De Meo: Serve una strategia politica comune sull’elettricità

L’ad di Renault a Quattroruote Next “Non basterà alzare le barriere doganali per frenare l’avanzata cinese nell’epoca del green deal”

Redazione Motori
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"Il tema di fondo sul lungo periodo non è solamente lo sbilanciamento sulle tasse d'importazione:

è quello di fare una strategia che permetta all'Europa di giocare con le stesse regole di americani e cinesi e di posizionare la propria industria in questa transizione". Lo ha detto Luca de Meo, ad di Renault, intervistato da Quattroruote Next a proposito dell’imminente avanzata cinese nel mercato automotive europeo.

L'innalzamento di nuove barriere doganali, osserva de Meo, non basterà, perché queste, da sole, non sono sufficienti a dare indirizzo all'economia e all'industria del nostro continente. Né, soprattutto, ad assicurarne la competitività. “In Europa abbiamo bisogno di una strategia industriale sull'automobile e non è sufficiente impilare una sull'altra delle regolamentazioni, delle scadenze e delle multe per fare una strategia. Le autorità devono anche capire che molti dei problemi che noi affrontiamo in questa transizione tagliano trasversalmente i settori e spetta alla politica coniugare automobile, energia, infrastrutture, software per creare una strategia. Sono questioni che non si affrontano nel giro di sei mesi o di un anno: i cinesi sull'elettrico hanno iniziato vent'anni fa, così come la Tesla.

Sono conoscenze che possiamo accogliere per creare un ecosistema qui, a patto di gestire le condizioni con cui arrivano questi nuovi player. Quando siamo andati in Cina ci sono state delle condizioni da rispettare e noi abbiamo tutta la legittimità per pretendere che quando qualcuno arriva nell'arena europea debba rispettare qualche regola del gioco. Detto questo, il protezionismo sul lungo termine non basta e genera inefficienza" aggiunge De Meo.

A proposito poi dell’andamento a dir poco deludente dell’elettrico in Italia, De Meo risponde:
"È un processo classico, non mi sorprende per niente: in Europa le nuove tecnologie si sono sempre diffuse dal Nord al Sud. Tutti ci aspettiamo che l'Italia si agganci al treno il più velocemente possibile perché è un grande mercato, ma dipende da potere d'acquisto, infrastrutture e altri fattori. E poi il mercato dell'elettrico è molto sensibile agli incentivi: non è ancora un mercato naturale dettato solo dalla domanda dei clienti. Poi, bisogna scegliere il giusto target: la transizione all'inizio verrà pagata da chi ha potere d'acquisto, un garage, può installare un caricatore e pagare di più per auto strutturalmente più care. Inutile dare soldi a chi i soldi ce li ha già". “Rimango convinto che il regolatore ci debba dire dove vuole andare, ma non come arrivarci. I tempi saranno molto molto stretti: una volta che le regole sono fatte il mio lavoro non è contestarle, ma mettere l'azienda in condizione di rispettarle. Stiamo cercando di fare in modo che il marchio Renault possa essere 100% elettrico entro il 2030. Poi abbiamo un piano B con la Dacia e altre vetture a livello internazionale su cui manterremo dell'ibrido, ma le regole sono fissate e in Europa saremo pronti a osservarle" dice ancora il numero uno della casa francese.

 “L'Europa ha perso molte opportunità per anticipare certe tendenze, pensiamo alla digitalizzazione, e sono convinto che tutta l'idea che c'è dietro il Green Deal sia una grande missione collettiva. In questo ce la possiamo ancora giocare con i cinesi e gli americani, anche perché su questi temi abbiamo una sensibilità culturale più forte. Dobbiamo lottare perché il Green Deal si faccia, perché farà dell'Europa un posto più competitivo in settori rilevanti per il futuro dell'umanità" aggiunge De Meo. "Per quello che ci riguarda è prevista una clausola di revisione al 2026, ma sono convinto che sperare nel fatto che si torni indietro sia strategicamente un errore: tra l'altro, non è efficiente nemmeno da un punto di vista economico.

Pensiamo a cosa accadrebbe se a un certo punto ci dicessero "abbiamo scherzato": molti di noi hanno già messo a terra miliardi di investimenti, quindi il treno è già partito. Il tema è come farlo andare avanti, non come farlo tornare in stazione. Il 2026 è l'opportunità di correggere qualcosa, ma non dobbiamo perdere l'occasione di andare in questa direzione, perché è buono per l'Europa, per l'economia europea e per la società" ha detto sempre a proposito del green deal europeo. “Il mercato europeo non tornerà mai ai livelli pre-Covid, anche perché i prezzi sono aumentati e tecnicamente il prodotto diventa sempre più sofisticato. Ma la regolamentazione europea ha spinto a un remix verso l'alto: questo ha avvantaggiato i costruttori premium, ma ha messo in grossa difficoltà aziende come noi e come Stellantis. E questa cosa va corretta, perché altrimenti l'industria viene percepita come elitista e lontana dalle esigenze della mobilità di tutti, che invece è un diritto fondamentale. Una delle cose che si potrebbe fare è correggere una regolamentazione, che ci sta spingendo a sovraccaricare il prodotto di tecnologia non completamente necessaria" conclude De Meo nella sua intervista a Quattroruote Next.
 

 

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