Milano, Albertini: "Partito unico? Calenda incapace, meglio Letizia Moratti"

L'ex sindaco: "Forza Italia senza Berlusconi non esiste. Se si ritirasse dalla politica sparirebbe anche il partito. I miei 25 Aprile? Non molti gradevoli"

di Nicolò Rubeis
Gabriele Albertini
Milano

L'indimenticato ex sindaco Albertini: "Moratti può unificare i moderati"

Dalla fine del Terzo polo, naufragato tra i dissidi di "due personalità che non potevano andare d'accordo", al nuovo partito che vuole lanciare Letizia Moratti, fino al futuro di Forza Italia. L'indimenticato ex sindaco di Milano Gabriele Albertini vede una certa effervescenza al centro e in un'intervista ad Affaritaliani.it Milano analizza tutti i possibili futuri scenari politici. Includendo nella lista dei potenziali "registi" pure l'ex presidente della Lombardia, il 'Celeste' Roberto Formigoni, anche solo per indirizzare l'area popolare oggi sempre più frammentata.

Albertini, Renzi e Calenda non sono durati insieme nemmeno un anno. Se lo aspettava?

Io fui tra i promotori di una specie di manifesto che favoriva l'alleanza tra Azione e Italia Viva. Ma quando si concretizzò, ci fu subito una prima divergenza tra i due leader proprio sulla candidatura alla Camera che mi offrì Maria Elena Boschi per conto di Renzi. Calenda preferì indicare il vicesegretario di Azione Enrico Costa, una degnissima persona anche se di Cuneo e non milanese, in un collegio ritenuto sicuro. Ci fu un dissidio che dette luogo a uno sgradevole contrasto tra me e Calenda solo perché obiettai su quella che comunque era una sua legittima scelta. Ma questa situazione denota anche la sua personalità e i suoi rapporti non ottimali con le persone. Anche Enrico Letta avrebbe qualcosa da ridire su questo punto…

Quindi l'idea di un partito unico era giusta ma era sbagliato il suo leader?

Calenda non è in grado di guidare quell'area. Se, nel mio piccolo, ci sono stati screzi anche con me, figuriamoci con Renzi. I loro dissidi sono nati sulle scelte, sulle persone e sulla linea politica. I due consoli hanno lavorato bene nell'antica Roma... non c'era una leadership sufficiente dell'uno per assorbire l'altro.

In questo contesto prova a inserirsi Moratti?

Non essendoci un partito di centro sufficientemente coeso e guidato da una leadership forte, magari lei può provare a unificare quello che è unificabile di un’area moderata con presenze non solo socialiste e liberali ma anche cattoliche: auguri e buona fortuna. Non so se alle elezioni europee voglia presentare un partito per raggiungere il 4% ed entrare in Parlamento. Credo sia al limite della possibilità di riuscire a centrare il quorum.

Vuole darle un consiglio?

Può provare con Renzi e Calenda proponendogli di mettersi d'accordo sul suo nome. Se ha ambizione vada da loro e dica: 'Se non andate d’accordo tra voi, e avete fiducia in me, affidatemi la guida del nuovo centro’.

Lei è stato vicino anche ad appoggiarla alle regionali in Lombardia.

In un primo tempo Moratti fu gentile e affettuosa. Già quando si parlava di una mia possibile candidatura a sindaco di Milano nel 2021 mi mandò dei messaggi, quindi mi sono sentito in dovere di contraccambiare. Lei mi ha subito ‘arruolato’ e voleva che facessi il capolista, ma era convinta che sarebbe stata la candidata del centrodestra. Quando è stata esclusa anche io mi sono ritirato senza però smentire quello che avevo detto in precedenza. Ma quando ho visto che nei garanti della sua lista aveva messo il magistrato Alfredo Robledo...

Che non corra buon sangue tra voi due è cosa risaputa.

Se c'è un magistrato con cui non ho ancora finito un conflitto ventennale è proprio lui. Bandito da Milano e trasferito a Torino per gravi motivi disciplinari, decurtato di sei mesi di anzianità e degradato a sostituto aggiunto dalla Cassazione, fa credere che tutto ciò sia avvenuto per incompatibilità con Bruti Liberati. Come fai a mettere uno come lui nei garanti?

