraini della seconda Guerra mondiale, fece due donazioni dirette di 500 dollari l’una, a Joe Biden per la sua rielezione a senatore. Hynansky possedeva una rivendita di auto Winner Auto Group con sede nel Delaware. Negli anni il venditore di auto ha donato oltre 230.000 dollari alle campagne politiche e oltre 50.000 dollari a Joe Biden.
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Donare soldi a un politico o il suo partito non è illegale, bene inteso, tuttavia fa riflettere la correlazione tra queste donazioni e la storia di successo di Hynansky. Nel 1994 l’imprenditore apre un ufficio di importazioni auto nella nuova indipendente Ucraina. Cinque anni dopo nella stessa nazione apre Winner Ford Kyiv. Al brand americano in seguito Hynansky aggiunse altri marchi di lusso quali Volvo, Jaguar, Land Rover, Porsche e Bentley. L’Ucraina di quegli anni, appena uscita dal crollo URSS, aveva molti cittadini che, sfruttando il caos e la corruzione, avevano fatto soldi in fretta: gli oligarchi.
Nel 2008, un mese prima che Biden fosse eletto vice presidente con Obama, Hynansky fa la sua più grande singola donazione: 28000 dollari al Comitato nazionale del partito Democratico. L’estate successiva Joe Biden, in un evento a Kiev pieno di imprenditori ucraini dichiara che “il mio buon amico John Hynansky, un importante imprenditore del Delaware, è qui”- Ad alcuni suonò come una sorta di legittimazione di Hynansky presso la comunità di affari ucraina che, piena di ricchi uomini che avevano fatto i soldi grazie al caos post crollo Urss, identificavano Hynansky come una sorta di “medium” per accedere al vicepresidente Biden.
L’autunno dello stesso anno l'azienda di Hynansky, la Winner, vinse il suo primo US Overseas Private Investment Corporation (OPIC) loan, che ammontava a 2,5 milioni. Una vittoria quanto meno curiosa se consideriamo che la OPIC aveva bloccato tutti i progetti di finanziamento all’Ucraina. Fortunatamente nel 2009 la Opic aveva cambiato idea e riattivato i progetti verso l’Ucraina.
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Tre anni dopo la OPIC stanziò 20 milioni di dollari di prestito a Hynansky. Con questi soldi l’imprenditore creò Winner Autocity a Kiev. Nel 2011 la società ucraina di Hynansky era rivenditrice di circa il 20% delle auto di lusso nel mercato ucraino. L’amore dell’imprenditore per la famiglia Biden non si limitò al membro più famoso.
La famiglia Biden e chi gli vuole bene
Come riporta Propublica, i prestiti fatti da amici e banche a fratello e figlio di Biden superano i 2 milioni. Nulla di grave se non fosse che questi prestiti, spesso, erano privi di un corrispettivo di garanzia. In pratica banche e amici sin dal 1997 prestavano ai Biden in fiducia. Tra i maggiori prestatori emerge di nuovo Hynansky che prestò al fratello oltre 500.000 di dollari per una casa. Nel maggio del 2015 James e Sara Biden chiesero un secondo mutuo sulla loro casa. La banca chiese un’assicurazione sul mutuo e corporate entity, 1018 PL LLC, Delaware fece da garante. La società era di Hynansky.
Hunter Biden e il suo lavoro di lobbista
Nell’agosto di quest’anno il Daily Mail sgancia un'altra bomba. In vero la testata inglese riassume una serie di documenti già pubblici, ma il titolo spacca. Oltre 20 milioni di dollari donati da entità straniere a Hunter Biden e soci. I documenti, come riassume il Daily mail, mostrano “come Baturina, la moglie di un amico di Putin, abbia trasferito circa 3,5 milioni di dollari alla Rosemont Seneca Thornton, una compagnia fantoccio (shell company in gergo) che era, nel 2014, di Hunter Biden e del suo socio Devon Archer. Di questa cifra circa 750.000 dollari vennero ritrasferiti ad Archer e il resto usato per fondare una nuova compagnia la Rosemont Seneca Bohai. I registri bancari mostrano un trasferimento di 3,5 milioni di dollari nel febbraio del 2014 e uno di 2,7 milioni di dollari nel 11 marzo 2014 entrambi a Rosemont Seneca. In seguito nel 25 marzo 2014 due bonifici il primo di 2.2 milioni di dollari e l’altro di 200.000 dollari sempre a Rosemont Seneca Bohai.
