Armi all'Ucraina, Meloni chiede il voto in Aula: mal di pancia della Lega

Maggioranza compatta. Pesano le parole di Romeo

di Redazione
Massimiliano Romeo
Politica

Da FdI le parole del capogruppo leghista Romeo sono derubricate a "semplice dialettica" che non cambiano la linea di politica estera dell'esecutivo

Maggioranza compatta su Ucraina, migranti e transizione verde, ma sulla guerra restano i distinguo della Lega. "Quello che conta e' il voto sulla risoluzione", la tesi di Fdi. Del resto Romeo, capogruppo della Lega, nel suo intervento al Senato non ha fatto altro che ripetere le preoccupazioni sull'escalation militare, "non ci sono contraddizioni", la tesi. Altri sono i nodi nella maggioranza: c'e' ancora da sciogliere quello sui crediti incagliati per quanto riguarda il superbonus, c'e' la "controffensiva" che prepara il partito di via Bellerio sul dl Cutro (mentre il governo vorrebbe 'ammorbidire' ancor di piu' la norma sulla protezione speciale, gli 'ex lumbard' puntano a eliminarla del tutto, anche se probabilmente non ripresenteranno tutti gli emendamenti per ripristinare le misure dei decreti Salvini).

C'e' poi il dossier sulle nomine (stasera dovrebbe esserci un vertice ed e' ancora da risolvere la questione della conferma di Blangiardo all'Istat) e poi c'e' il tema dei balneari, l'esecutivo sta lavorando ad un provvedimento per il riordino del settore ma sia la Lega che FI tengono la barra dritta, "Meloni aveva detto di voler uscire dalla Bolkestein, tocca a lei trovare una soluzione", dice un deputato. Sul sostegno a Kiev, invece, le forze che sostengono l'esecutivo hanno trovato, anche se con difficolta', un'intesa sulla risoluzione. C'e' chi ha fatto notare a palazzo Madama l'assenza di ministri del partito di via Bellerio nell'Aula (c'era solo Calderoli) ma le parole del capogruppo Romeo sono derubricate in Fdi a "semplice dialettica" che non cambiano la linea di politica estera dell'esecutivo.

"L'obiettivo della cessazione delle ostilita' sembra piu' una dichiarazione di principio. Anzi si sente parlare costantemente di offensiva. Il problema non e' il sostegno militare, ma una corsa ad armamenti sempre piu' potenti con il rischio di un incidente da cui non si possa tornare indietro", ha sottolineato il presidente dei leghisti al Senato che ha evidenziato il "deserto della diplomazia" e ha avvertito sul rischio del pensiero unico, anzi di una "dolce tirannia del pensiero dominante". "L'Europa un obiettivo di pace se lo deve dare", ha sostenuto l'azzurro Gasparri. Non verra' comunque meno il sostegno al governo con la premier che si e' rivolta anche all'opposizione.

"Criticate me ma fermatevi un secondo prima di danneggiare l'Italia. Questo fa la differenza", ha osservato nelle sue comunicazioni in vista della riunione del prossimo Consiglio Ue. "Giudico falsa e puerile - ha sottolineato la premier - la propaganda di chi racconta che l'Italia spende soldi inviando armi sottraendo risorse alle necessita' degli italiani, sono menzogne". La critica e' indirizzata soprattutto ai pentastellati: "noi siamo membri della Nato, altri puntano all'alleanza con la Cina". Chiuso il discorso sull'appoggio a Kiev - "Continuera' fino a quando sara' necessario. La Liberta' ha un prezzo", la linea, con tanto di conferma che "l'Italia vuole aumentare i propri stanziamenti in spese militare" -, la temperatura a palazzo Madama e' salita sul tema dell'immigrazione.

"Io ho la coscienza a posto. Sono una madre", sulla tragedia di Cutro "non ci sono prove che l'Italia avrebbe potuto fare di piu', dall'opposizione sono arrivate accuse inaccettabili", l'affondo del capo del governo. L'esecutivo chiedera' a Bruxelles l'implementazione rapida di quanto deciso nell'ultima riunione e di quanto promesso dalla Commissione europea. "L'Italia ha le carte in regola. Fara' sentire la sua voce e molto forte", la promessa di Meloni. Il 'refrain' e' che "non si puo' aspettare un secondo di piu'". La delegazione italiana che sara' nella capitale belga il 23 e il 24 marzo si aspetta risultati concreti ma la consapevolezza e' che il summit sara' soprattutto dedicato all'economia. "Il tempo dell'austerita' e' finito", ha ripetuto il presidente del Consiglio, "abbiamo bisogno di maggiore attenzione alla crescita".

Oltre alla revisione del patto di stabilita', Meloni si e' soffermata sulla direttiva Ue sulle case green ("Si rischia una patrimoniale") e sullo stop a diesel e benzina ("Non ci consegneremo ad altre dipendenze. Dopo quella energetica con la Russia, si rischia quella sull'elettrico con la Cina). La rivendicazione e' che il governo "mettera' sempre la faccia" sulle proprie decisioni. "Preferisco - la 'chiosa' della premier - dimettermi piuttosto che presentarmi al cospetto di un mio omologo europeo con i toni con i quali Giuseppe Conte si rivolse ad Angela Merkel per dire che i 5 stelle erano ragazzi che avevano paura di scendere nei consensi ma alla fine avrebbero fatto quello che loro chiedevano. Preferisco dimettermi che rappresentare una Nazione del genere".

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