25 aprile e 1 maggio, polemiche sul nulla: uniamo le feste senza perdere tempo

Unifichiamo queste ricorrenze, così almeno perdiamo meno tempo. Paghi uno e prendi due. Il dibattito sul fascismo è stato surreale.

Di Giuseppe Vatinno
Manifestazione 25 Aprile
Politica

Liberazione e Festa dei lavoratori, unifichiamo le due ricorrenze 

Un altro 25 aprile è passato chiedendosi se la destra italiana avesse oppure no ripudiato il fascismo. Ed ora si avvicina il 1 maggio e ricomincia il bla bla. Unifichiamole queste ricorrenze, così almeno perdiamo meno tempo. Paghi uno e prendi due. Intanto Moody’s approfitta della distrazione pubblica annuale per assestarci una bella legnata sui BTP dicendo che è meglio investire sul debito spagnolo, che sarebbe più stabile. Immediata caduta delle borse e perdita secca per gli investitori italiani e dello Stato che vede di nuovo decollare lo spread.

Forse Giorgia Meloni dovrebbe dire una parolina a Sleepy Joe Biden, visto che poi gli Usa ci chiedono di supportare lo sforzo bellico in Ucraina e soprattutto hanno chiesto navi da guerra italiane per Taiwan contro la Cina, con la portaerei Camillo Benso di Cavour che ha fatto rotta per il lontano Oriente. Il “ringraziamento” –se così lo possiamo chiamare- è l’attacco ai titoli di Stato italiani. Ma torniamo alla pantomima 25 aprile.

Il Riformista non resiste alla Resistenza (scusate il gioco di parole peraltro voluto) e titola: “Il fascismo è ancora vivo e si aggira attorno a Palazzo Chigi…”. Grasse risate aumentate da un altro articolo di prima dal titolo “Il Pci guidò la Liberazione” e sotto una foto anni ’50 da archivio staliniano in bianco e nero con un militare che appunta una medaglia a un civile. Ci manca una foto dell’auto elettorale sgangherata del Pci con sopra il modello dello Sputnik sovietico e il quadretto neorealista sarebbe completo.

Siamo al ridicolo storico con Piero Sansonetti che si deve essere eccitato come un mandrillo della Guinea per la prossima nomina della rinata Unità e ammolla una articolessa indigeribile appunto sul fascismo vivo e meloniano. Infatti il gerarca fiorentino Alessandro Pavolini è stato avvistato ieri allo storico bar Giolitti, proprio davanti al Parlamento.

Cercava quel birbaccione del nipote Lorenzo Pavolini che ha dirazzato e lavora per Nuovi Argomenti, baluardo della rivista moraviana guidata dalla “comunistissima” Dacia Maraini (misteriosamente edita dalla “destra” Mondadori). Ma torniamo alla intemerata di Sansonetti e del Riformista.

Si tratta forse dello stesso quotidiano che ha come direttore editoriale quel Matteo Renzi che ha portato il più grande attacco alla sinistra abolendo l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori? Il centro–destra e Confindustria ci avevano provato dalla fine della Seconda guerra mondiale e solo l’allora segretario del Partito democratico ci è riuscito a parte tutte le altre manovre non proprio riformiste come la revisione della “Costituzione più bella del mondo” che gli costò la cadrega dopo il referendum in cui fu bastonato dall’intero popolo di sinistra.

No perché non può essere lo stesso Sansonetti che parla di destra fascista con Renzi che guida il giornale: deve trattarsi di un clone che si è impossessato delle sembianze sansonettiane, uno che non conosce il giornale in cui ancora lavora e soprattutto non conosce Matteo Renzi. Tutti gli altri quotidiani di centro – sinistra sono invece abitati dalla parola “Resistenza”, il che non può che fare felice il fisico Georg Ohm creatore della nota legge che governa i circuiti elettrici.

Nel frattempo, come esercizio di democrazia, la sinistra appicca a testa in giù Giorgia Meloni e il governo, soprattutto quel diavolaccio di Ignazio La Russa, il più irriducibile, che se ne è scappato addirittura a Praga. I social sono un florilegio di foto di Piazzale Loreto con Clara Petacci appesa a testa in giù con una pietosa spilla da balia con cui un prete volle richiuderle la gonna indecentemente calata ed accanto la faccia gonfia del Duce massacrato da sputi e calci tirati da piedi sempre rigorosamente anonimi come anonimi sono i leoni di Twitter che hanno postato i fotomontaggi. Gli italiani sono così. Acquisiscono forza magica dall’anonimato per poi fare gli agnellini quando c’hanno la targa in bella evidenza appiccicata alle terga.

In ogni caso il dibattito sul fascismo è stato surreale. Giorgia Meloni si è dissociata, Fini lo chiamò “il male assoluto”, la Resistenza è un valore accettato, la svolta di Fiuggi c’è stata, si tenta di avere un grande partito conservatore come quello repubblicano Usa. Fratelli d’Italia ha fatto i conti con il passato, li aveva già fatti Alleanza Nazionale, come il Partito Democratico e il Pds e i Ds avevano chiuso (si spera) con il comunismo e i crimini di Stalin, dopo la svolta di Achille Occhetto della Bolognina. È ora di rimboccarsi le mani e di tornare a lavorare dopo la sbornia di ponti e vacanze. C’è il PNRR che aspetta e c’è una agenzia di rating mondiale che ci attacca. Sono queste le cose che interessano gli italiani.

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