Assegno unico, "lo Stato aiuti vedove/i". E la ministra Roccella apre
Il caso di Affaritaliani.it sull'assegno unico e la discriminazione delle famiglie monogenitoriali arriva a Montecitorio
Interrogazione della deputata della Lega Laura Ravetto
Il caso sollevato da Affaritaliani.it della clamorosa e ingiusta discriminazione nell'assegno unico nei confronti delle famiglie monogenitoriali - vedove e vedovi spesso con bambini anche piccoli - ai quali non viene più riconosciuta la maggiorazione di 30 euro a figlio al mese perché il secondo genitore non lavora, anche se morto, arriva in Parlamento grazie a una interrogazione a risposta immediata della deputata della Lega Laura Ravetto, in collaborazione con il capogruppo del Carroccio Riccardo Molinari.
Una domanda precisa e chiara alla ministra per la Famiglia, la Natalità e le Pari Opportunità Eugenia Roccella, che ha risposto affermando che lavorerà con il Mef per cercare di risolvere questa situazione di discriminazione per le famiglie monogenitoriali. Finalmente il caso è arrivato nelle aule del Parlamento, grazie al lavoro serio e concreto della Lega e in particolare di Ravetto e Molinari.
INTERROGAZIONE A RISPOSTA IMMEDIATA di Laura Ravetto (Lega) alla ministra Roccella
Al Ministro per la famiglia, la natalità e le pari opportunità. – Per sapere – premesso che: l'articolo 4, comma 8, del decreto legislativo 29 dicembre 2021, n. 230, riconosce una maggiorazione dell’assegno unico e universale fino a «trenta euro mensili» per «ciascun figlio minore» nel caso in cui «entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro»;
la maggiorazione di cui alla disposizione sopra citata spetta in misura piena – quindi, 30 euro mensili per ciascun figlio minore – in caso di indicatore della situazione economica equivalente (Isee) pari o inferiore a 15.000 euro, mentre per i livelli di Isee superiori si riduce gradualmente fino ad annullarsi in corrispondenza di un Isee pari a 40.000 euro;
secondo la ricostruzione fornita da diversi articoli di stampa, la maggiorazione in oggetto è stata inizialmente riconosciuta dall’Inps anche ai genitori vedovi/e che, al momento della presentazione della domanda, hanno dichiarato di essere titolari di reddito da lavoro;
sulla base di questa interpretazione della norma ispirata a criteri di ragionevolezza e buon senso, numerosi nuclei familiari monogenitoriali, per la maggior parte composti da genitori lavoratori vedovi e relativi figli, hanno potuto beneficiare della maggiorazione in oggetto, equiparandosi per identità di ratio la loro situazione a quella prevista dalla disposizione citata, riguardante letteralmente i casi in cui «entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro»;
a partire dal mese di ottobre 2022, tuttavia, l’Inps avrebbe avviato le procedure per il disconoscimento e il recupero della maggiorazione erogata nei confronti dei nuclei familiari monogenitoriali, portando i relativi importi in compensazione sulle mensilità successive dell’assegno unico che, quindi, hanno subito o stanno subendo decurtazioni, anche in misura consistente; a quanto consta, ad essere interessati dal conguaglio attualmente in corso sull’assegno unico sono principalmente 1 milione e 82 mila genitori vedovi/e;
è di tutta evidenza la necessità di assicurare un adeguato sostegno ai nuclei familiari che si trovano in condizioni di maggiore difficoltà, proseguendo l’azione di perfezionamento della disciplina sull’assegno unico e universale avviata con l’approvazione dell’ultima legge di bilancio –:
se e quali iniziative intenda adottare per risolvere la criticità esposta in premessa e ripristinare l’erogazione della maggiorazione di cui all’articolo 4, comma 8, del decreto legislativo n. 230 del 2021, anche a beneficio dei nuclei familiari monogenitoriali.
Famiglia, Roccella: necessita' sostegno genitori vedovi - "Rimane la necessita' di assicurare un adeguato sostegno ai nuclei familiari monogenitoriali, in particolare ai genitori vedovi, lavoratori. A tale proposito, intendo lavorare in sinergia con il Ministro Giorgetti per equiparare tale condizione a quella del doppio percettore di reddito seguendo la ratio della legge". Lo ha detto il ministro per la Famiglia, la Natalita' e le Pari opportunita', Eugenia Roccella, rispondendo alla Camera ad un'interrogazione a risposta immediata. "Se infatti l'intenzione era quella di non sfavorire il secondo percettore di reddito, molto spesso quello femminile - ha aggiunto - nel caso dei nuclei con un genitore vedovo si tratta di sostenere i compiti economici e di cura del genitore rimasto solo". "Tra i criteri per la determinazione dell'assegno, la norma vigente pone il "caso in cui entrambi i genitori siano titolari di reddito da lavoro", fattispecie per cui e' prevista una maggiorazione per ciascun figlio minore pari a 30 euro mensili decrescenti per le famiglie con un ISEE superiore a 15.000 euro, fino alla soglia di 40.000 euro - ha spiegato il ministro Roccella - il caso che sollevate ci e' noto ed e' oggetto della nostra attenzione. Nelle interlocuzioni con il Ministero, l'Inps ha informato che la maggiorazione in oggetto e' stata richiesta per errore da circa 82.000 nuclei monogenitoriali (e non 1 milione e 82 mila come erroneamente riportato nell'interrogazione). Sempre l'Inps ha reso noto che, per evitare il caso di appropriazione indebita, dopo il monitoraggio dei mesi estivi e due comunicazioni sull'argomento, e' stata avviato dall'ottobre 2022 il recupero della maggiorazione non dovuta a legge vigente; recupero che avverra' in modo graduale con una rateizzazione che prevede una compensazione non superiore al 20% della rata in pagamento".
LA RISPOSTA DI LAURA RAVETTO ALLA MINISTRA ROCCELLA
Ministro,
comprendiamo che la norma non sia stata formulata da lei bensì dal precedente ministro e che l’indicazione della Bonetti fosse rivolta – presumiamo in buona fede ad incentivare entrambi i genitori alla professione e in particolare a stimolare l’ingresso delle donne nel mercato del lavoro.
Tuttavia Lei stessa riconosce oggi in quest’aula che l’interpretazione della norma nel senso di escludere i nuclei mono genitoriali di vedove e vedovi sia totalmente discriminatoria.
Trattasi di famiglie ove uno dei genitori non è che non lavori perché non ne ha voglia ma che non lavora perché – purtroppo non c’è.
Parliamo di 1milione e 82 mila persone cui l’assegno unico è stato ridotto in maniera consistente. Nuclei familiari che sono i più fragili e che avrebbero bisogno di più sostegno dallo stato e che invece – incredibilmente- ne hanno meno e a cui è stato inizialmente creato il legittimo affidamento di avere diritto a queste somme in base ad un’interpretazione della legge che noi riteniamo assolutamente ragionevole.
Lo concerto di queste famiglie è stato raccolto da numerose associazioni volontariato e anche dai media.
Abbiamo apprezzato il Suo impegno nell’azione di perfezionamento della disciplina dell’assegno unico rendendolo per esempio strutturale per le persone con disabilità.
Oggi quindi auspichiamo lo stesso impegno – anche ovviamente interfacciandosi con il MEF nel reperimento delle risorse – per sanare questa palese discriminazione.
Lo Stato deve sostenere con forza chi nella vita è stato più sfortunato e non può certo voltare le spalle a donne e uomini costretti dalla vita a prendersi cura da soli dei propri figli.