Violenza sessuale, il gip di Milano: "Il silenzio non equivale al consenso"
Respinta la richiesta di archiviazione della Procura per un 32enne che dichiarava di aver frainteso il silenzio della sua vittima per un consenso
Violenza sessuale, il gip di Milano: "Il silenzio non equivale al consenso"
L'essere rimasta in silenzio non equivale a una forma di consenso ne' esplicito ne' tanto meno implicito. Cosi', in sintesi, il gip di Milano ha respinto una richiesta di archiviazione della Procura e ordinato l'imputazione coatta di un 32enne italiano accusato di aver violentato piu' di tre anni fa una ragazza allora 27enne. La vicenda risale alla meta' del maggio 2019 quando la vittima, dopo aver trascorso una serata con un'amica sui Navigli, era rimasta sola in piazzale Abbiategrasso.
Il giudice: "Il silenzio non poteva essere frainteso come consenso"
Stando al suo racconto, intorno alle 3 l'indagato, a lei sconosciuto, le avrebbe offerto un passaggio per tornare a casa. Il 32enne invece sarebbe andato verso il suo appartamento dove sarebbe poi avvenuta la violenza. "Quando mi accorsi che non stava andando dalla parte giusta, mi immobilizzai e non riusci' a parlare ne' a muovermi", ha messo a verbale la ragazza alla Polizia. "Il pm nella sua richiesta di archiviazione afferma che l'indagato potrebbe aver frainteso il silenzio della ragazza per l'ora tarda e la stanchezza", riporta il giudice nella sua ordinanza. Tuttavia, "quel silenzio non poteva essere affatto frainteso posto che la ragazza aveva chiesto di essere accompagnata a casa". Inoltre, "le condizioni di buio, di notte tarda di possibile stato di ebbrezza che il pm evidenzia per 'giustificare' un possibile fraintendimento dell'uomo assumono in vero rilevanza per affermare la condizione di fragilita', vulnerabilita' e debolezza della ragazza"