Sertori, il boom della Lega in Valtellina: "Alle politiche Fdi oltre il 30%"

Sertori: " Meno il voto è ideologico e più di merito e sulle persone, e più si sposta sul territorio"

di Nicolò Rubeis
Massimo Sertori
Milano

Sertori, il boom della Lega in Valtellina: "Alle politiche Fdi oltre il 30%"

In Valtellina la Lega è riuscita a superare Fratelli d’Italia, e non di poco. Un risultato "non scontato", figlio anche del lavoro sul territorio dell'assessore lombardo alla Montagna e agli Enti locali Massimo Sertori, che in provincia di Sondrio ha collezionato quasi 8mila preferenze contribuendo a rendere il Carroccio il partito più votato del centrodestra: "Alle politiche Fdi aveva preso più del 30%, la Lega il 18%. Siamo partiti da lì e abbiamo completamente ribaltato il risultato".

Sertori, Fdi non ha dilagato e la Lega ha tenuto. Il radicamento sul territorio ha fatto la differenza?

In elezioni come le regionali servono persone che nella propria azione amministrativa abbiano dimostrato credibilità. Meno il voto è ideologico e più di merito e sulle persone, e più si sposta sul territorio e sulla parte amministrativa. Più sei riconoscibile e più vieni premiato. Chi ti conosce è anche motivato ad andare a votarti.

Gli stakeholders della Montagna hanno individuato in lei un interlocutore privilegiato.

La montagna, che rappresenta il 40% del territorio lombardo, ha bisogno di misure specifiche. Il nostro obiettivo, e dobbiamo continuare su questa strada, era quello di scongiurare lo spopolamento, creando servizi che a volte non ci sono. Abbiamo attuato politiche specifiche, come quella delle aree interne. Ma non ci siamo limitati a definire quelle 4 o 5 che chiedeva lo Stato, individuandone 14 e coprendole tutte con finanziamenti. Nelle vallate della Lombardia c'è stato un riscontro anche politico di quello che abbiamo fatto.

Il prossimo passo?

Accompagnare la montagna nell'ambito dei servizi e sviluppare le sue potenzialità. C'è il tema della sanità di montagna che va ripreso. Spesso questi luoghi hanno distanze importanti rispetto al primo presidio ospedaliero. Occorre investire nella telemedicina e sulla possibilità di fare assistenza.

Lei si è occupato anche della siccità che ha danneggiato i raccolti della scorsa stagione. Le previsioni per quest'anno?

La fotografia attuale è oggettivamente preoccupante ma ci siamo mossi per tempo, invitando tutti gli attori, già a dicembre e a gennaio, a fare un uso parsimonioso dell'acqua, soprattutto a valle dei laghi. I concessori idroelettrici hanno ridotto l'erogazione, ma permane comunque una situazione di forte criticità. La disponibilità idrica è analoga a quella dell'anno scorso e le riserve sono inferiori del 55% (l'anno scorso era il 52%) rispetto allo storico. L'unica nota positiva è che quest'anno c'è un po' più di manto nevoso. Convocherò il tavolo permanente il 2 marzo, ma senza piogge copiose saremo nella stessa situazione del 2022.

Il presidente Attilio Fontana, sul tema, ha invocato anche interventi nazionali.

La siccità sta diventando una tendenza strutturale. C'è il tema dei bacini di accumulo e dell'utilizzo di ex cave ma per fare questo servono opere di impermeabilizzazione e di connessione. Gli interventi sul medio termine sono più di uno, specie sui sistemi irrigui. E vanno supportati. Ci saranno poi da fare delle riflessioni sui vari tipi di coltura.

Sull'approvvigionamento di energia che ruolo può giocare la Lombardia?

La Lombardia è la Regione che più ha incrementato il fotovoltaico negli ultimi anni. In questo mandato abbiamo finanziato e incentivato i sistemi di accumulo e adesso abbiamo un ruolo da protagonista insieme a parte del Veneto, del Piemonte e del Trentino per quando riguarda l'idroelettrico, che rappresenta ancora il 40% di tutta l'energia in Italia. Ragionare su altri nuovi invasi può essere complesso, ma ci sono spazi per ulteriori efficientamenti. Bisogna implementare l'idroelettrico che c'è e aumentare il fotovoltaico e quindi la presenza di rinnovabili. Siamo molto concentrati su questo.

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