Microplastiche, è allarme pneumatici. Dalle gomme il 95% dell'inquinamento

Secondo lo studio, nell'acqua piovana, su 20 particelle di microplastica presenti 19 arrivano dagli pneumatici

di redazione green
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Microplastiche, è allarme pneumatici

L’allarme ambientale si fa sempre più serio. E il nemico numero uno è la plastica. Nelle aree metropolitane, le acque piovane che finiscono nella rete fognaria attraverso i tombini sono piene di microplastiche (cioè di particelle di plastica di dimensione inferiore ai 5 millimetri) che, nella stragrande maggioranza dei casi, arrivano da un’unica fonte. Si tratta, come riporta il Fatto Alimentare, delle gomme degli autoveicoli, capaci di rilasciare fino a 2.500 composti diversi, molti dei quali sono considerati tra i più dannosi per l’ecosistema.

Per capire meglio il fenomeno e quantificare la presenza delle microplastiche derivanti dalle gomme delle macchine, un gruppo di ricercatori australiani della Griffiths University ha analizzato alcuni piccoli serbatoi filtranti sperimentali, costituiti da retini con maglie di 0,2 millimetri, studiati per trattenere gli inquinanti come oli combusti, pollini, catrame e rifiuti di vario tipo.

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Lo scopo era raccogliere tutto ciò che arrivava con la pioggia, dosando sia le particelle rimaste nei sedimenti che quelle in entrata e in uscita, per avere un quadro completo del ciclo. I risultati riportati su Environmental Science & Technology sono piuttosto inquietanti: 19 particelle su 20 arrivano dagli pneumatici e in un litro di acqua piovana ce ne possono essere da 2,5 a 58, a seconda della vicinanza con il traffico, e da 1.450 a 4.740 per chilogrammo di sedimento.

Per quanto riguarda le microparticelle in generale, la quantità varia da 3,8 a 59 per litro, ma dopo il passaggio nel filtro dei tombini scende e diventa compresa tra 1 e 32 (con una rimozione, quindi, che va dal 35 all’88%). Oltre a quelle degli pneumatici, che rappresentano circa il 95% del totale, se ne trovano poi altre di polipropilene (PP) e di polietilen tereftalato (PET). Come atteso, riporta il Fatto Alimentare, la quantità maggiore di microplastiche si trova in entrata, a dimostrazione del fatto che si potrebbe ridurre la concentrazione nelle acque piovane raccolte e destinate a un nuovo utilizzo, con adeguati sistemi di filtrazione.

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