Politica
Guerra, il soldato Letta filo-America non convince gli italiani
Premiati i dubbi di Lega e M5S su armi a Kiev e aumento delle spese militari
Analisi a cura di Alessandro Amadori, sondaggista
Che atteggiamenti hanno gli italiani verso la guerra, e che conseguenze hanno questi atteggiamenti sulle intenzioni di voto per i vari partiti? Da quando il conflitto è scoppiato, la guerra in Ucraina è in cima alle preoccupazioni degli italiani. Secondo un sondaggio di Istituto Piepoli, già a fine marzo il 90% degli italiani si dichiarava “molto o abbastanza preoccupato” per questa guerra. E per il 55% degli intervistati, è possibile che il conflitto si allarghi fino a coinvolgere anche l’Italia. Ancora, l’82% prova un sentimento di “paura” pensando alla guerra. D’altro canto, solo il 27% sarebbe “molto o abbastanza favorevole” all’intervento militare diretto dell’Unione Europea in Ucraina. Si dichiara però (molto o abbastanza) d’accordo con l’invio di armi in Ucraina, da parte dell’Italia, una minoranza piuttosto ampia del 40% (che è pur sempre una minoranza), mentre solo il 26% è altrettanto favorevole all’aumento delle spese militari.
Questi dati ci fanno capire che la posizione dell’opinione pubblica italiana, rispetto alla guerra fra Russia e Ucraina e più in generale alle questioni militari, maggioritariamente parlando è più vicina all’idea della ricerca della pace e della prudenza, che a quella di un interventismo in stile anglo-americano. Siamo un Paese in cui la Chiesa cattolica ha ancora un radicamento in molte coscienze, prima ancora che nei territori, e dalla fine della Seconda Guerra Mondiale in poi l’impostazione italiana nel campo della politica estera è sempre stata caratterizzata dalla ricerca del dialogo e dall’orientamento verso la mediazione. Anche il conflitto in corso viene quindi letto, da parte della maggioranza dell’opinione pubblica italiana, come una situazione molto delicata e pericolosa, in relazione alla quale la prudenza e la moderazione sono le migliori consigliere.
Sempre tenendo conto che indubbiamente c’è un Paese che ha aggredito e che c’è invece un altro Paese che si sta legittimamente difendendo. Ma la via della ricerca della pace dovrebbe essere al centro della nostra azione. Questa complessità e articolazione degli atteggiamenti degli italiani spiega perché, nei dati delle intenzioni di voto (vedasi il sondaggio presentato a “Porta a Porta”), la linea più strettamente filo-atlantista del Pd non si sta traducendo in un aumento dei voti potenziali, mentre le posizioni più sfumante, o dubbiose se vogliamo, di Lega e M5S stanno producendo una lieve tonificazione delle intenzioni di voto per questi due partiti. Certo, sono movimenti marginali (un più 0,5% oppure un meno 0,5%), e bisogna vedere cosa succederà nelle prossime settimane, però il segnale è interessante e merita una riflessione.
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