Coronavirus
Inchiesta Covid, Sileri affonda Speranza: "Il Piano del 2006 andava attuato"
Nuovi dettagli emergono dal fascicolo della maxi-indagine, che coinvolge gli ex ministri della Salute e numerosi dirigenti. I documenti
Inchiesta Covid, su Affari le carte che sbugiardano Speranza: il Piano del 2006 andava attuato. SCARICA
Nuove luci e ombre emergono dalla maxi-indagine della Procura di Bergamo sul Covid, che dagli inizi di marzo si è “sdoppiata” su Roma, dove per competenza territoriale è stata trasmessa una parte degli atti.
Questi riguardano il mancato aggiornamento del Piano pandemico nazionale del 2006 e vedono indagati gli ex ministri della sanità Roberto Speranza, Beatrice Lorenzin, Giulia Grillo e una serie di tecnici del Ministero. Speranza, sempre a Bergamo, risponde anche della mancata attuazione del piano pandemico appositamente predisposto per far fronte alla pandemia, e per questo la posizione di Lorenzin e Grillo appare più attenuata. Sembra, dunque, che l’Italia avesse a disposizione sin dagli inizi del 2020, non uno, ma ben due piani organizzativi per far fronte – almeno nelle sue fasi iniziali – all’emergenza sanitaria. È davvero così? Chi ne era a conoscenza e ha deciso di non applicarli?
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Ma andiamo con ordine. Un primo filone riguarda il mancato aggiornamento e la mancata applicazione del Piano Pandemico Nazionale del 2006 predisposto per “fronteggiare preparati un’eventuale emergenza causata da un ipotetico virus influenzale pandemico”. Un virus che, stando alla relazione del microbiologo Andrea Crisanti – a cui è stata affidata la consulenza tecnica – è ben diverso dal tipico virus influenzale stagionale. Proprio da questa relazione emergono dettagli fondamentali, confermati dalle dichiarazioni dell’allora viceministro della Salute Pierpaolo Sileri e da alcuni verbali del Comitato Tecnico Scientifico e dalla task force riunitasi sin dal 22 gennaio 2020, e che affaritaliani.it è in grado di pubblicare.