Tumori e malattie neurodegenerative, dall’epigenetica una speranza
Eminenti medici e ricercatori, conosciuti a livello nazionale ed internazionale, si sono incontrati a Taranto per considerare le nuove frontiere della Medicina
Medicina ed epigenetica, fondamentale l'integrazione delle cure terapiche tradizionali in uso
Un futuro della Medicina che è già presente secondo il convegno che si è tenuto a Taranto nell’Università “Aldo Moro”, di Epigenetica e Medicina integrativa, che non è in contrapposizione ma che si combina con la medicina esistente, potenziandola, ottenendone migliori effetti. Eminenti medici e ricercatori, conosciuti a livello nazionale ed internazionale, si sono incontrati a Taranto per considerare le nuove frontiere della Medicina, raccontando in pubblico le proprie esperienze professionali, ognuno secondo la propria specializzazione, e i tanti casi di successo riscontrati secondo un approccio diverso dalle cure terapiche tradizionalmente in uso, integrandole.
“Si tratta di una cura già validata da una commissione scientifica europea che riconosce l’importanza di questo filone di studi” ha riferito Francesco Rapetti, presidente dell’associazione no profit “Noi”, a cui si deve il convegno, seguito anche in videoconferenza da Torino, Savona, Pavia e Parma. Si sono succeduti in ordine di intervento i seguenti medici, professori e ricercatori: Luca Poretti di Taranto, Angelo Aurelio Santorelli di Bari, Giuseppe Tagliente di Taranto, Teodosio De Bonis, Mauro Mantovani e Pier Mario Biava di Milano, Stefano Ciaurelli di Roma, Gianpaolo Pisano di Milano, Pierluigi Sperti di Taranto.
Si è parlato di Iridologia clinica, Sclerologia e Microscopia in campo chiaro, Ossigeno Ozono terapia e medicine funzionali integrate, Riprogrammazione delle Cellule e Rigenerazione delle Tessuti senza il trapianto di cellule staminali e di Ipoacusia neurosensoriale. Di malattie annesse e connesse a questi argomenti, ma soprattutto su come trattare la Cellula, dove tutto ha inizio; su questo tema ne ha parlato soprattutto il prof. Pier Mario Biava.
Su di lui si era così espresso Ervin László, candidato due volte al premio Nobel: “Penso che la scoperta di Pier Mario Biava è una scoperta epocale che cambia la nostra concezione, non solo della medicina ma della salute, della sanità”.
“Ci tengo a sottolineare – ha riferito Stefano Ciaurelli dell’equipe di Pier Mario Biava – che il prof (riferendosi a lui) ha sempre voluto fortemente unire questi momenti divulgativi ad un lavoro solido di scienza pur concentrandosi nella ricerca per dare un futuro roseo a queste scoperte che, anche se nei dati sono straordinarie, hanno bisogno di essere rafforzate nelle pubblicazioni, nella condivisione, nella credibilità, perché cambiare un paradigma come sta facendo il prof non è facile. Mi faccio carico di tanti ricercatori che pensano che veramente quest’uomo sta cambiando il corso della Medicina. Mettiamoci affianco a lui e cerchiamo piano piano di fare questo passaggio, che domani lo dovremo a tutta l’umanità, a tutti quelli che ne hanno bisogno”.
E Pier Mario Biava ha aggiunto: “Purtroppo, bisogna che spieghiamo meglio questo concetto, cioè che difronte alle malattie complesse, in cui le lesioni sono molteplici, sia nei tumori che anche in tutta la patologia neurovegetativa che richiedono una rigenerazione tessutale, con il paradigma riduzionista farmacologico tradizionale, noi non possiamo avere risposte. Allora o i medici capiscono che bisogna cambiare in queste prospettive il paradigma scientifico e cioè che se noi vogliamo rigenerare un tessuto dobbiamo dargli esattamente, copiando dalle cellule sane, tutte le informazioni che la loro vita utilizza per auto organizzarsi, o non otteniamo nulla. Noi abbiamo confermato tutte le scoperte del Premio Nobel prof. Yamanaka, e in più abbiamo utilizzato un approccio che permette un miglioramento notevole della terapia".
Per riprogrammare le cellule tumorali, visto che ci sono molteplici lesioni nei tumori, non basta la terapia chemio, radio e così via. Ben vengano queste terapie, che servono per distruggere, ma con queste non si può riprogrammare una cellula alterata tumorale, bisogna fornirle le sostanze opportune che il prof. Biava ha scoperto nelle sue ricerche e messo a punto in farmaci in commercio, analizzando un pesciolino, lo zebrafish. Utilizzando sofisticate tecniche, è possibile ottenere da questo pesciolino l’intero codice epigenetico in grado di riprogrammare le cellule umane e di differenziarle per rigenerare i tessuti distrutti. E questo è efficace oltre che per i tumori, anche per il Parkinson, l’Alzheimer, Sclerosi Multipla ed altre patologie.
Ha fatto sensazione nel convegno la testimonianza, presentata dal prof. Gianpaolo Pisano, di un paziente affetto da ipoacusia sensoriale bilaterale congenita neurodegenerativa (problemi d’udito) per la quale l’unica soluzione erano le protesi e che grazie alla terapia del prof. Biava è migliorata oggettivamente. Lo si è visto dall’audiogramma proiettato sullo schermo gigante.
Possiamo dire come fa osservare Stefano Ciaurelli che il prof. Pier Mario Biava bisogna posizionarlo tra i grandissimi, così come ritiene anche il vice premio Nobel Ervin László, “augurandoci che quando sarà chiaro per tutti, possa coronare una vita dedicata, ancor più che una carriera, con il premio Nobel, che possiamo dire che ‘in pectore’ già ce l’ha”.
L’intuizione straordinaria è che pensò che all’interno dell’utero e nel periodo esatto del primo trimestre, cioè quando avviene la differenziazione degli organi e delle cellule, ci potesse essere qualche cosa che determinava e controllava lo sviluppo normale della vita nascente. Noi non siamo solo un corpo, siamo prima di tutto una informazione. All’origine della vita c’è una informazione intelligente che dà origine a tutte le cose che appaiono nel nostro universo.
E che la materia è quello che appare ai nostri sensi, ma la realtà è informazione. Quello che è stato geniale nel tentativo di Pier Mario Biava è quello di cercare in tutti i modi di dare di nuovo le informazioni corrette alle cellule tumorali degenerate, le sostanze necessarie che sono venute a mancare per recuperarle ai loro scopi iniziali, riprogrammandole secondo la loro origine naturale.
E il prof. Biava in conclusione ha riferito : “Planck, premio Nobel, padre della biofisica quantistica, ha detto che ha studiato per tutta la vita la materia, per dire alla fine che la materia non esiste. Ciò che esiste sono delle particelle che vibrano e trasferiscono informazione, quindi alla fine di tutto c’è l’informazione e noi siamo essenzialmente informazione per cui non finiamo con il nostro corpo”.