Barbie, la premiere scatena l'odio web. Da Ferragni a Soleri: boom di haters

Dopo il lancio del film su Barbie, haters e "discorsi pieni d'odio" sembrano dilagare sul web: il fiume di cattiveria supera le notizie. L'analisi

Di Monica Camozzi
MediaTech

Il fenomeno Barbie e il boom dell'hate speech: l'analisi 

“Non puoi sentirti protagonista di qualcosa che non sei”. Il commento al vetriolo sotto il post di Chiara Ferragni, messo in occasione dell’anteprima privata del film Barbie qualche giorno fa, è solo una goccia nel mare degli haters. Già da giorni impazza la bufera su Margot Robbie, una delle donne più belle del globo terracqueo, definita “mid”, mediocre, in una foto senza trucco diventata ormai virale.

Stessa sorte per Giorgia Soleri, la ex (oppure no?) di Damiano dei Måneskin, che si è presentata alla prima del film con abito rosa bordato di piumaggi e ha scatenato le ire funeste di chi l’ha definita “ipocrita”, o ancora “ormai sei famosa per i peli sotto le ascelle e li hai tolti”.

Insomma, ormai il fiume dell’odio supera la notizia stessa. Ma con buona pace degli haters il film, con 2.140.283 di euro incassati in un solo giorno, è secondo solo al primato che fu di Harry Potter con l’ultimo atto della saga nel 2010.

L’hashtag #Barbiemovie ha oltre 4,7 miliardi di visualizzazioni su Tik Tok mentre #Barbiecore ha raggiunto in poco i 672 milioni. Il rosa caramella ha preso il sopravvento, sporcato solo dal nero dei commenti di frustrazione degli innumerevoli haters.

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Ma il pettegolezzo maligno – o meglio l’invidia- è un male italico?

Damiano Mazzotti, psicologo e formatore, pensa che il nostro paese sia endemicamente incline al pettegolezzo malefico: lui si occupa di invidia da quando fece la sua tesi sperimentale nel 1995 ed è un fenomeno che analizza da anni.

“Prima di tutto è un fenomeno più femminile perché l’uomo ha aspetti più emulativi, tende a sublimare con il macchinone o con forme evidenti di riscatto sociale, mentre la donna lo manifesta in maniera emozionale e più difficilmente passa all’azione”.

Ma non è solo una differenza di genere a sollecitare il commento velenoso. "In Italia l’invidia sociale esiste da sempre, molto più rispetto al mondo anglosassone ad esempio dove la mentalità è più meritocratica. In Italia il pettegolezzo è vizio nazionale, siamo un paese antico, pieno di contrasti, incline ai piaceri, al divertimento e al chiacchiericcio”.

Secondo Mazzotti, però, il fenomeno degli haters viene incentivato per ragioni banalmente commerciali, fa audience. “Come psicologo so che la comunicazione e la relazione sono due aspetti fondanti dei rapporti umani. Le comunicazioni oggi sono completamente alterate e si portano dietro, fatalmente, anche relazioni alterate”.

Sono felicissima quando mi odiano!

Tempo fa Sofia Viscardi, la youtuber che esordì giovanissima e che ora ha 24 anni, disse “Ho un rapporto bellissimo con l’hating. Sono felicissima quando mi odiano, molto di più di quando mi amano”!

Tanta saggezza arriva senza dubbio dal carattere ma anche dall’incontro che ebbe a 17 anni con Roberto Saviano: “mi ha detto una cosa bellissima: quando tu dici qualcosa e la butti fuori, se ricevi dell’odio vuol dire che hai superato la tua zona di comfort e sei arrivata nel mondo, dove c’è chi ti ama e chi ti odia”. 

“Se uno se la prende per gli insulti online non è su di lui che bisogna lavorare, ma sul tuo restarci male” è il pensiero della bionda Sofia.

Non la pensano così Emma Stone (“i social sono un danno alla salute”), Sandra Bullock (sensibile alle critiche, specie se da parte di sconosciuti), Cate Blanckett (“estremizzano le divisioni e lasciano sensazioni poco piacevoli che rovinano le giornate”). Ci sono celebrities che proprio non ne vogliono sapere: Robert Pattinson e Daniel Radcliffe in primis.

Qui a casa nostra, la cantante Madame ha preso ufficialmente una pausa di tre mesi dai social per allentare la pressione .

Emma Marrone, vituperata per quello che secondo la voce odiante era un aumento di peso, è andata meno per il sottile “buongiorno dal medioevo, togliete i social a sta gente di m….a”.

Elettra Lamborghini invece subisce la gogna haters per il motivo contrario: sarebbe dimagrita! E dopo fiumi di parole per giustificare 7 chili persi, prima dei quali le davano della “ciccia”, ha invitato gli utenti a “fare pace con il cervello” e a farsi “una carrellata di c….i vostri”.

La mappa dell’intolleranza ci mostra un aumento dell’hate speech

Vox, l’osservatorio italiano sui diritti, ha tracciato la Mappa dell’intolleranza, giunto al settimo anno, constatando l’aumento percentuale dei tweet negativi (93% in più nel 2022) con focalizzazione sulle donne. Meno tweet e più cattivi! Misoginia e hate speech, detto con parole nostre livore verso le donne e parole di odio, sono sempre più diffusi, nonostante propositi inclusivi. E il contrasto alla violenza di genere non trova certo nella rete un alleato.

È come se la rete accentuasse fenomeni già chiari della psicologia sociale, ben evidenziati da Walter Quattrociocchi (Center of Data Science and Complexity for Society) e dal suo gruppo di data analyst a La Sapienza: in rete tutti noi cerchiamo la conferma di ciò che già conosciamo (bias cognitivi) e avversiamo ancora di più ciò che non ci piace, alzando i toni perché protetti dallo schermo.

O con me o contro di me, non esistono vie di mezzo online. Però, grazie alla mappa, come specificano a Vox diritti, “comincia a essere un po’ più chiara la relazione fra tweet d’odio e le informazioni a cui siamo esposti”. E le notizie create apposta, spesso costruite ad arte, per motivi di audience sono un altro aspetto da non sottovalutare: anche quest’anno la mappa dell’intolleranza traccia sciami di hate speech come reazione a fatti o contesti specifici, con picchi e geolocalizzazione precisi che non si capisce siano spontanei o diretti magistralmente da una regia.

 

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