Innocenzi: "La carne cellulare? È buona, il ministro Lollobrigida la assaggi"
La giornalista di Report racconta ad Affari l'esperienza di mangiare carne a base cellulare e quello che c'è dietro la forte resistenza italiana
Giulia Innocenzi: "Vietare la carne sintetica in Italia vorrebbe dire escludere i nostri imprenditori dal business"
La carne sintetica è davvero un “male” come sostiene il governo o c’è qualcosa di più “sporco” sotto? Da anni, ormai, si sente parlare di sostenibilità: parola, questa, che non riguarda solo il benessere dell’ambiente, ma anche dell’economia del nostro Paese. E un esempio molto poco virtuoso del concetto di sostenibilità sono gli allevamenti intensivi (di cui purtroppo l’Italia è piena).
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Questo genere di allevamenti, che riforniscono anche i grandi colossi del settore alimentare nostrano sul quale viene impresso con vanto il logo “made in Italy”, oltre che a provocare un dolore immane agli animali destinati al macello (il più delle volte maltrattati e mantenuti in condizioni disgustose), è causa di un’enorme quantità di inquinamento.
Inoltre, ma questo non riguarda solo l’Italia bensì il mondo intero, il consumo di carne animale è troppo elevato e, appunto, non più sostenibile. Ed è proprio qui che entra in campo l’innovazione portata dalla carne a base cellulare (questa la definizione più adatta e meno dispregiativa). Con questo nuovo modo di allevare, infatti, si può ottenere lo stesso prodotto senza passare dal massacro degli animali.
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Ma per capirne di più, Affaritaliani.it ha interpellato Giulia Innocenzi, giornalista in forza a Report, programma di inchieste in onda su Rai 3, e soprattutto tra le pochissime persone in Italia ad aver provato di persona la “carne coltivata”.
Lei è tra le uniche persone in Italia ad aver provato la carne sintetica
“Innanzitutto, ‘carne sintetica’ non è il termine corretto. È volutamente antipatico ed è nato proprio per confondere sull’origine del processo e non attirare i consumatori. Il termine giusto è ‘carne a base cellulare’ in quanto è sì realizzata in laboratorio, ma la base di partenza è un’autentica cellula animale”.
Era buona?
“La carne che ho assaggiato io era di pollo fritto. Ed era totalmente indistinguibile da un petto di pollo tradizionale. Il sapore era buono davvero. Soprattutto, mi ha stupito la pelle presente, identica a quella di un pollo del supermercato. Forse la consistenza è l’unica cosa non ancora perfettamente bilanciata”.
Lei, come sostiene, non mangia carne da ormai dieci anni. Come mai allora ha voluto provare quella a base cellulare?
“Non ho smesso di mangiare carne perché non mi piaceva, ma per non alimentare più il massacro animale e il ‘mostro’ degli allevamenti intensivi. Questo nuovo tipo di carne non va a toccare nessuna di queste due criticità. Mangiandola, infatti, non si uccide nessuno. La carne a base cellulare, oltre a essere estremamente più sostenibile a livello economico e ambientale, è un’ottima alternativa per tutti coloro che non mangiano carne per il mio stesso motivo”.
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Ma, dunque, se ci sono tutti questi lati positivi, perché c’è ancora così tanta diffidenza?
“A far emerge per primo in Italia questa nuova concezione di cibo è stata Coldiretti che, essendo l’associazione di riferimento per gli agricoltori, deve, appunto, tutelare i loro interessi. Da qui, dunque, la campagna mediatica che ha portato grande diffidenza verso questa promettente alternativa. E senza fare di tutta l’erba un fascio, questo significa tutelare anche gli interessi degli allevamenti intensivi”.
Il governo italiano, tra l’altro, è l’unico al mondo ad aver vietato la produzione, la vendita e addirittura l’import dei cibi sintetici andando contro le stesse leggi europee
“Formalmente, la legge voluta dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida non ha alcun valore. Infatti, l’Unione Europea non ha ancora approvato il commercio della carne a base cellulare e, dunque, questo mercato non esiste ancora in Europa. E fare una legge contro un determinato prodotto ancor prima della sua approvazione potrebbe far storcere il naso ai più maligni, che potrebbero sostenere che dietro a questa decisione ci sia l’interesse di voler favorire chi, invece, perderebbe soldi con la nascita di questo nuovo mercato. E qui torniamo sempre al solito grande colpevole: gli allevamenti intensivi”.
Una legge che, tra l’altro, escluderebbe l’Italia dai player del settore
“L’Ue vira verso l’approvazione. Prima o poi, l’Europa conoscerà il mercato dei cibi sintetici e questa legge tirerebbe fuori dal business gli imprenditori italiani che, invece, già credono nella carne coltivata avendo già investito circa 2,7 miliardi di euro”.
Consiglierebbe un morso di carne a base cellulare al ministro Lollobrigida?
“Sì, certo. Anzi, vorrei proporgli una sfida: sono convinta che, se bendato, il nostro ministro dell’Agricoltura non riconoscerebbe mai la differenza tra un petto di pollo fritto tradizionale e uno, invece, realizzato dentro un bioreattore”.