Costanzo: "Troppi talk-show, Floris è il top. Con Mourinho, Roma da scudetto"

Intervista di affaritaliani.it al popolare conduttore: "La politica interessa e sentirne parlare in tv e più facile che leggere i giornali". E sul calcio...

Di Lorenzo Zacchetti
Maurizio Costanzo
MediaTech
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Dopo il dibattito sulle scelte di Mediaset, per la quale si è parlato di un possibile ridimensionamento del comparto delle news, anche in Rai fanno discutere i possibili tagli ai Tg regionali, che già hanno scatenato polemica in Parlamento. Affaritaliani.it ha lanciato un confronto tra alcuni dei più brillanti esperti di comunicazione, da Carlo Freccero ad Edoardo Fleischner, che ora si arricchisce del prezioso contributo di Maurizio Costanzo. Nel corso di una carriera iniziata da giovanissimo, negli anni Cinquanta, ha davvero scritto la storia dell’informazione e in particolare di quella televisiva, della quale è ancora un punto di riferimento con il suo leggendario “Maurizio Costanzo Show”, il talk show più longevo della tv italiana.


Lei crede che queste discussioni sui tagli all’informazione televisiva rivelino l’esistenza di un problema di fondo?
“No, non credo che ci sia questo problema. Penso invece che ogni a.d. che arriva in Rai debba dar segno di un suo intervento nel ridimensionare qualcosa. In questo caso si è trattato dei Tg regionali, cosa che peraltro a me pare poco giusta, perché l’informazione locale vale quanto quella di New York. Anch’io voglio sapere se la vicina di casa è scivolata dalle scale o no. Faccio osservare che si tratta di un percorso ricorrente: di tanto in tanto sento dire cose del genere sull’informazione televisiva, ma sono appunto dei cicli transitori”.

Un’altra cosa che si dice ultimamente è che c’è una certa crisi dei talk-show. Lei che cosa ne pensa? Forse ormai ce ne sono troppi?
“Bravo, è proprio questo il problema. Se Rete 4, giustamente, fa una striscia quotidiana di talk politici, è chiaro che nel totale diventano troppi. Io, personalmente, amo il talk e guardo sia Mario Giordano che Paolo Del Debbio su Mediaset, come Corrado Formigli su La7 e Bianca Berlinguer sulla Rai. Ma c’è una ragione precisa per la proliferazione di questi programmi: la politica interessa più di prima e sentire delle persone che ne parlano in tv è certamente più facile che leggere degli articoli che spiegano lo scenario. Questo fa fortemente la differenza”. 

Ha nominato alcuni dei principali conduttori dei talk show politici, ma qual è secondo lei il migliore in assoluto, se non proprio il suo erede designato?
“Giovanni Floris, conduttore di “Dimartedì” su La7. E’ suadente, ma poi sa anche ‘tirare la botta’ quando è il caso. Mi piacciono anche Del Debbio e la Berlinguer, ma se devo sceglierne uno dico certamente Floris”.

Un media che invece pare godere di ottima salute è la radio. Anche lei la fa costantemente ormai da anni e proprio quest’anno ha iniziato una nuova esperienza con la conduzione di “Facciamo finta che…” su Radio 101. Come mai la radio è tornata in auge con questa forza e che bilancio fa di questa nuova avventura?
“Il bilancio è ottimo, ma come sa io ho cominciato proprio con la radio, nel 1970, con ‘Buon pomeriggio’ su Radio Rai. Un pezzo importante della mia vita è legato alla radio, quindi è un po’ come sfogliare un album dei ricordi”. 

A proposito di ricordi, purtroppo recentemente è mancato Paolo Pietrangeli, per tanti anni regista del “Maurizio Costanzo Show”: qual è il suo ricordo?
“Accidenti, sono trent’anni di vita… Il ricordo è quello di una certezza in regia e, per fortuna, la persona che faceva il primo cameraman e l’aiuto regia poi ne ha preso il posto quando Paolo ha lasciato, garantendo continuità. Ma è comunque un pezzo di vita che se ne va…”.

Dalla scorsa estate lei è anche advisor della Roma per la comunicazione, un ruolo nel quale si mescolano passione e professionalità. E immagino che lavorare con un personaggio mediaticamente eccezionale con Josè Mourinho sia davvero divertente e stimolante, sbaglio?
“Non sbaglia: pur non avendo spessissimo a che fare con lui, lo stimo molto. Raramente ho visto persone con idee più chiare delle sue e che conoscono il proprio mestiere come lo conosce lui. E il quinto posto in classifica della Roma lo testimonia chiaramente”.

Dove può arrivare la Roma quest’anno?
“Quest’anno non lo so, ma Mourinho ha un contratto di tre anni e conto molto sul terzo anno. Per arrivare dove? Allo scudetto, no?!”.