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Archer e Hunter hanno utilizzato Rosemont Seneca Bohai per ricevere altri pagamenti stranieri come quelli da Burisma, il colosso energetico ucraino. Archer ha spiegato che Hunter era solito mettere in viva voce Joe Biden, quando aveva meeting con emissari stranieri, in modo da influenzare i suoi clienti stranieri. In un documento di 141 pagine di trascritto, tratto dalle quattro ore di udienza che Archer ha rilasciato di fronte alla House Oversight Committee, emergono ulteriori elementi che potrebbero portare a collegamenti tra le operazioni del figlio Hunter e il presidente Biden.
Nei documenti menzionati, non presenti nei registri della casa bianca, Hunter Biden ebbe un pranzo con Joe Biden, e il lobbysta Mark Holtzman, che allora lavorava per il primo ministro Kazako Karim Massimov. Scopo del meeting, come spiegò Archer, era la richiesta di Massimov di divenire il prossimo segretario delle Nazioni Unite. Il meeting, che ebbe luogo nel 2015 quando Joe Biden era vice presidente, non appare nei registri della casa Bianca: cosa curiosa, avendo l'evento avuto luogo nelle aree di competenza della Casa Bianca.
Altri temi accennati nel meeting, spiegava Archer, riguardavano l’azienda energetica ucraina Burisma e la compagnia petrolifere di stato cinese CNOOC. I documenti menzionati dal Daily Mail riportano numerosi incontri tra Hunter Biden con imprenditori cinesi (non c’è da ricordare che gli imprenditori cinesi di successo sono sempre legati al governo), con imprenditori ucraini, russi e kazaki. È quanto mai peculiare che Hunter Biden svolga attività di lobby per conto di soggetti stranieri verso il padre, allora vice presidente e oggi presidente. Altro aspetto curioso sono le somme ricevute da soggetti stranieri da Hunter Biden & Co che sono piuttosto rilevanti.
Elezioni di Biden, Nypost e censure
Quando Hunter Biden consegnò il suo laptop a un negozio di elettronica, per una riparazione, i documenti sul suo pc divennero oggetto di interesse. Ai tempi Biden padre era in predicato per divenire presidente e combatteva, a botte di spot elettorali, con l’allora presidente Trump. Il NYPost, la più antica testata americana, scrisse numerosi articoli sui documenti del pc di Hunter Biden, ma, curiosamente, successe una cosa sconvolgente, per la democrazia americana. I due principali social media dell’epoca, Facebook e Twitter, rallentarono e poi censurarono i post dall’account social del NYPost.
Di fatto i due Big Tech che, hanno una forte presa sulla popolazione, influenzarono volontariamente le elezioni. Le scuse ufficiali fornite dai rispettivi Ceo erano legate ai servizi segreti americani: sembra che Fbi che avesse notificato loro una possibile infiltrazione di troll russi, che volevano influenzare le elezioni con informazioni devianti. Non è dato di sapere se questi articoli avrebbero influenzato, scioccato, gli elettori americani sino a spingerli a votare per Trump. È sicuro che la loro censura limitò la capacità di informarsi degli elettori americani, una cosa mai accaduta prima, quantomeno in modo così plateale.
