Sanità, 6mila posti vuoti alle specializzazioni. Medici: un dramma italiano
I giovani non vogliono più lavorare negli ospedali pubblici. Scarse prospettive, puntano sul privato. I numeri allarmanti
Sanità, per le urgenze e i Pronto soccorso i posti non assegnati sono il 76%
La crisi della sanità pubblica é sotto gli occhi di tutti. Dal post pandemia la situazione é andata sempre più peggiorando e ora le conseguenze sono drammatiche. I giovani laureati non hanno nessuna intenzione di lavorare in ospedali pubblici. Lo dimostrano - si legge su Il Fatto Quotidiano - le immatricolazioni alle scuole di specializzazione. Del totale dei posti messi a bando per il 2023 – 16.165, tra contratti statali, regionali o di altro tipo – ben 6.125 sono rimasti vuoti. Il 38%. Con il crollo di medicina di emergenza-urgenza (Pronto soccorso), per la quale il 76% dei contratti non sono stati assegnati, di microbiologia e virologia (89% a vuoto), farmacologia e tossicologia clinica (88%), radioterapia (87%). In caduta libera anche patologia clinica e anatomia patologica, specializzazione fondamentale, quest’ultima, per diagnosticare i tumori.
Leggi anche: Ictus, terza causa di morte in Italia,10 milioni i decessi ogni anno nel mondo
Leggi anche: Overbooking in ospedale, il primario ai pazienti: "Scegliete voi chi si opera"
I giovani medici - prosegue Il Fatto - non vogliono più lavorare negli ospedali pubblici. Così, una volta conseguita la laurea, scappano da tutte le scuole di specializzazione in branche come la medicina di emergenza-urgenza, anestesia-rianimazione, anatomia patologica, patologia clinica, microbiologia. Meglio le specialità – come dermatologia, endocrinologia, cardiologia, chirurgia plastica, pediatria – che aprono buone prospettive per la libera professione o per l’inserimento in una struttura privata. Una sconfitta per la sanità pubblica. Lo sfogo di Giammaria Liuzzi, segretario del sindacato dei medici Anaao Giovani. "Spendiamo milioni di euro per i gettonisti, che possono arrivare a una retribuzione di 700 euro al giorno contro i 1.300 netti al mese di uno specializzando, quando basterebbe riformare il sistema della formazione allineandoci al resto dell’Europa con i contratti di formazione-lavoro con i quali a una responsabilizzazione crescente corrisponde una retribuzione crescente".