Esteri

G20, Meloni al cinese Li: "Out dalla Via della Seta". Nel piano di Biden-Modi

di redazione politica

Verso il rinvio della missione a Pechino della premier, che potrebbe arrivare solo nel 2024. Al posto del progetto cinese si entra nella "Via delle Spezie"

Meloni al G20: addio alla Via della Seta comunicato a Li Qiang. Rinviata al 2024 la missione da Xi

A margine dei lavori del vertice di Delhi, la premier Giorgia Meloni ha avuto una serie di colloqui bilaterali, il più importante dei quali con il primo ministro cinese, Li Qiang. Dal faccia a faccia emerge che il progressivo allontanamento dell’Italia dall’accordo sulla Via della Seta non mette in discussione l’intesa tra Roma e Pechino nè “la comune intenzione di consolidare e approfondire il dialogo sulle principali questioni bilaterali e internazionali".

"Forti entrambe di una storia millenaria, Italia e Cina condividono un Partenariato Strategico Globale di cui il prossimo anno ricorrerà il ventesimo anniversario e che costituirà il faro per l'avanzamento dell'amicizia e della collaborazione tra le due Nazioni in ogni settore di comune interesse", fa sapere il governo. Più cauta la posizione cinese, che per bocca dell’ambasciatore a Roma premette che “una reazione sana tra i due paesi è nell’interesse di Cina e Italia” ma chiede al governo di fornire “un ambiente imprenditoriale equo, giusto e non discriminatorio affinché le aziende cinesi possano investire e svilupparsi in Italia”.     

Come spiega Repubblica, "sarebbe un corridoio d’uscita soft, non ancora reso ufficiale, per non interferire sulla prossima ricorrenza dei dieci anni proprio della Belt and road". E attenzione, "la missione di Meloni in Cina rimane congelata: si dovrebbe comunque svolgere fra qualche mese, «all’inizio del 2024» come spiega la diplomazia italiana", dice sembre Repubblica. "Ora c’è da valutare appieno la reazione cinese, particolare non secondario vista la portata dell’export del nostro Paese verso Pechino, che ha toccato il record di tre miliardi di euro con una quota rilevante costituita dal lusso".

Sempre su Repubblica, ha parlato del tema anche il ministro degli Esteri Antonio Tajani, reduce peraltro dal viaggio a Pechino. "Avere un quadro positivo di collaborazione dal punto di vista economico con la Cina, un parternariato strategico voluto da Berlusconi fin dal 2004, per noi è un elemento fondamentale. Noi lo vogliamo rinforzare, lunedì scorso i dirigenti dei nostri ministeri hanno trovato molti accordi con i cinesi. Quindi vanno favoriti gli scambi economici e culturali. Detto questo, la Via della Seta è una pagina delle nostre relazioni che non è stata vantaggiosa per noi, l’ho detto chiaramente a tutti i vertici del governo cinese".

Tajani: "Pochi affari nel patto con la Cina". L'Italia entra nella "Via delle Spezie" di Modi

Tajani spiega che "i dati dell’export sono chiari e sono più vantaggiosi per Germania e Francia, che non facevano parte della Via della Seta. Ascolteremo naturalmente il Parlamento, ma la Via della Seta non deve essere fondamentale nei rapporti con la Cina. Ho incontrato gli imprenditori italiani , sono numerosi, li ho rassicurati sul futuro dei rapporti". In alternativa "va riformato il partnernariato strategico. Vogliamo valorizzare e utilizzare questo strumento: vogliamo rafforzare la cooperazione economica e sostenere l’export delle nostre Pmi in vari settori, tra cui l’agroindustria. Vogliamo consolidare il nostro legame culturale nel settore della ricerca e dell’università e anche nel settore del turismo. Bernini e Santanchè andranno a breve in Cina, prima della visita di Meloni e di Mattarella. L’Italia nel 2024 guiderà il G7, siamo la seconda manifattura europea, siamo alleati degli americani ma non siamo nemici della Cina. Nell’Indopacifico siamo per la conferma dello status quo senza iniziative unilaterali. Capisco che da parte cinese si spinga per la nostra permanenza nella Via della Seta, ma noi non siamo soddisfatti, lo ripeto. Nessuna volontà di interrompere rapporti, anzi vogliamo incrementarli. Matteo Ricci e Marco Polo sono gli unici personaggi non cinesi che sono parte della loro iconografia nazionale nel Museo di Pechino".

Meloni, che ha visto anche Modi e il presidente coreano Yoon Su-yeol, è intervenuta in mattinata nella sessione di apertura del vertice, assicurando l’impegno del governo per il sostegno ai paesi africani: L’Italia destinerà all'Africa oltre il 70% suo Fondo per il clima, ha detto la premier. "Questo significa 3 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, equamente destinati a iniziative di mitigazione e adattamento”, ha assicurato Meloni ribadendo l’impegno del governo a portare avanti il Piano Mattei per l’Africa. L'intenzione dell'Italia è chiara: sfruttare le alternative alla Cina. Ed entrare nel nuovo maxi progetto annunciato da Joe Biden e Narendra Modi, già ribattezzato da il Giornale la "via delle spezie".