Inchiesta Covid, il procuratore: "Insufficiente valutazione del rischio"
Il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani spiega i motivi alla base dell'indagine: "Contestiamo l'epidemia colposa, è reato"
Inchiesta Covid, il procuratore: "Insufficiente valutazione del rischio"
C'è stata una "insufficiente valutazione di rischio". Lo ha spiegato, ai microfoni di Radio24, il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani parlando dell'inchiesta sulla gestione della pandemia Covid, chiusa a carico, tra gli altri, dell'ex premier Giuseppe Conte e dell'ex ministro Roberto Speranza. "Il nostro scopo - ha detto - era quello di ricostruire cosa è successo e di dare una risposta alla popolazione bergamasca che è stata colpita in un modo incredibile, questa è stata la nostra finalità, valutare se un'accusa può essere mantenuta come noi valutiamo di fare proprio per questa insufficiente valutazione di rischio".
Covid nella Bergamasca, il procuratore: "Contestiamo l'epidemia colposa"
"Noi abbiamo contestato l'epidemia colposa e questo è un reato", ha aggiunto il procuratore di Bergamo intervenendo ad Agorà . "Il lavoro che è stato fatto è mastodontico" ha spiegato ricordando che sono state ricostruite le vite di tante persone, valutate "migliaia di mail, sms" e ci sono state "tre consulenze durate oltre un anno". "La nostra scelta - ha aggiunto Chiappani - è stata quella di offrire tutto il materiale raccolto ad altri occhi, che saranno quelli di un giudice, di un contraddittorio con i difensori perché è giusto che la ricostruzione la diano gli interessati e da tutto questo ricavare l'esperienza non solo di carattere giudiziario, ma anche scientifico, amministrativo" quindi "una lezione, una grandissima riflessione". La speranza del procuratore è che "al di là delle accuse, delle polemiche che senz'altro ci saranno" questo sia "uno strumento di riflessione".
Il procuratore di Bergamo: "Il piano pandemico andava attuato"
"Il nostro problema è stato sì quello del mancato aggiornamento del piano pandemico, e questo riguardava un lato ministeriale, ma anche la mancata attuazione di quegli accorgimenti preventivi che già erano previsti nel piano antinfluenzale comunque risalente al 2006". Lo ha chiarito il procuratore di Bergamo Antonio Chiappani, ai microfoni di Radio24, a proposito del tema del piano pandemico, uno dei capitoli dell'inchiesta sulla pandemia di Covid, appena chiusa
Covid, il procuratore: "In tre anni neanche una commissione parlamentare"
E' stato un "lavoro mastodontico" quello della Procura di Bergamo nell'inchiesta sulla gestione della pandemia di Covid. "Ci abbiamo impiegato tre anni ma mi risulta - ha detto il procuratore Antonio Chiappani a Agorà su Rai 3 - che non sia stata ancora neanche iniziata una commissione parlamentare. Noi in tre anni abbiamo fatto un'inchiesta". Il lavoro ha incluso "ricostruire centinaia di vite, un insieme non solo di provvedimenti ma migliaia di mail e sms, tre consulenze durate oltre un anno - ha elencato - ricostruire tutti i rapporti anche di natura estera (ricordo il discorso dell'Oms, della mancata attuazione e aggiornamento del piano pandemico), ricostruire tutte le attività da parte delle amministrazioni". "Noi siamo in Lombardia - ha concluso - quindi anche delle singole amministrazioni lombarde: non è un gioco".C
Covid, indagato anche l'ex direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra
C'è anche l'ex direttore vicario dell'Oms Ranieri Guerra tra i destinatari dell'avviso di chiusura delle indagini sulla gestione del Covid che viene notificato in queste ore dalla Procura di Bergamo. Guerra è accusato di 'false informazioni ai pm' in relazione alle presunte dichiarazioni non veritiere fatte ai magistrati quando venne convocato come persona informata sui fatti il 5 novembre del 2020. Al centro della sua deposizione, la questione del mancato aggiornamento del piano pandemico del 2006 che, secondo l'allora funzionario dell'Oms Francesco Zambon, Guerra avrebbe fatto retrodatare per farlo sembrare aggiornato al 2017. La posizione di Guerra per questa accusa resta a Bergamo.
Le responsabilità dei vertici dell'Asst Bergamo Est: "Hanno cagionato la morte di due dipendenti"
Gli allora vertici dell'Asst Bergamo Est, competente sull'ospedale di Alzano Lombardo, Francesco Locati e Roberto Cosentina per "non avere valutato il rischio, ragionevolmente prevedibile", e di conseguenza "non avere adottato tutte le misure tecniche, organizzative e procedurali al fine di contenere la diffusione" del Covid avrebbero cagionato "per colpa" la morte di due dipendenti e le lesioni dovute all'aver contratto il virus di 34 operatori sanitari. E' quanto scrive la Procura di Bergamo nell'avviso di chiusura delle indagini letto dall'AGI in cui i due dirigenti sono accusati di epidemia colposa, omicidio colposo, lesioni colpose e falso.
In particolare, i pm, diretti dal procuratore capo Antonio Chiappani e dall'aggiunto Maria Cristina Rota, contestano loro di aver fornito ai lavoratori "i necessari e idonei dispositivi di protezione individuale", di non aver richiesto "l'osservanza da parte dei lavoratori delle circolari aziendali" e di non aver vigilato "sull'osservanza da parte degli operatori sanitari, in servizio, delle indicazioni impartite dal Ministero della Salute, diffuse il 31/01/2020 dall'ufficio Igiene dell'Asst Bergamo Est.