Alberghi di lusso, gioielli e centri estetici: ecco chi è Liliana Murekatete
La moglie del parlamentare è stata arrestata assieme alla madre nell'ambito dell'inchiesta sulla gestione delle cooperative che si occupavano di migranti
Ecco chi è Liliane Murekatete, moglie del deputato Soumahoro finita agli arresti domiciliari per bancarotta fraudolenta
Finita ai domiciliari insieme alla madre per “reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale”, in molti si stanno chiedendo chi sia Liliane Murekatete, moglie del deputato del gruppo misto Aboubakar Soumahoro.
Originaria del Ruanda, Liliane Murekatete ha 45 anni. Come risulta sul suo profilo LinkedIn, è presidente della cooperativa sociale Karibu. Sempre sul profilo, si trova descritta una carriera come assistente di un membro parlamentare e una lunga permanenza di 5 anni e 11 mesi, a partire da gennaio 2017, presso la cooperativa sociale Karibu.
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I maltrattamenti verso i dipendenti delle cooperative di Liliane Murekatete e sua madre
Il sindacato Uiltucs ha denunciato le condizioni dei lavoratori della Karibu. La procura di Latina ha quindi aperto un’indagine nei confronti della cooperativa, insieme a Consorzio Aid, gestite dalla suocera e dalla stessa Murekatete. I lavoratori che hanno denunciato la cooperativa hanno raccontato di non ricevere lo stipendio da due anni ed essere costretti a lavorare in nero. Alcuni hanno raccontato di maltrattamenti, privazione dell’acqua e della luce.
Madre e figlia, Maria Therese Mukamitsindo e Liliane Murekatete, respingono le accuse e, nel corso dell’ultime ore, hanno voluto sottolineare la non partecipazione di Soumahoro nel caso.
Secondo Mukamitsindo, come Money.it, non ci sono i soldi. Anche in seguito alla vittoria di diversi bandi i soldi non sono ancora arrivati e nel frattempo le spese si sono accumulate. La presidente ha quindi ammesso di aver commesso un errore, cioè di non aver licenziato prima i dipendenti quando si è accorta di non poter pagare in tempo le persone.
“Ma li conosco da vent’anni e ho preferito aspettare”, ha spiegato. Hanno aggiunto che i ragazzi con loro non si sono mai lamentati e che quando è mancata l’acqua è stato dovuto solo a un incidente all’impianto idraulico in estate. Mentre sulle accuse di pagamenti non effettuati o effettuati da conti esteri le donne levano gli scudi e spiegano come sia impossibile una simile procedura, soprattutto considerando i controlli a cui sono sottoposte le cooperative da parte dello Stato.
La Procura, come riporta Money, ha deciso di mettere agli arresti domiciliari le due donne, disponendo anche “il sequestro di beni per un ammontare complessivo di 2 milioni di euro, vale a dire la quantità di denaro pubblico che la Finanza ha certificato essere stata spesa per finalità diverse da quella della gestione dei centri d’accoglienza che facevano capo alla cooperativa Karibù”.
Ma, come scrive Repubblica, i fondi destinati alla gestione dei migranti sono stati utilizzati per "finalità private: ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica". E ancora: "alberghi e beni di lusso".
Più dettagliatamente, nelle pagine dell'ordinanza, si legge che "l'utilizzo di carte di credito e prepagate, intestate alla Karibu" venivano "adoperate per finalità private (ristoranti, gioiellerie, centri estetici, abbigliamento, negozi di cosmetica) per importi come 93.976 euro nel 2017, 208.394 nel 2018, 49.946 euro nel 2019; 13.803 euro nel 2020; 2.177 nel 2021".