Bce, lettera di richiamo all'Italia? Trema il governo. Paura spread. Esclusivo

Incubo 2011 per Meloni, nel mirino il deficit-Pil ma dietro l'operazione il motivo sarebbe anche politico...

Di Alberto Maggi
Christine Lagarde
Politica

I Paesi frugali - Germania e i suoi alleati del Centro-Nord Europa - non intendono fare alcuno sconto a Roma

 

Per ora sono solo voci. Rumors. Ma che rimbalzano con forza e con molta preoccupazione in ambienti della maggioranza di Centrodestra e del governo. L'ipotesi è quella di una lettera ufficiale di richiamo da parte della Banca Centrale Europea al nostro Paese che, in sostanza, sarebbe una bocciatura dell'impianto della Legge di Bilancio per il prossimo anno, che il Consiglio dei ministri si prepara a varare. Nel mirino di Christine Lagarde ci sarebbe soprattutto il deficit/Pil per il 2024, previsto dall'esecutivo guidato da Giorgia Meloni al 4,3%. Troppo alto per l'Eurotower di Francoforte.

Non a caso, spiegano fonti qualificate, Lagarde ha affermato che "l'Italia ha lo spread che si merita". Lanciando così quello che potrebbe essere un segnale, una sorta di antipasto della lettera che tanto ricorda quella del 29 settembre 2011 che, di fatto, scatenò la tempesta che poi portò alle dimissioni di Silvio Berlusconi da presidente del Consiglio con l'arrivo del governo (lacrime e sangue) di Mario Monti. Altro indizio della preoccupazione che trapela nel governo e la grande cautela del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti che, praticamente ogni giorno, dichiara che la manovra sarà all'insegna della "prudenza" e della "responsabilità".

Segnali all'istituto bancario di Francoforte per cercare di scongiurare la lettera, che, stando a diverse fonti della maggioranza, potrebbe far schizzare lo spread tra il Btp e il Bund tedesco addirittura fin verso 300 punti mettendo così a rischio i conti pubblici (e i progetti del governo) a causa dell'aumento dei rendimenti dei titoli di Stato. Il problema, tutto politico, è che il 9 giugno ci sono le elezioni europee e i partiti della maggioranza, a partire da quello della premier, Fratelli d'Italia, devono portare a casa qualcosa per poi giocarsela in campagna elettorale. Sul taglio del cuneo fiscale per tutto il 2024 fino a 35mila euro Meloni non vuole fare passi indietro e lo dà ormai per acquisito, ma potrebbero esserci ulteriori tagli con la cosiddetta spending review che colpirebbero un po' tutti i ministeri.

La sforbiciata promessa finora non sembra sufficiente, almeno per le istituzioni europee. Dal 2024 finisce la moratoria sulle regole del Patto di Stabilità che valevano per il Covid e, in attesa della complicata riforma, resta la norma del 3%. Che, anche se verrà modificata scorporando gli investimenti, resterà comunque una situazione pesante e difficile per un Paese come l'Italia con un debito elevatissimo.

Non solo. I Paesi frugali - Germania e i suoi alleati del Centro-Nord Europa - non intendono fare alcuno sconto a Roma, anche perché politicamente mettere in difficoltà un governo "sovranista" significa anche arginare i vari sovranismi presenti un po' in tutti i Paesi dell'Ue (vedi il boom di Afd di domenica scorsa in Assia e in Baviera). Insomma, vedremo nelle prossime settimane, ma la sorpresa dell'autunno potrebbe essere la mazzata di una lettera-richiamo ufficiale della Bce al governo Meloni con pesantissime conseguenze sui mercati finanziari internazionali. Spread in testa.

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