Sanità, 1 italiano su 6 non può più curarsi. Il sistema ora esclude i poveri

Dalle liste d’attesa infinite alla spesa farmaceutica, il pubblico non garantisce più. I dati dello studio Crea sulla sanità

di Redazione Medicina
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Sanità, il 6,1% delle famiglie italiane è in grave difficoltà. I dati sulla povertà legata ai farmaci

La sanità pubblica è sempre più in difficoltà, i progressivi tagli dei vari governi e l'emergenza Covid hanno creato una differenza enorme tra chi può permettersi le cure mediche e chi invece è sempre più costretto a rinunciarci per mancanza di fondi. Che le diseguaglianze in sanità stiano crescendo a causa soprattutto dell’ostacolo delle liste di attesa, insormontabile - si legge su La Stampa - per chi non ha la possibilità di aggirarle pagando, lo confermano i dati ancora inediti del Rapporto annuale del Crea sanità, di prossima presentazione. Le famiglie che hanno accusato un disagio economico a causa delle spese sanitarie erano il 4,7% nel 2019, sono salite al 5,2% nel 2020, per arrivare ora al 6,1%, percentuale che in numeri assoluti fa un milione e 580 mila nuclei familiari. In crescita è anche il fenomeno delle cosiddette spese sanitarie "catastrofiche", secondo la definizione dell’Oms quelle che impoveriscono le famiglie quando superano del 40% le capacità economiche di sostenerle.

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Che le cose vadano di male in peggio - prosegue La Stampa - lo racconta anche l’11° Rapporto sulla povertà sanitaria presentato il mese scorso da Banco farmaceutico, che nei primi 10 mesi del 2023 ha contato 427 mila italiani in condizioni di povertà sanitaria e che per questo si sono dovuti rivolgere alle organizzazioni no profit, ormai un quinto delle strutture sanitarie del Paese. Solo un anno prima a richiedere aiuto erano stati 386 mila assistiti, che in un solo anno sono quindi aumentati del 10,6%. A rivolgersi al no profit per supplire alla povertà sanitaria sono più i cittadini del Nord. Ma il dato non inganni, perché il Sud è in realtà doppiamente svantaggiato, avendo più persone in difficoltà economica e meno strutture di volontariato che diano una risposta ai loro bisogni.