Hunter Biden e la sua consulenza a Burisma
L’attività di Hunter Biden, specificamente focalizzata sul settore energetico ucraino dal 2014 in poi, sembra
Incriminato Hunter Biden Hunter Biden, il figlio del presidente, è stato incriminato con tre capi di imputazione. Lo riferiscono i media Usa. |
aver portato benefici al figlio dell’allora vice presidente. Le tempistiche degli eventi che seguono sembrano dimostrarlo. 15 aprile 2014: Burisma bonifica a Devon Archer (partner di Hunter Biden) 112.000 dollari per una consulenza. Il 16 aprile 2014 Devon Archer si incontra con il vice presidente Biden alla Casa Bianca. Il 21 aprile 2014 l’industria energetica ucraina riceve dagli Usa milioni di dollari in finanziamenti (tra il 2014 e il 2016 Obama concesse oltre 53 milioni di dollari all’industria energetica ucraina, come spiega il NYPost. Il 12 maggio 2014 Hunter Biden, senza particolari competenze energetiche o industriali, viene eletto nel consiglio di amministrazione della Burisma e stipendiato 50.000 dollari al mese. A febbraio 2015 le autorità ucraine sequestrano i beni di Burisma per mancato pagamento delle tasse. Nel marzo 2016 Biden richiede all’Ucraina che il prosecutore incaricato dell’indagine contro Burisma venga rimosso, minacciando di non autorizzare i prestiti da 1 miliardo di dollari promessi all’Ucraina.
Biden e le indagini ucraine
Il presidente Biden, come spiega Usa Today, voleva che il prosecutore generale Viktor Shokin che indagava su Burisma, ritenuto corrotto da Biden padre, fosse rimosso. Joe Biden fece presente che i prestiti americani all’Ucraina, circa 1 miliardo di dollari, non sarebbero stati erogati qualora Shokin non fosse stato rimosso.
L’Ucraina è una nazione corrotta. Era corrotta quando Hunter Biden inizio la sua carriera nel Cda di Burisma, era corrotta quando i lobbysti ucraini spesero milioni per influenzare i politici americani (tramite lobbisti americani) in merito al rischio rappresentato dal Nord Stream 1 e 2. Trump ha richiesto ripetutamente di indagare sulla rimozione di Shokin. Nelle ultime settimane il deposto prosecutore generale Shokin ha apertamente accusato i Biden di prendere tangenti da Burisma, come riportano i media americani.
Hunter Biden e il deep-state
FBI e agenzia delle tasse (Irs) avevano pianificato da tempo di intervistare Hunter Biden in merito alla sua dichiarazione delle tasse e le sue attività di lobbista per enti stranieri di nazioni sotto osservazione dalla FBI (Cina, Russia, Ucraina). Tuttavia, come spiegato da un testimone del Fbi, durante un'interrogazione del Oversight Committee, “ci venne detto che non potevamo procedure a interrogare Hunter Biden, dato che lo stesso era, in quanto figlio di Biden, già sotto protezione de servizi segreti americani”.
La Cina e Joe Biden
La riserva strategica petrolifera americana è una scorta strategica in caso di estreme emergenze. Il 24 maggio 2022 l’amministrazione Biden annunciò di voler vendere 1 milione di barili di petrolio al giorno della Strategic Petroleum Reserve (SPR) per i successivi 6 mesi. La dichiarazione ufficiale per giustificare tale atto era il voler mitigare il prezzo del petrolio in rapida crescita. Il 9 luglio il Daily Mail rielò che circa 950.000 barili della SPR erano stati venduti alla compagnia cinese Unipec. Il fondo di Private Equity Bohai Harvest RST, di cui ai tempi Hunter Biden era socio al 10%, possedeva quote nella compagnia petrolifera cinese, come spiegava un rapporto, in modo piuttosto esplicito. Molti tra i senatori americani, a partire dal senatore della Carolina, Norman, saltarono sulle sedie al sentire che una azienda cinese aveva comprato petrolio della SPR e, cosa più rilevante, l’azienda era partecipata da un fondo legato al figlio del presidente Biden.
Tutti questi eventi, in particolar modo le attività del figlio Hunter Biden sono da mesi oggetto di interesse dei cittadini americani. Di recente un sondaggio della CNN ha portato alla luce numerose criticità su Biden e il suo operato. Solo il 39% degli americani reputano che Biden abbia svolto un buon lavoro come presidente. Il 58% dichiarano che le azioni di Biden hanno danneggiato l’economia americana. Il 70% ritiene che la situazione in Usa stia peggiorando e il 51% dichiara che il governo dovrebbe occuparsi di più dei problemi della nazione e non di politica estera.
Entro meno di un anno in Usa ci saranno le elezioni. A volte avere dei figli particolarmente di successo, pur sé con qualche problema con di droga, alcool e prostituzione, può essere un problema, se si fa politica in Usa.
@enricoverga