Trasformare gli scarti in superfood: il progetto alimentare rivoluzionario
Il progetto per realizzare prodotti da forno a base di proteine provenienti dagli scarti dell'industria agroalimentare
Il recupero virtuoso degli scarti dell'industria agroalimentare
Le materie organiche in decomposizione nelle discariche producono il 15% delle emissioni di metano a livello globale. Come scrive il Gambero Rosso c'è chi si sta preoccupando di trasformare un problema in un prodotto. “Pane, pizza, biscotti e tanti altri prodotti da forno sono tra gli alimenti più comuni ed economici da consumare in luoghi, orari e situazioni diverse. Ora, grazie a questo progetto, conterranno nuove fonti proteiche e molecole con proprietà nutrizionali e nutraceutiche per soddisfare la crescente domanda di un'alimentazione diversificata, sana e sicura”, ha spiegato Claudia Zoani, ricercatrice ENEA della Divisione Biotecnologie e Agroindustria e coordinatrice del progetto Provide.
Una mission importante che punta a un recupero virtuoso degli scarti dell'industria agroalimentari e i cui risultati sono stati presentati a Roma presso l'Università La Sapienza durante un evento organizzato dall'Enea in collaborazione con Metrofood-IT.
"Queste molecole possono essere estratte direttamente dai sottoprodotti di altre filiere agroalimentari. In questo modo potremo favorire la sostenibilità e la circolarità della produzione e ridurre gli sprechi, garantendo la qualità del prodotto e sicurezza" ha aggiunto la dottoressa Zoani.
I ricercatori stanno lavorando su nuovi ingredienti benefici ottenuti da scarti caseari (produzione annua: 180-190 milioni di tonnellate), semi oleosi e residui di fermentazione della birra (produzione annua: oltre 40 milioni di tonnellate).
Nel progetto il team Enea ha applicato diverse tecnologie di estrazione a basso impatto ambientale, come la tecnologia a membrana, che permette di separare componenti specifici come proteine, lattosio e riboflavina (vitamina B2) dal siero e fibre dal grano esausto dei birrai senza l'utilizzo di additivi chimici, o l'impianto CO2 supercritico (pressione a 73,8 bar e temperatura a 31°C) che rappresenta un'alternativa non tossica ed economicamente valida per l'estrazione di composti aromatici (polifenoli e flavonoidi) e volatili da sottoprodotti alimentari, in particolare semi oleosi come i semi di girasole.