Drogano e violentano una manager sui Navigli: tre ragazzi accusati di stupro
La pm: la ragazza non era in grado di dare consenso in quanto aveva bevuto. Il racconto di quella serata e la beffa: la manager costretta a pagare il conto
Milano, in tre drogano e violentano una manager. Il Pm: non poteva dare il consenso
La manager milanese di 32 anni che lo scorso marzo ha denunciato di aver subito uno stupro nelle cantine di un locale lungo il Naviglio Pavese da tre ragazzi, di cui due titolari del bar stesso, non era in grado di dare alcun consenso in quanto aveva bevuto. E' quanto sostiene la procura meneghina che ha chiesto il processo per i tre indagati che avrebbero anche filmato (con un cellulare) e diffuso il video del presunto abuso. Sarà il processo, non è stata ancora fissata la data dell'udienza preliminare, a stabilire se ci sia stato il consenso, come sostenuto dalla difesa, oppure si sia trattato di una violenza sessuale di gruppo come denunciato dalla manager. Manager che, come ultima umiliazione, è stata costretta dai titolari a pagare il conto e perfino qualche euro di mancia.
I fatti risalgono alla notte tra il 16 e il 17 marzo scorso
I fatti risalgono alla notte tra il 16 e il 17 marzo scorso, una serata tra amici a bere ballare, terminata la mattina seguente quando la ragazza si è svegliata senza rammentare nulla di cosa fosse successo la sera prima. Recatasi immediatamente al centro di Soccorso violenza sessuale e domestica della clinica Mangiagalli, le sono stati accertati gli abusi.
Agli atti della procura ci sarebbero anche dei video degli abusi
Le indagini, condotte dalla compagnia Monforte dei carabinieri di Milano e coordinate dalla sostituta procuratrice Alessia Menegazzo, sono scattate immediatamente e hanno portato a scrivere nel registro degli indagati tre uomini tra i 23 e i 27 anni, due di questi titolari del locale, che dovranno rispondere di violenza sessuale di gruppo. Agli atti della procura ci sarebbero anche dei video degli abusi che i tre uomini avrebbero girato con i loro telefoni cellulari e diffuso. La donna ha denunciato anche movimenti della sua carta di credito che non riconosce come propri.
I dubbi degli investigatori dell'Arma. Ma per le pm è violenza
Dagli accertamenti degli investigatori dell'Arma, che hanno acquisito i filmati delle telecamere di sicurezza e il contenuto dei cellulari degli indagati, risulterebbe piu' verosimile che ci sia stato un rapporto consensuale., riferisce Agi. Una ricostruzione non in linea - da quanto appreso - con quella delle pm del pool "Tutela delle fasce deboli" che si appresterebbe a chiudere l'inchiesta in vista della richiesta di processo per gli indagati.