A Rainews24 non sanno più l’italiano. Il clamoroso caso dell'intervista alla cantante Moà

La cultura non è più di moda. E neanche parlare l’italiano. Oggi il must è parlare male. E Rainews24 è diventata l’amplificatore della lingua ignorante

di Antonio Amorosi
MediaTech

Anche a Rainews24 “non è mai troppo tardi” per imparare l’italiano. Il caso

Qualche tempo fa abbiamo riso, strabuzzando gli occhi, all’annuncio della segreteria di medicina e chirurgia dell’Università di Cagliari che aiutava gli studenti a comprendere come distinguere i numeri pari dai dispari (nozione che si apprende alle elementari), per iscriversi correttamente ai corsi. La notizia è vera, non uno scherzo.

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Premetto che la televisione mi piace sempre di meno e con fatica la devo guardare. Il 12 agosto, “seguendo solo con le orecchie” il canale tv RAINews24, ho dovuto per forza di cose girare la testa e allungare lo sguardo sullo schermo. Un’ora di notizie dall’italiano incerto, per non parlare della dizione di molti giornalisti. Ben che vada parlano come Lisa Simpson, con le “e” aperte che diventano chiuse, e viceversa, e improbabili accenti di non si sa quali sottospecie di fonemi inascoltabili. Vabbé forse serve a produrre l’effetto Telenovelas: far sentire i telespettatori meno distante da chi va in video. Penseranno: “Parlano come me!”.

Ma finiamo nell’approfondimento delle 14.30: musica, nuovi trend. Qui ci sarà maggiore cura. E passa l’intervista tutta patinata un pò “marchetta” alla cantante Moà, nome d’arte di Martina Maggi, classe 1995. Cantante morettina dal visino dolce ma audace con molti talent e affini all’attivo, Dalla strada al palco, All Together Now, X-Factor 2019, Area Sanremo. Viene presentata come nuovo talento emergente, seguita dai “ciovani”. Allora ascoltiamola!

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Va in onda il video della sua ultima fatica: “Te la senti!” Canzoncina dal motivetto facilino dindirindino orecchiabile, con voce sensualona e balletto, oggi come ieri va sempre, ma con testo che vorrebbe essere impegnato: in sintesi racconta del prezzo che una donna deve pagare per avere un lavoro, sottomettendosi alle molestie sessuali del datore. “Non ti fidare mai/quei locali sono pollai/pieni di galli che cantano chichirichichi/me la dai… Te la senti?/Se me la tocco, si!” 

Fa ben sperare che nel cuore delle nuove generazioni non ci sia solo l’autotune (effetto audio mutuato della musica Trap), Moà non lo usa. Niente di ché, intendiamoci, non c’è né forza né potenza, tanto meno un piano che tocchi le emozioni ma a confronto dei testi inconsistenti (la musica è addirittura peggiore) che passano nel panorama musicale televisivo italiano, “apprezzabili” anche nell’ultimo Sanremo, almeno Moà sembra provarci a fare qualcosa di meno superficiale, ma arriva l’intervista.

Racconta del suo percorso musicale e del senso delle cose che fa. E lì Moà “mi scoreggia nell’orecchio”. Moà: “Mi sono incontrata…” non si capisce bene con chi per la realizzazione del disco. Eh no, non si fa, così! Dal bel canto al peto!? Eh che facciamo, cultura o arie pesanti? Eh! Mi sono incontrata? Forse è un modo introspettivo per spiegare come eliminare le influenze dell’ego dalla vita? Si è incontrata con se stessa e contemporanemante con il produttore? Non si sa.

A quel punto l’intervistatore chiede dell’impronta culturale della sua musica e cosa voglia trasmettere. E Moà racconta di come cerchi un approccio “più immediato”. Eccolo di nuovo. Uno è un caso, due è la regola.

Non voglio rubare il lavoro agli insegnanti di italiano o al maestro Alberto Manzi che avrebbe detto: “Non è mai troppo tardi” per imparare l’italiano. Così come non è troppo tardi per la RAI tirare fuori le lezioni del maestro più famoso d’Italia. Immediato è un aggettivo che indica come il presente possa svolgersi verso un futuro che si realizza ora, nell’immediato. E’ escluso l’uso insieme all’avverbio “più” che indica in maggior quantità, in maggior misura. Non esiste il “più immediato”, o è più qualcosa (veloce ad esempio) o è immediato. Il giornalista non fa una piega.

La cantante Moà si sarà emozionata ed avrà perso il filo, ma visto che è un servizio registrato non si poteva rifare? Ma nessuno se ne è accorto alla RAI che non è italiano? O a RAINews24 parlano tutti così? Verrebbe da dire: Moà, te la senti di tornare a scuola e imparare l’italiano? RAINews24, ve la sentite di imparare l’italiano? Per questo si paga il canone alla RAI, affinchè possa dire di essere il servizio pubblico, di fare informazione e quella cultura che i privati non curano. “Non è mai troppo tardi”.

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