"Ero ubriaco, non vedevo bene", resta in carcere il pirata della strada
Il pirata della strada: "Dopo l'incidente me ne sono andato a casa”
"Ero ubriaco, non vedevo bene", resta in carcere il pirata della strada
Il gip di Milano Tommaso Perna ha convalidato l'arresto per omicidio stradale e disposto la misura cautelare in carcere per Giuseppe D'Amico, 29enne accusato di essere scappato dopo aver investito il monopattino su cui viaggiava Juan Carlos Quinga Guevara, 33 anni, morto venerdì all'alba in ospedale.
Il 29enne: “Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente”
"Ero ubriaco e quindi non vedevo lucidamente", ha dichiarato D'Amico nell'udienza di convalida. "L'ultimo l'ho visto all'ultimo. Avevo rallentato dopo che e' passato il primo, ho mollato l'acceleratore ma la macchina andava comunque, non ho frenato da lasciare segni per terra cosi' ho urtato l'altro monopattino che stava attraversando la strada. L'ho urtato con il faro anteriore sinistro della mia auto".
Il pirata della strada: "Dopo l'incidente me ne sono andato a casa”
Sulla fuga il 29enne, al quale lo scorso luglio era stata revocata la patente, ha spiegato: "Dopo l'incidente me ne sono andato a casa". La 25enne che era con lui, ha aggiunto, "mi ha chiamato per chiedermi le chiavi dell'auto e poi sono tornato per darle le chiavi in modo che si assumesse la responsabilita'. Sia io che lei, ma piu' lei, non avevamo capito la gravita'". D'Amico, difeso dal legale Fabio Ambrosio, "ha ampiamente mostrato - osserva il giudice - di non essere in grado di rispettare alcuna prescrizione e regola di civileconvivenza, oltre che giuridica e, prima ancora, di banale umanità".