Marcello Viola procuratore capo. Le sei cose che cambiano a Milano

Le sei conseguenze della nomina di Marcello Viola procuratore capo di Milano

Marcello Viola nuovo capo procuratore MIlano
Milano
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Marcello Viola procuratore capo. Le sei cose che cambiano a Milano


di Fabio Massa

E dunque è Marcello Viola il nuovo procuratore capo di Milano. Una scelta, quella fatta dal plenum del Csm a maggioranza, che ha tantissimi significati. Eccone alcuni.

Primo. Marcello Viola è il primo "papa straniero" in procura a Milano da moltissimo tempo. Da sempre nella seconda procura per importanza a livello nazionale (si dice sempre che Roma vale due ministeri, e Milano uno), si è scelto un uomo formatosi all'interno. E invece questa volta non è andata così. L'arrivo di Viola scardinerà vecchie consuetudini e vecchie logiche.

Secondo. Con Marcello Viola si chiude una volta per tutte l'era di Mani Pulite. E' infatti da Mario Chiesa in poi che Milano si è costruita una indipendenza assoluta da qualsiasi logica, ed è diventata di fatto feudo di Magistratura Democratica. Viola, opposto a Maurizio Romanelli che sarebbe stato la continuità, significa che a Milano si volta pagina e nel trentennale di Mani Pulite quella storia ha la parola fine sul libro.

Terzo. Marcello Viola procuratore capo vuole dire la sconfitta di Maurizio Romanelli, e dunque di Francesco Greco, perché era in piena continuità. Romanelli, e dunque Greco, e dunque Fabio De Pasquale, che non a caso era stato messo nel mirino dal facente funzione Targetti e dagli altri magistrati. E' probabile che l'arrivo di Viola ridimensionerà i compiti del dipartimento che persegue i reati esteri e ridistribuirà il carico di lavoro.

Quarto. Le conseguenze del processo Eni, delle tante inchieste archiviate sul Coronavirus, delle continue assoluzioni alla politica lombarda (l'ultima quella di Mantovani, ma non solo), hanno portato a questo esito finale.

Quinto. Marcello Viola arriva malgrado i ricorsi, malgrado il suo essere al di fuori, o comunque in conflitto con il "sistema" raccontato da Luca Palamara e Alessandro Sallusti. "Chissà se glielo faranno fare o si vendicheranno", diceva Palamara agli amici l'altra sera, nella sua trasferta milanese. Gliel'hanno fatto fare. Il che ha un significato enorme.

fabio.massa@affaritaliani.it

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