"Le donne? Bipolari o bisessuali": sospeso giornalista del Washington Post
Un tweet contenente una battuta sessista fa esplodere la polemica al Washington Post e un giornalista finisce per essere sospeso per un mese
Washington Post sospende giornalista per un mese (senza stipendio): un ritweet sessista fa esplodere la polemica
Sospeso per un mese per aver ritwittato una battuta infelice. E’ la storia del giornalista David Weigel, sospeso, appunto, dal Washington Post per aver postato sul suo profilo Twitter la seguente dichiarazione, considerata da molti sessista: “Ogni ragazza è bi. Devi solo capire se è polare o sessuale”. Lo hanno reso noto lunedì due fonti informate dei fatti alla CNN e poi riprese da Dagospia.
Per ora, Weigel non ha voluto commentare la notizia. Ma, stando a fonti vicine al giornalista americano, dovrebbe tornare al lavoro il 5 luglio prossimo. Weigel, inondato di critiche, si è scusato pubblicamente la scorsa settimana per il retweet, dicendo che "non intendeva causare alcun danno". Il giornale, di proprietà di Jeff Bezos, invece, ha rifiutato di commentare.
Ma com’è esploso il caso? Il retweet di Weigel è stato reso pubblico e poi virale dalla sua collega, Felicia Sonmez. "E’ fantastico lavorare in una testata giornalistica in cui sono consentiti retweet come questo", ha scritto la reporter per poi allegare uno screenshot che mostrava il retweet “incriminato” di Weigel a un precedente tweet dello YouTuber Cam Harless.
Sonmez, secondo i messaggi ottenuti dalla CNN, si è confrontata anche con Weigel su un canale interno all'azienda. Sonmez lo ha taggato e ha scritto: "Scusa ma cos'è questo?". Sonmez ha aggiunto che il retweet di Weigel è "un messaggio che mette confusione su quali sono i valori del Post". Altri dipendenti si sono uniti alla discussione, spingendo l'editore Matea Gold a scrivere: “Voglio solo assicurare a tutti voi che “il Post” si impegna a mantenere un luogo di lavoro rispettoso per tutti. Non tolleriamo linguaggio o azioni umilianti”.
Il portavoce principale del Post, Kris Coratti, ha anche rilasciato una dichiarazione alla stampa in cui affermava: "Gli editori hanno chiarito allo staff che il tweet era riprovevole e un linguaggio umiliante o azioni del genere non saranno tollerate". Ma l'ammonimento pubblico e privato del retweet di Weigel non è riuscito a sedare la tensione all'interno del giornale. Jose A. Del Real, anch’esso giornalista del “Post”, ha risposto su Twitter al tweet iniziale di Sonmez dicendo che il messaggio di Weigel era "terribile e inaccettabile".
"Ma", ha aggiunto, "radunare il popolo di Internet per attaccarlo per un errore che ha commesso in realtà non risolve nulla. Facciamo tutti casini in un modo o nell'altro. Abbiate compassione". Sonmez ha risposto, dicendo che "contestare il sessismo non è 'crudeltà'", ma qualcosa che è "assolutamente necessario". Sonmez e Del Real hanno quindi continuato a battibeccare, con Del Real che alla fine ha disattivato temporaneamente il suo account. Sally Buzbee, la direttrice esecutiva del quotidiano made in Usa, questa domenica mattina ha cercato di tenere a freno la redazione inviando un promemoria che ricordava ai membri dello staff "di trattarsi l'un l'altro con rispetto e gentilezza sia in redazione che online".
"Il Washington Post si impegna a creare un ambiente inclusivo e rispettoso, libero da molestie, discriminazioni o pregiudizi di qualsiasi tipo", ha aggiunto Buzbee. "Quando sorgono problemi, per favore sollevateli con la leadership o le risorse umane e li affronteremo prontamente e con fermezza". Tuttavia, il tentativo di prendere in mano la situazione per reprimere la controversia è fallito di nuovo. Sonmez, infatti, poche ore dopo, nel pomeriggio ha dichiarato sempre su Twitter che la nota di Buzbee aveva fornito "foraggio per ulteriori molestie" nei suoi confronti.
Domenica pomeriggio Del Real ha quindi riattivato il suo account e per affermare di aver affrontato "una serie incessante di attacchi destinati a offuscare la mia reputazione professionale e personale" dopo aver twittato a Sonmez. Ma a quanto fanno sapere, ieri mattina, lunedì 6 giugno, la tensione in redazione era ancora alta.
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