Silvio Berlusconi è ricoverato al San Raffaele. Ma Forza Italia già da qualche settimana aveva cambiato assetto per volere proprio del Cavaliere.

C'è un'evoluzione dentro Forza Italia dopo l’'appeasement' con la Lega degli ultimi anni. Un'ala filogovernativa, che parte dalla famiglia e dalle aziende - persone come Fedele Confalonieri, Gianni Letta o i suoi figli - si è mossa nella direzione di isolare e attenuare il potere dei più identitari filo-leghisti, nota posizione dell'ormai ex coordinatrice Forza Italia in Lombardia Licia Ronzulli, sicuramente più vicina a Matteo Salvini che non a Giorgia Meloni che non l'ha voluta nel governo. Forse Berlusconi si è accorto che Ronzulli l’ha fatto litigare con troppe persone importanti e per questo ha disposto un reset, circondandosi dei consiglieri storici e della famiglia. Una scelta di equilibrio fatta anche con l'aiuto della compagna Marta Fascina.

Resta il fatto che Forza Italia rimane un partito a immagine e somiglianza di Berlusconi.

Forza Italia senza Berlusconi non esiste. Se si ritirasse dalla politica sparirebbe anche il partito. Il non avere trovato un successore può sembrare un errore dall'esterno ma una scelta dall’interno. Berlusconi è un uomo eccezionale, tutto quello di cui si è occupato è stato uno straordinario successo. Uno che ha questa visione non può immaginare che il suo partito non sia governato da lui. Se rimane in campo nessuno è come lui.

Il voto cattolico sembra invece sempre più frammentato.

Nella costruzione di un nuovo centro anche Roberto Formigoni potrebbe svolgere un ruolo, soprattutto se riuscisse a diventare una sorta di martire della giustizia. A luglio dovrebbe finire l'iter giudiziario, poi potrebbe provarci con la Corte europea dei diritti dell'uomo. Il suo è un caso abbastanza tecnico di condanna senza prova. Il direttore della Sanità e il direttore generale della Regione, eventuali esecutori materiali di delibere illecite, e la giunta regionale e i consiglieri di maggioranza, co-decisori di atti non censurati, sono stati tutti assolti, mentre lui è stato condannato. Ci sono state delle prove di acquisizioni di fondi ma non ci sono prove di illeciti su come sono stati versati, eccetto quei 76 milioni che non sono finiti nelle sue tasche ma in un giro in cui i responsabili si sono dichiarati colpevoli e hanno patteggiato. Nel centro magari non potrebbe essere il front-man, ma Formigoni potrebbe collaborare da 'gestore'.

Non c'è nessuno che può riunire davvero il centro?

Avrebbe potuto farlo Mario Draghi, se avesse voluto. Ma vista l'esperienza di Mario Monti, seppur diversa... E poi Draghi non hai mai sentito il suo ruolo politico superiore a quello istituzionale, quindi ha fatto bene a rimanerne fuori.

Da ex sindaco, oggi è 25 aprile. Tra le polemiche del presente, lei ha un suo ricordo?

Del mio primo 25 aprile da sindaco non ho un ricordo particolarmente gradevole. Pur essendo passato un certo periodo di tempo tale da aver dimostrato di non poter esser connotato come un 'fascistone' nonostante fossi il sindaco di una coalizione di centrodestra, nella festa della Liberazione del 1998 venni fischiato e insultato da un'area selvaggia e numerosa di centri sociali ed estremisti. Decisi di non parlare dal palco e così feci per tuti gli anni a seguire. Ma anche oggi una vera riconciliazione ancora non c'è stata.

Ogni anno si recava sulla tomba del repubblichino Carlo Borsani, una riconciliazione anche con i morti 'dimenticati'.

Al campo X del cimitero Musocco non andavo ovviamente il 25 aprile, non avrebbe avuto quel significato che volevo dargli. Era un atto di pietà verso chi aveva partecipato alla sua guerra civile per lealtà verso un giuramento e un sistema di valori insieme a chi era destinato a perdere. Ogni anno speravo che potesse esserci almeno un delegato dell'Anpi e invece nessuno lo fece mai. Questo mi ha sempre lasciato molta amarezza.

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