Lancia Design Day: il 28 novembre si svela il futuro
• Stratos, Rally 037 e Delta, nate per vincere e con un perfetto rapporto tra forme geometriche primarie, al servizio della massima resa prestazionale.
“Ispirarsi a vetture come Delta, Rally 037 e Stratos è il sogno di tutti:
vetture da gara, brutali ed efficienti, che hanno fatto di Lancia il marchio che ha vinto di più nella storia del Rally – dichiara Luca Napolitano, CEO del marchio Lancia –. Forme primarie, geometrie radicali, fari posteriori rotondi, alettoni aerodinamici, tutti elementi che fanno parte della storia del nostro design e che ci hanno ispirato per “creare” i modelli futuri di Lancia”.
Lancia Stratos “calza come la tuta di un atleta, mettendone in mostra la muscolatura”
Questa è l’essenza della Lancia Stratos: una vettura da corsa “brutale ed efficiente”, nata per vincere e in grado di rompere gli schemi, perché così diversa dai modelli dell’epoca. Ispirata al prototipo “Strato’s Zero” del 1970 – realizzato da Bertone su disegno di Gandini – la versione definitiva viene presentata l’anno successivo, con la sua futuristica forma a cuneo e il motore sei cilindri a V della Dino 246 Ferrari. Il frontale è affilato e si armonizza con i passaruota, mentre il parabrezza inclinato ingloba il montante anteriore e prosegue nei vetri laterali. Il tetto scende verticalmente sul piccolo lunotto posteriore, che è avvolto dal grande cofano motore. Sul posteriore spiccano i fari rotondi e un alettone aggressivo. Nuccio Bertone, “papà” del prototipo, quando vide la versione finale della Lancia Stratos disse che “calza il pilota e il navigatore come una tuta con un atleta, mettendone in mostra la muscolatura”.
Tutto in questa vettura è progettato per i rally, a partire da cofano e baule costituiti da due leggeri gusci, comprensivi dei rispettivi parafanghi, con un’apertura ampia per un rapido intervento durante l'assistenza di gara. Ma Lancia Stratos è rivoluzionaria anche negli interni, completamente centrati sul guidatore e pensati per ottenere risultati ed emozioni: due posti secchi e solo due vani per i caschi da corsa, elemento distintivo anche della versione stradale. Il cosiddetto “colour blocking” degli interni crea continui giochi di contrasti per un eclettismo tutto Lancia, attraverso l'utilizzo dei colori primari, blu, rosso e giallo.
La Lancia Stratos HF Gruppo 4 vince per tre volte consecutive il Rally di Monte Carlo, si aggiudica due titoli Mondiale Costruttori (1975 e 1976) e altrettanti nell’Europeo Piloti, oltre alla vittoria di Sandro Munari nel 1977 della Coppa Mondiale FIA Piloti Rally.
E, a partire dalla stagione sportiva 1975, la Lancia Stratos sfoggia i colori bianco e verde dello sponsor Alitalia con il logo tricolore della compagnia aerea, sdoppiato ed armonizzato a forma di cuneo per creare una delle livree più belle della storia del Motorsport.
Lancia Rally 037, lo stile aggressivo e minimalista della vettura campione del mondo di Rally del 1983
Caratterizzata da forme “funzionali” e spigolose, sia nel frontale che nel posteriore, la Lancia Rally 037, meglio conosciuta con la sigla di progetto “037”, è una sportiva pura che incarna la famosa vittoria di Davide contro Golia. La Lancia Rally 037 è infatti l’ultima vettura a due ruote motrici a vincere il Mondiale di Rally, nel 1983, battendo avversari più potenti e, soprattutto, dotati di trazione integrale.
La sua originale struttura mista, monoscocca e tubolare, viene "vestita" dall'atelier Pininfarina che sviluppa una carrozzeria aggressiva ed elegante al contempo, in grado di conferire un importante carico aerodinamico verso il suolo. Per raggiungere la massima efficienza, viene realizzata in poliestere con rinforzi in vetroresina, mentre i due leggerissimi cofani, motore e baule, possono essere smontati integralmente.
Gli interni, minimalisti e razionali, sono la quintessenza della competizione, così come alcune “appendici” aerodinamiche sul montante e sulla coda, tra cui un vistoso spoiler posteriore, la rendono ancora più performante.
Nata sulla base della Beta Montecarlo, la Lancia Rally 037 non fu pensata per essere prodotta in numeri elevati essendo la produzione della vettura stradale unicamente propedeutica per l’entrata nel mondo del Rally.
L’esordio ufficiale avviene al Salone di Torino del 1982 con la versione stradale e l’anno successivo la Rally 037 conquista il titolo Mondiale Costruttori, il secondo posto nel Mondiale Piloti e il Campionato Europeo ed Italiano con Miki Biasion, che da lì a poco gareggerà sotto le insegne della scuderia ufficiale Lancia Martini.
Il Design della leggendaria Lancia Delta, la vettura da Rally più vincente di tutti i tempi
Basta pronunciare il nome Delta per far sussultare gli appassionati delle auto in tutto il mondo e i fan dei Rally. Il pensiero corre subito al 1988 quando la Delta HF 4WD, che segna l’ingresso di Lancia nel settore delle berline da turismo a 4 ruote motrici, evolve nell'iconica Delta HF Integrale, ricordata da tutti per il suo frontale aggressivo, dove spiccano le prese d’aria frontali maggiorate e i passaruota allargati, per ospitare gomme più larghe.
Negli anni successivi, il modello si arricchisce di tutta una serie di miglioramenti tecnici e stilistici. Si passa così dalla Delta HF Integrale 16V, caratterizzata da una vistosa “gobba” sul cofano motore necessaria per ospitare la nuova testata, alla Delta HF Integrale 16V Evoluzione, su cui vengono ulteriormente allargati i parafanghi e spunta un vistoso spoiler alla fine del tetto. Da questa straordinaria compatta stradale, il marchio italiano realizza la più vincente vettura da Rally di tutti i tempi. La Lancia Delta HF a trazione integrale con le quattro evoluzioni, vince: sei volte il Campionato del Mondo Rally Costruttori (1987-1992); quattro volte il Campionato del Mondo Rally Piloti (1987-1989 e 1991); una volta il Campionato del Mondo Rally produzione (Gruppo N) nel 1987; sei volte il Campionato Europeo Rally (1987-1991 e 1993) e due volte il Campionato Europeo Rally produzione (Gruppo N) 1988 e 1989. La Lancia Delta HF Integrale è un sogno per gli appassionati del motorsport e, al tempo stesso, un vero incubo per gli avversari che dovettero sottostare alla sua supremazia.