Igp, la diatriba "Gianduiotto" arriva a Bruxelles. Scoppia il caso diplomatico
Le rimostranze del governatore piemontese: "Non possiamo accettare che sia una società a decidere sul marchio di un prodotto nato a Torino due secoli fa"
Gianduiotto Igp, è scontro aperto tra Zurigo e Torino. Cirio: "Non possiamo perdere questa battaglia"
Il governatore Cirio è pronto a dare battaglia ai rivali elvetici pur di spuntarla sul riconoscimento del marchio igp per il celebre gianduiotto e trascina la questione fino a Roma, dove - a quanto riferisce il presidente del Piemonte, la posizione di Torino sta trovando manforte: «Lollobrigida mi ha assicurato che c’è l’impegno per arrivare in fretta all’approvazione del disciplinare Igp del gianduiotto di Torino». Ora il caso diplomatico si espande a macchia d'olio e arriva fino a Bruxelles: «Cara Lindt, giù le mani dal gianduiotto. Il cioccolatino di cacao e nocciole è un marchio di proprietà di Torino e del Piemonte non di una singola azienda, italiana o svizzera che sia».
Come ormai noto, riporta Il corriere, il riconoscimento del marchio gianduiotto Igp di Torino, Indicazione geografica protetta, partito nel 2017, si è impantanato al ministero dell’Agricoltura da più di una settimana perché Caffarel (gruppo Lindt), l’azienda di Luserna San Giovanni, a cui si deve la prima ricetta industriale del cioccolatino, ha bloccato l’approvazione del disciplinare, ritenendolo incompatibile con «l’autentico gianduiotto» perché prevede troppe nocciole (il 30,45%) e niente latte in polvere.
Zurigo insomma "vuol fare scuola di pasticceria" a Torino e propone un disciplinare che preveda una percentuale di latte al 10%, anche se quando Caffarel industrializza il prodotto (nel 1865) il latte in polvere non era ancora stato inventato; e con una quantità più bassa di nocciole (intorno al 26%). Martedì Cirio ha incontrato il Comitato promotore del marchio gianduiotto Igp di Torino, guidato dal cioccolatiere Guido Castagna e dall’avvocato Antonio Borra, in rappresentanza di 40 aziende del territorio, dai big come Ferrero, Domori e Venchi fino agli artigiani, come Gobino e La Perla.
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"È chiaro a tutti che questo marchio è di proprietà del nostro territorio. Chiunque produca qui in Piemonte può utilizzarlo, ma nessuno può toglierci la nostra storia e la nostra tradizione». Il processo di riconoscimento del gianduiotto, una filiera che vale 200 milioni di euro, quindi va avanti nonostante tutto e nonostante l’opposizione di Caffarel, nella speranza che Lindt, proprietaria dell’azienda torinese dal 1997, possa rivedere le proprie pretese. Nel pomeriggio Alberto Cirio ha avuto un colloquio telefonico con Janusz Wojciechowski, commissario Ue all’Agricoltura.
«Il procedimento per il riconoscimento del marchio Igp passa da Roma ma poi deve essere approvato a Bruxelles. Questa è una battaglia che non possiamo perdere», conclude il governatore. La sfida Torino-Zurigo sta diventando un caso diplomatico. Spiega Guido Castagna: «Sia chiaro: non vogliamo fare guerra alla Caffarel. Anzi ci piacerebbe che un giorno l’azienda di proprietà di Lindt aderisse al nostro disciplinare, magari non subito ma in futuro sì. Tuttavia non possiamo accettare che sia una società a decidere sul marchio di un prodotto nato a Torino due secoli fa nei giorni del Blocco napoleonico».