Renzi direttore de Il Riformista: i tanti dubbi che aleggiano sul nuovo ruolo

Renzi ha dichiarato che il Riformista da lui diretto non sarà il giornale del Terzo Polo, ma c’è veramente da credergli?

Di Giuseppe Vatinno
La vignetta del saggio Yogananda per Affaritaliani.it 
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Alla fine Matteo Renzi ne ha combinata un’altra delle sue e cioè è diventato direttore de Il Riformista, il quotidiano diretto finora da Piero Sansonetti che ora andrà a dirigere a maggio la nuova Unità, sempre con lo stesso editore, Alfredo Romeo. Intendiamoci, non è che ci siano stati esempi di direttori/politici in carica, come Walter Veltroni all’Unità e Sergio Mattarella a Il Popolo, ma erano tempi profondamente diversi e poi sono sempre comunque cose strane che lasciano diversi dubbi di opportunità.

Iniziamo dal principale e cioè dai rapporti di amicizia di Renzi con Bin Salman figlio del re dell’Arabia Saudita e principe ereditario, implicato nel barbaro assassinio del giornalista Jamal Ahmad Khashoggi del Washington Post. Una vicenda incredibile e paradossale che vide Khashoggi recarsi al consolato arabo a Istanbul, in Turchia, per un documento matrimoniale e al cui interno fu fatto a pezzi ancora vivo, mentre la fidanzata turca aspettava di fuori.

Tra l’altro, Renzi non è neppure iscritto all’Ordine dei pubblicisti e non si capisce come potrebbe fare il direttore di un quotidiano anche se l’Italia è il Paese del possibile, dove tutto può avvenire ed anzi c’è proprio una incompatibilità tra il ruolo di parlamentare e quello di direttore responsabile.

La legge dice che in caso di elezione di un direttore di giornale esso deve nominare un direttore responsabile in sua vece. Forse potrebbe fare il direttore editoriale. C’è poi il problema della linea politica. Renzi ha dichiarato che il Riformista da lui diretto non sarà il giornale del Terzo Polo, ma c’è veramente da credergli? Come sarà possibile –si chiedono molti- tenere una linea politica equilibrata quando si è fortemente impegnati nell’agone politico quotidiano?

Sembra impossibile fare un quotidiano non schierato. Renzi, infatti, ha detto che non lascia (la politica) ma addirittura raddoppia. In ogni caso la sua nomina è stata, tanto per cambiare, assai divisiva. La sinistra osserva sospettosa, anche se lo stesso Renzi ha detto che il suo nome è stato suggerito a Sansonetti da un deputato Pd e cioè quel Gianni Cuperlo che è stato in lizza per far il segretario del Pd fino a poco tempo fa.

Il Pd targato Schlein è infatti agli antipodi della visione politica del senatore toscano. A destra, invece, l’accoglienza è stata migliore, se non altro perché la donna di Matteo Salvini, Francesca Verdini, porta un cognome che ha ancora un peso da quelle parti. Poi la vocazione anti - giudiziaria della testata è comunque ben accolta, tanto che la stessa Giorgia Meloni è stata una delle prime a congratularsi pubblicamente per il nuovo incarico anche perché è stata la prima a cui stranamente Renzi l’ha comunicato. Ostile Luciano Fontana, direttore de Il Corriere della Sera, ex Unità, che ha criticato i “mille mestieri” di Renzi. Un attacco abbastanza a sorpresa dalla ammiraglia del gruppo Cairo. Una considerazione merita non solo il raddoppio di Renzi ma anche quello di Romeo. L’Unità si aggiunge ora a Il Riformista va a costituire una certa flottiglia che, insieme a Il Dubbio fondato dallo stesso Sansonetti e ora diretto da Davide Varì-, andrà a sparare ad alzo zero contro la magistratura.

E questo va a minare la “purezza informativa” dei due prodotti editoriali offerti al pubblico.

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