Il Corriere demolisce Zelensky: "Irrilevante". Lo zampino di Biden dietro lo schiaffo al presidente ucraino

La linea del quotidiano di via Solferino è sempre stata pro-Ucraina, ma gli ultimi sviluppi alla Casa Bianca potrebbero aver condizionato la linea editoriale...

Di Giuseppe Vatinno
Zelensky Corriere della Sera
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Ucraina, schiaffo del Corriere della Sera a Zelensky: "Omino in maglione militare". Cosa si nasconde dietro il cambio di linea del quotidiano dell'establishment

Ieri è uscito un articolo a firma di Goffredo Buccini dal titolo: “Il fattore Zeta in Ucraina: l’omino in maglione militare”. Ovviamente tale “omino” è Zelensky, cioè il capo della resistenza ucraina. Nell’articolo si parla del vertice Nato che si terrà a Vilnius l’11 e il 12 luglio. Il “fattore Zeta” non è il misterioso simbolo che compariva sui carri armati russi che varcavano più di un anno fa i confini dell’Ucraina ma si tratta della “Z” di Zelensky poiché: “comunque vada, il protagonista del vertice Nato è lui, Volodymyr Zelensky, fino a un anno e mezzo fa figurina irrilevante sul planisfero dove si esercitano gli strateghi”.

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E qui Buccini chiama il capo ucraino “figurina irrilevante”. Non contento poi lo mazzola ancora con sadica ma articolata determinazione: “la vicenda di questo ex attore diventato presidente del suo Paese quasi per caso è il sassolino che fa inceppare le più dotte teorie geopolitiche. In un mondo disegnato per mappe del Risiko, dove all’egemonia di una potenza ne segue un’altra e un’altra ancora, secondo uno schema di prevalenza attingibile dalle lezioni della storia, beh, uno come Zelensky non dovrebbe esistere”. Ma non è finita qui.

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Il giornalista prosegue e ad un certo punto scrive: “Quando però Putin gli invade il Paese e il suo presunto padrone, Biden, gli offre una via di fuga in aereo all’indomani della tragica alba del 24 febbraio 2022, questo guitto telecomandato dice “no, grazie, non mi serve un passaggio, mi servono armi per resistere”. Lo chiama addirittura “guitto”. Andando avanti la solfa non cambia. Sembra un articolo scritto dal pasionario putiniano Alessandro Di Battista.

E fin qui non ci sarebbe nulla di male. Ognuno ha le proprie idee e ancora le può fortunatamente esprimere. Ma il fatto strano è che il Corriere della Sera è da sempre stato schierato a favore di Zelensky e dell’Ucraina. Lo ha fatto senza se e senza ma, con la tellurica determinazione del suo direttore Luciano Fontana e con dietro naturalmente Urbano Cairo, proprietario anche de La7. Ma il Corriere della Sera rappresenta da sempre l’establishment, il potere, la borghesia, la classe dirigente che ha sempre fatto riferimento all’atlantismo, agli Usa e alla Nato.

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Il Corriere della Sera è – parafrasando Conrad - “L’occhio dell’Occidente”. E quindi, la domanda sorge spontanea, come mai ora prende in giro Zelensky chiamandolo “omino in maglione militare”, “figurina irrilevante”, “guitto”? Per trovare una risposta plausibile occorre fare qualche considerazione su Joe Biden, su Putin e sui Sarmat.

Joe Biden è in campagna elettorale e gli hanno impallinato il figlio scapestrato Hunter che tra l’altro aveva da prima della guerra anche affari rilevanti in Ucraina, nel settore dell’energia. Biden è preoccupato che il trattamento di favore – non è finito in carcere come doveva - finisca per nuocere alla sua immagine visto che il suo antagonista repubblicano Donald Trump lo accusa apertamente di aver aiutato il figlio. Se scoppia la vicenda ucraina di Hunter, per ora nota a soli pochi addetti ai lavori, causa censura atlantica sul tema, la candidatura democratica di Biden potrebbe saltare, visto anche i consensi bassi.

A questo punto Biden ha tutto l’interesse a chiudere la vicenda della guerra il più presto possibile. E qui veniamo ad un’altra questione. Ieri Putin ha reso ufficialmente noto di aver posto in “condizione operativa” i missili Sarmat dislocati sul territorio bielorusso. Il “RS-28 Sarmat è un missile intercontinentale progettato per sganciare testate nucleari sugli Usa. Pesa 200 tonnellate, elude qualsiasi sistema anti-missile, può montare testate nucleari da 178 tonnellate e percorre mezzo equatore in soli 45 minuti. Gli alleati lo chiamano eloquentemente “Satan”. Dunque la Terza Guerra Mondiale Nucleare può diventare una opzione assai credibile. Ora riavvolgiamo il nastro.

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Zelensky ha sempre spinto l’Occidente e il mondo verso un conflitto atomico con grande preoccupazione di altre super potenze come Usa e Cina. Solo ultimamente il comico ucraino si è dato una calmata cominciando a dire che Putin non farà ricorso ad armi atomiche. È del tutto evidente che sono mesi che gli Usa stanno cercando di controllare le sparate di Zelensky e stanno cercando di chiudere la guerra il più presto possibile, con il supporto, tra l’altro del Vaticano e di Papa Francesco.

Zelensky è il principale ostacolo al processo di pace e solo Ursula von der Leyen non l’ha capito. Il suo zelo eccessivo è dettato dal fatto che vuole diventare la nuova segretaria della Nato dopo aver guidato l’UE. Ma l’Europa è ininfluente in questa guerra. Il pallino ce l’hanno in mano – come al solito - gli Usa e la Nato. E Biden pare proprio essersi stancato delle intemperanze di Zelensky.

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La politica estera americana si esplicita anche con l’influenza sulla stampa e sui media. Evidentemente Washington ritiene che sia venuto il momento che via Solferino detti la “nuova linea” e cioè una bastonatura preventiva di Zelensky che non sarà certamente passata inosservata all’ambasciatore ucraino a Roma che avrà riferito tosto al leader ucraino.

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