La guerra del gianduiotto tra Lindt e artigiani torinesi: "Si fa senza latte"

Il gruppo svizzero sfida il riconoscimento IGP della ricetta torinese priva di latte, nonostante il gianduiotto tradizionale contenga solo 3 ingredienti

di Redazione Food
Gianduiotto Caffarel
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Battaglia a "colpi" di gianduiotto tra svizzeri e piemontesi

Nelle terre piemontesi, dove la storia culinaria si fonde con la tradizione, c'è un dolce segreto che da anni strega il palato dei gourmet di tutto il mondo: il gianduiotto. Questo squisito cioccolatino, con radici che affondano nel corso dei secoli, è un tesoro culturale e gastronomico di Torino, la sua città natale. Ma la sua autenticità e tradizione sono ora minacciate da una controversia legata all'IGP (Indicazione Geografica Protetta).

La storia del gianduiotto è intrisa di romanticismo e ingegno. Risale al periodo del blocco continentale di Napoleone, quando la mancanza di cacao spinse gli abili cioccolatieri torinesi a ideare un cioccolato speciale, noto come "gianduia," che impiegava nocciole per compensare la carenza di cacao. Nel 1865, Caffarel & Prochet trasformarono questa innovativa combinazione in un capolavoro dolciario: il gianduiotto. Questa delizia nasceva dalla fusione di tre ingredienti: nocciole, zucchero e massa di cacao. La ricetta delle nocciole esisteva già dal 1814, mentre il cioccolato al latte svizzero nacque solo nel 1875, molto tempo dopo il gianduiotto.

Negli ultimi anni, è emersa una lodevole iniziativa per ottenere il riconoscimento dell'IGP per il Giandujotto di Torino. Il progetto ha ricevuto il sostegno di esperti del settore, facoltà universitarie, aziende rinomate come Ferrero, Venchi, Domori, Pastiglie Leone e cioccolatieri celebri come Guido Castagna, Guido Gobino e Peyrano, oltre a numerosi piccoli artigiani. L'obiettivo del Comitato IGP è preservare il gianduiotto tradizionale, seguendo una ricetta che esclude il latte, e stabilendo parametri rigorosi, come la percentuale di nocciole (30/45%) e il peso per formato (da 4 a 11 grammi).

Tuttavia, l'iniziativa è ora minacciata da Lindt, il colosso svizzero del cioccolato, che chiede di produrre un gianduiotto con una percentuale di nocciola inferiore (26%) e l'inclusione del latte in polvere (10%). Ciò è legato al fatto che Lindt possiede il marchio Caffarel, l'azienda considerata l'inventrice ufficiale del gianduiotto. La multinazionale svizzera ha acquisito Caffarel, salvandola dalla chiusura, ma generando numerosi dibattiti sul destino del prodotto. Molti dei dipendenti di Caffarel, situati a Luserna San Giovanni, hanno perso il lavoro in seguito a questo cambiamento, suscitando una reazione alquanto negativa all'interno del territorio piemontese.

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Il gianduiotto è un prodotto unico, definito da Guido Gobino come "un'IGP che contiene un'altra IGP, la nocciola." Nonostante la controversia, diversi attori del settore del cioccolato, tra cui Peyrano, Domori e persino Ferrero, concordano sul fatto che il riconoscimento IGP comporterebbe vantaggi per tutta la produzione di gianduiotto, indipendentemente dall'uso del latte. Coloro che desiderano continuare a produrlo con il latte, tuttavia, non potranno fregiarsi dell'appellativo "IGP Torino."

"Il vero gianduiotto non si fa con il latte in polvere, sarebbe come allungare il vino con l’acqua. A volte la tradizione si può cambiare, ma solo per delle migliorie, non è questo il caso". Così Guido Gobino ha commentato la diatriba culinaria tra Italia e Svizzera. 

Il Comitato IGP ha una visione più inclusiva e spera di proteggere una tradizione centenaria senza escludere nessuno, grandi o piccoli. Guido Castagna ha persino offerto la sua collaborazione a Caffarel per creare una ricetta su misura che includa il latte, permettendo all'azienda di avere sia una linea di prodotti con il latte che un IGP di Torino.

Il futuro del gianduiotto torinese è incerto, ma i sostenitori della tradizione sono determinati a far valere la propria voce. Hanno chiesto il sostegno della politica locale, con il presidente della Regione Alberto Cirio e l'assessore al commercio del Comune di Torino Paolo Chiavarino che hanno dichiarato la loro disponibilità. La battaglia per il gianduiotto è appena cominciata, e Torino e il Piemonte non intendono arrendersi.

 

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