Johnny Dorelli mette all'asta una scultura falsa e finisce a processo

L'attore Johnny Dorelli prova a vendere una scultura rivelatasi poi falsa. Viene assolto dal giudice ma la procura fa ricorso

di Redazione
Johnny Dorelli
Milano

Johnny Dorelli mette all'asta una scultura falsa e finisce a processo

L'attore Johnny Dorelli dovrà affrontare un nuovo processo per avere cercato di vendere una scultura, rivelatasi poi falsa. L'opera in questione è "Tre tempi" attribuita a Fausto Melotti negli anni '70 dalla Galleria Marlborough. La scultura sulla base del catalogo proveniva dalla Galleria San Luca di Bologna e negli anni 80', come testimoniato, è stata acquistata da Gloria Guida, moglie di Dorelli. Il caso iniziò tra il 2017 e il 2018 quanto Dorelli decise di provare a metterla in vendita e si rivolse così a Christie’s a Milano per una valutazione. A sua volta la casa d'aste contattò la Fondazione di riferimento dell'artista che si accorse della non autenticità della scultura per un'anomalia nella punzonatura di firma dell'artista. L'attore, preso in causa, ha spiegato di "non essere conoscitore delle tecniche dell'artista" e di aver comprato l'opera perché gli piaceva, aggiungendo inoltre che la scultura era stata fatta restaurare da uno specialista che in aula ha confermato di non essersi accorto della falsità dell'opera. 

La causa del nuovo processo

Il giudice ha riconosciuto Dorelli come non responsabile del reato, spiegando che "non può dirsi raggiunta la prova incontrovertibile dell'elemento psicologico", ma il pubblico ministero Crupi ha chiesto alla Corte d'Appello di ribaltare la sentenza accusando Dorelli di non essere riuscito a fornite alcun tipo di documentazione relativa all'acquisto e che quindi potrebbe essere stato "consapevole della non autenticità" dell'opera a causa di un difetto della punzonatura che avrebbe dovuto creare sospetto. Inoltre, la Procura sottolinea come non si sia provveduto alla confisca obbligatoria per "impedire la circolazione di opere d'arte contraffate ma vendute come autentiche che avrebbe conseguenza anche il grave pregiudizio al mercato delle opere d'arte che già di per sé presenta problematiche di tracciabilità". 

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