Robot killer, il futuro delle guerre. Arriva la terza rivoluzione delle armi

Robot che mutano da solidi a liquidi, armi che uccidono senza la presenza dell’uomo, dispositivi automatici che gestiscono il nemico. Il futuro prossimo...

di Antonio Amorosi
MediaTech

Il futuro delle guerre? I robot assassini sui quali investono le grandi potenze. Chi è responsabile delle loro azioni?

Si chiama terza grande rivoluzione della guerra e sarà più potente della seconda e della prima, dopo la scoperta della polvere da sparo e delle armi nucleari: robot in grado di uccidere senza che l’uomo prema il grilletto.

In queste ore due torri a Mosca sono state colpite da droni, ma qui c’è ancora la presenza umana. Se la quotidianità dell’umanità sono i robot che uccidono, il futuro molto vicino a noi sarà l'Intelligenza Artificiale, le piattaforme di armi complesse in grado di identificare, prendere di mira e decidere di uccidere da sole gli esseri umani. Le persone saranno superflue, come in tanti altri ambiti della vita sulla Terra, così come il loro carico di umanità ed emozioni. Gli errori saranno parte del gioco, cioè effetti collaterali inevitabili.

In questi giorni sta facendo grandi passi avanti la ricerca che ha creato robot umanoidi in grado di liquefarsi, assumere di nuovo fattezze solide e poi ancora liquide, come il cattivo nel film Terminator 2. Attraversare i muri e gli oggetti non sarà più un problema. Nel volume di marzo 2023 la rivista specializzata Cell ne ha parlato in relazione alle sole applicazioni civili. Di armi non si parla mai anche se è inevitabile che il settore venga interessato.

Molti paesi, inclusi Stati Uniti, Cina, Regno Unito, India, Iran, Israele, Corea del Sud, Russia e Turchia, hanno investito molto nello sviluppo di robot assassini autonomi negli ultimi anni.

Anche Amnesty International del 2021 ha affermato che le potenze militari mondiali stanno "investendo pesantemente nello sviluppo di sistemi autonomi". Il Regno Unito, ha affermato l’associazione, sta sviluppando un drone autonomo senza equipaggio in grado di identificare un obiettivo all'interno di un'area programmata, "mentre la Russia ha costruito un carro armato robotico che può essere dotato di una mitragliatrice o di un lanciagranate". Le funzioni autonome possono anche essere aggiunte a tecnologie esistenti o in via di sviluppo, come il missile vagante Switchblade 600 prodotto negli Stati Uniti.

I sistemi di armi autonome possono anche essere schierati per capacità difensive, con algoritmi di rilevamento in grado di eliminare in anticipo, con grande efficienza una potenziale minaccia e con efficacia e precisione superiore a quella umana. Ma gli esperti e i gruppi per i diritti civili mettono in guardia sui rischi che superano di gran lunga i vantaggi.

Per i grandi trafficanti di armi e per i governi avere dei robot killer è una manna dal cielo; saltano o vengono messe fortemente in discussione tutte le questioni etiche sul ​​rispetto del diritto umanitari internazionali e le responsabilità legali. Un robot killer autonomo che sceglie senza la presenza dell’uomo il bersaglio da abbattere apre scenari imprevedibili. Chi è responsabile delle sue azioni? Il militare che lo ha messo sul campo? L’ideatore? Lo Stato o il gruppo belligerante che lo usa? Nella figura di chi? Non è chiaro.

L’Intelligenza Artificiale legata agli armamenti è accessibile anche ai gruppi privati oltre agli Stati e non esistono attualmente regolamentazioni in grado di limitarne l’utilizzo. E’ nata anche la “Campaign to Stop Killer Robots” consesso di 160 organizzazioni non governative in oltre 65 Paesi del mondo che si batte per giungere al divieto dei robot come armi autonome. Ma per ora l’opinione pubblica mondiale non ne comprende l’importanza. Un divieto assoluto e generalizzato dei sistemi d'arma autonomi non sembra probabile a breve, tanto più in un panorama geopolitico diviso e pieno di conflitti come quello attuale devastato dalla guerra in Ucraina.

Oltretutto in una società del controllo come la nostra, dove è possibile entrare nelle tecnologie quotidiane dei privati ed è possibile il tracciamento dei singoli diventa ancora più insidiosa la presenza di questo tipo di armi.

La Cina ha sostenuto il divieto dell'uso di armi completamente autonome ma non del loro sviluppo, una posizione in linea con l'idea che alcuni degli strumenti militari più pericolosi al mondo, comprese le armi nucleari, possano fungere da deterrenti difensivi.

L'industria cinese delle armi ha debitamente portato avanti lo sviluppo di tale tecnologia, compresi i droni Blowfish A2, che possono volare in sciami e ingaggiare autonomamente un bersaglio. Il Progetto 912 mira anche a sviluppare robot sottomarini nei prossimi anni.

L'India invece ha espresso preoccupazione per una nuova corsa a tali macchine che allarga il divario tecnologico tra le nazioni e per la proliferazione di robot killer, anche per attori non statali, ma ha contemporaneamente raddoppiato lo sviluppo di propri sistemi di armi autonomi.

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