Politica

Pd agitato verso il voto. Ex renziani falcidiati. Quote candidature. Mappa

Di Alberto Maggi

Elezioni, nel Pd ci sarà una cura dimagrante per Base Riformista (Guerini)

Pd: nelle candidature fare la parte del leone saranno franceschiniani e la sinistra di Orlando, più una quota di lettiani


Settembre/ottobre o 2023 a fine legislatura poco cambia. Le elezioni politiche mettono in fibrillazione i partiti e soprattutto il Pd che, come noto, è diviso in diverse correnti. Il punto di partenza è l'attuale dicotomia, con i gruppi parlamentari nati dalle liste fatte nel 2018 dall'ex segretario Matteo Renzi. Per questo motivo sono a netta maggioranza formati da esponenti di Base Riformista, la corrente degli ex renziani che oggi fa capo al ministro della Difesa Lorenzo Guerini, mentre in direzione nazionale, cioè ai vertici del partito, la stragrande maggioranza è composta dalle varie anime che hanno sostenuto prima Nicola Zingaretti e poi Enrico Letta: Area Dem del ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, la sinistra del ministro del Lavoro Andrea Orlando e i fedelissimi dell'attuale segretario.

E' vero che nei sondaggi il Pd si aggira tra la prima e la seconda posizione, poco sopra il 20%, e certamente dovrebbe e potrebbe ottenere nell urne un risultato migliore di quello del 2018, ma è altrettanto vero che la riduzione del numero dei parlamentari (400 deputati e 200 senatori) porterà a una dolorosa cura dimagrante. A farne le spese sarà inevitabilmente Base Riformista che - stando alle prime bozze di candidature che circolano al Nazareno - nella parte proporzionale (per i collegi uninominali bisognerà accordarsi con gli alleati) non avrà più del 30% come quota di candidature, percentuale già ottimista per gli ex renziani di Guerini nei quali vanno inclusi anche molti amministratori locali, come Stefano Bonaccini e Dario Nardella, che vorranno provare la strada dell'approdo al Parlamento nazionale.

Il restante 70% delle candidature Dem alle proporzionali dovrebbe essere suddiviso tra franceschiniani (25%) e sinistra di orlandiani, altro 25% al quale si potrebbe aggiungere un 5% nel caso in cui Articolo 1/Mdp dove rientrare prima delle prossime elezioni. Tra il 15 e il 20%, quindi, i candidati che saranno espressione diretta del segretario Letta, fedelissimi spesso non politici (si parla ad esempio di professori universitari, sportivi e perfino virologi diventati famosi tra gli italiani nei tempi più duri del Covid). La geografia del Pd è spesso complessa da capire e da interpretare ma per usare le parole di un senatore vicino a Letta, "la minoranza interna non può certo pensare che vengano riproposti gli attuali numeri dei gruppi parlamentari. Alle elezioni cambia tutto".

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