Annalisa Chirico: "Meloni valuterà se chiedere le dimissioni di Santanchè"

"Se riterrà che i riverberi mediatici della vicenda si riflettano negativamente sul governo, potrà chiedere un passo indietro" della ministra del Turismo

Di Alberto Maggi
Giorgia Meloni e Daniela Santanchè
Politica

"L’opposizione non ha i numeri per far passare una mozione di sfiducia, e, in alternativa, l’unica via per ottenere le dimissioni sarebbe data da una scelta individuale, suggerita dal Quirinale"

 

"Meloni è il capo: se riterrà che i riverberi mediatici della vicenda si riflettano negativamente sul governo, potrà chiedere un passo indietro" della ministra del Turismo Daniela Santanché. Lo afferma in un'intervista ad Affaritaliani.it Annalisa Chirico, giornalista, saggista ed opinionista tv. Dirige LaChirico.it e ha fondato una società di advocacy che ha per nome le sue iniziali, AC.

L'INTERVISTA

Caso Santanchè, la vicenda è chiusa dopo l'informativa della ministra in Senato?
"Il ministro ha deciso, in piena autonomia, di riferire in Aula per offrire la propria versione dei fatti rispetto ad accuse, lanciate da giornali e tv, obiettivamente gravi. Si chiama ‘trasparenza’, e io penso che abbia fatto bene. Adesso, sarà il presidente del Consiglio a decidere se la vicenda sia chiusa o meno. L’opposizione non ha i numeri per far passare una mozione di sfiducia, e, in alternativa, l’unica via per ottenere le dimissioni sarebbe data da una scelta individuale, suggerita dal Quirinale".

Spetta dunque a Meloni districare la matassa?
"Esatto. Meloni è il capo: se riterrà che i riverberi mediatici della vicenda si riflettano negativamente sul governo, potrà chiedere un passo indietro. Né gli avvisi di garanzia né i rinvii a giudizio possono decidere le sorti di un ministro. Del resto, nel governo siedono altri ministri a processo. La Costituzione sancisce il principio di presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva. Ciò non toglie che la politica possa e debba fare valutazioni politiche. Che spettano al capo".
 


Annalisa Chirico

Dalla maggioranza sono arrivati pochi applausi e molta freddezza...
"Mah, io vedo una maggioranza coesa. Ho notato piuttosto che per l’ennesima volta il Pd di Elly Schlein si è accodato a una iniziativa dei 5 Stelle, la mozione di sfiducia. Ormai il principale partito della sinistra sembra destinato al ruolo di junior partner di un M5S in caduta libera. Schlein subisce una sorta di subalternità, sembra lenta questa leader del Pd".

Lenta?
"Beh, una giovane donna con tre passaporti, molta vita a Lugano, turboambientalista, lesbica e con l’armocromista, dovrebbe essere più rock, più intraprendente, più vocale. Dovrebbe padroneggiare la scena. Invece sembra guidare il partito con lo sguardo fisso sullo specchietto retrovisore: un giorno ricorda Matteotti a Riano, un altro giorno i confinati di Ventotene… Ma il fascismo non esiste più: il segretario Pd dovrebbe sintonizzarsi con il contemporaneo".

Siamo sicuri che Giorgia Meloni abbia piena fiducia in Daniela Santanchè?
"Meloni è una donna pragmatica. Credo che nutra ‘piena fiducia’ forse in due o tre persone della sua cerchia ristrettissima. Con Santanché farà un calcolo costi-benefici, osservando anche gli sviluppi giudiziari delle prossime settimane".

Sulle alleanze europee il Centrodestra sta litigando. Salvini è isolato con la sua alleanza con Le Pen e Afd?
"Oggi la Lega è fuori dai meccanismi decisionali dell’Europa. Nel gruppo di Identità e Democrazia lo spazio di manovra per incidere è ristretto. Io però farei una distinzione tra Le Pen e i tedeschi di Afd: oggi il Rassemblement National, guidato da Le Pen, è il primo partito in Francia. Il centrodestra francese è Marine Le Pen. A meno che non si ritenga che i francesi siano diventati tutti pericolosi estremisti, bisognerebbe porsi in ascolto dei lepenisti: dicono cose assai ragionevoli su immigrazione, sicurezza, rapporto tra stato e cittadino. I terribili fatti di questi giorni, in una Francia infuocata, confermano che Le Pen sta dalla parte giusta".

Alla fine ci sarà un bis di Ursula von der Leyen alla guida della Commissione Ue?
"Io mi augurerei di no perché questa Commissione passerà alla storia per aver fallito la risposta all’immigrazione fuori controllo e per aver proposto una versione ideologizzata del Green deal che rischia di penalizzare fortemente l’industria europea, a tutto vantaggio della Cina. Quanto alle alleanze, conservatori e popolari, insieme, difficilmente avranno i numeri per decidere, da soli, il governo dell’Europa. Ma, come hanno ricordato i ministri Tajani e Crosetto, le dinamiche europee sono diverse da quelle nazionali: già oggi i tre partiti del centrodestra italiano sono in tre famiglie diverse all’Europarlamento".

I soldi del Pnrr tardano ad arrivare, di chi è la colpa?
"Fa bene il presidente Meloni a segnalare che questo governo sta riparando ai ritardi e alle omissioni del precedente esecutivo. C’è un allungamento dei tempi, e anche una procedura farraginosa con un codazzo burocratico ipertrofico. Io non ho mai creduto alla mistica del Pnrr: sono perlopiù soldi presi a prestito. Spero che si realizzeranno tante colonnine di ricarica per le auto elettriche, per chi potrà permettersele. E tanti asili nido per aiutare le donne italiane che desiderano procreare senza rinunciare al lavoro. L’Italia darà il massimo ma il destino economico del nostro Paese non dipende dal Pnrr".

Sui migranti riuscirà il governo a portare a casa risultati concreti?
"Con l’Europa che continua a non decidere, io vedo solo risposte alla spagnola, alla francese, alla greca. In una parola: respingimenti".

Ultima domanda, è vero che lei parteciperà al Grande Fratello Vip?
"E’ un’ipotesi che non è mai esistita".

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