Briatore furioso contro il giornalista del Corriere. E lui: "Pensi ai bagni sporchi del Twiga"

L'imprenditore piemontese proprietario del Twiga si scaglia contro il giornalista del Corriere della Sera. E la replica di Roncone non è tardata ad arrivare

di Redazione Mediatech
Fabrizio Roncone e Flavio Briatore
MediaTech

La furia di Briatore contro il giornalista del Corriere Fabrizio Roncone: "Fa body shaming". Poi la replica inaspettata

È guerra tra Flavio Briatore e il Corriere della Sera. L’imprenditore piemontese non ha preso affatto bene l’articolo pubblicato da Fabrizio Roncone in cui il giornalista racconta una tipica giornata al Twiga, la discoteca di lusso di Forte dei Marmi.

Briatore, con una lettera indirizzata a Luciano Fontana, direttore della testata, parte non nascondendo il fastidio provocato dalla presenza di fatti “falsi” e “volutamente montati” per dare colore all’articolo. Ma ad aver fatto infuriare il padrone della spiaggia-discoteca è ben altro, ovvero il “body shaming” verso i suoi clienti.

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“Trovo fuori luogo e incivile che il Corriere abbia fatto ‘body shaming’ verso i clienti del nostro stabilimento, al fine di “colorire” il proprio articolo: “La madre ha un viso da quarantenne montato su un corpo da settantenne”; “Sergio detto Sergione per la pinguetudine incipiente”; “la signora anziana della tenda accanto si stende chiedendo però che non le venga sfiorato il viso tirato da una ragnatela di fili sottocutanei”; “un tipo con la pancia gelatinosa legge la Guida Michelin”’, tuona Briatore.  

“In America”, continua, “un body shaming del genere, soprattutto da parte di una testata mediatica di tutto rispetto, avrebbe causato una denuncia, con conseguenze gravi su giornalista e testata. Infierire sui clienti di una spiaggia per il loro aspetto fisico non è giornalismo”.

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Non è servito aspettare molto tempo prima della risposta dell’autore dell’articolo, il quale ha colto l’occasione per lanciare un’altra sottile quanto pungente stoccata. “Gentile Briatore”, scrive, “lasci stare il body shaming, è un tema importante che introduce senza alcun motivo: perché le eventuali vittime – qui non ci sono – devono essere identificate con nome e cognome”.

“Piuttosto”, continua, “parlando seriamente: ci è costato un botto di soldi, però al Twiga ho trascorso assolutamente ore strepitose tra giraffe, Ferrari e parvenu. Peccato solo per qualche disservizio, ad esempio i bagni: sporchi e con le serrature sfondate. Ma se è ancora a Montecarlo e non ha avuto modo di verificare, le invio volentieri tutte le foto”.

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