A Milano il primo sportello contro la violenza a persone Lgbtqi+

Nasce a Milano il primo sportello contro la violenza e la discriminazione delle persone della comunità Lgbtqi+

Milano
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A Milano il primo sportello contro la violenza a persone Lgbtqi+, iniziativa di Somaschi e Lila

Nasce a Milano il primo sportello contro la violenza e la discriminazione delle persone della comunità Lgbtqi+. Si chiama Iris ed è una iniziativa di Fondazione Somaschi e Fondazione Lila Milano, con il sostegno dell'Unar. "Violenza e discriminazione sono fenomeni trasversali, che possono verificarsi nell'ambito di qualsiasi relazione intima o contesto di vita (lavorativo, scolastico, sociale) coinvolgendo anche persone appartenenti a generi e orientamenti sessuali diversi - spiegano i responsabili del progetto - Far emergere soprusi in questi casi, pero', e' ancora piu' difficile: spesso il senso di solitudine e di vergogna e' molto forte e le persone coinvolte non sanno a chi rivolgersi per chiedere aiuto".

Iris, il primo centro milanese contro la violenza e discriminazione a persone Lgbtqi+

Per questo e' nato Iris, un luogo protetto che mette a sistema diverse competenze maturate in anni di esperienza dalle due organizzazioni. Fondazione Somaschi, infatti, fa parte della Rete Antiviolenza del Comune di Milano e gestisce gia' 12 presidi di aiuto per le vittime di maltrattamento domestico in citta' e nell'hinterland. Lo sportello Iris mette a disposizione un'e'quipe multidisciplinare in grado di offrire percorsi individualizzati con diverse tipologie di servizi: dall'assistenza psicologica alla consulenza legale, dall'accompagnamento sanitario all'orientamento lavorativo e abitativo. Nelle situazioni di maggiore emergenza offre inoltre la possibilita' di rifugio immediato in una casa di accoglienza.

Lgbtqi+: il perchè di un centro antiviolenza dedicato

"Di per se' non occorrerebbe uno spazio differente rispetto agli altri centri antiviolenza - afferma Chiara Sainaghi, responsabile dei centri antiviolenza di Fondazione Somaschi - ma alcuni episodi che ci hanno confidato persone omosessuali e transgender a cui e' stata negata la possibilita' di un colloquio ci hanno spinto a intraprendere questa strada"

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