Bossi e le correnti nella Lega: secessione del Comitato per il Nord?

Appena Salvini è stato seriamente ridimensionato con le recenti elezioni Bossi è tornato a riprendersi il suo regno, dettando la linea sul futuro del Carroccio

Di Giuseppe Vatinno
Politica

Bossi va da Fontana, il ritorno del vecchio leader scuote Salvini e pone le basi per una nuova Lega. L'analisi

La politica è sociologia applicata e storia plastificata nelle sue relazioni dinamiche. Se si guarda al divenire dei movimenti e dei partiti politici ogni percorso è diverso ma nell’ambito di una traiettoria fissata, di un percorso da seguire, di un comune canalone. E difficilmente si presentano fenomeni come quello che sta avvenendo nella Lega e cioè il ritorno del vecchio leader e fondatore e cioè Umberto Bossi con il suo Comitato per il Nord.

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Il vecchio leone padano di 81 anni sembrava avviato ad un quieto tramonto all’ombra di Matteo Salvini, leader che lo aveva scalzato con dolce fermezza non solo da potere propriamente detto ma anche dall’apparato ideologico. Se si ricorda la prima Lega Nord, quella che derivava dalla fusione della Lega Lombarda e quella Veneta il percorso è stato lungo ed articolato.

Si è trattato di un fenomeno sociologico complesso che ha visto la sostituzione di valori dal “particulare” -come direbbe Machiavelli- al generale, anche se il tema unificante è stato quello dell’autonomismo, prima dall’Italia poi dall’Europa. Ed ecco che al celebre slogan “Roma ladrona” si è sostituito quello di “Bruxelles ladrona” e a vedere quello che sta succedendo in questi giorni nella capitale europea mai slogan sarebbe più azzeccato.

Il progetto politico di Salvini data i primi anni del primo decennio del ventunesimo secolo e mostra i crismi di un “pensiero largo” che ha risuonato con l’evolversi e l’affermarsi della personalità di questo ex consigliere comunale di Milano, in gioventù di sinistra e frequentatore del centro sociale Leoncavallo. Non a caso Salvini era il leader nel parlamento immaginario di Pontida della corrente dei “comunisti pagani” inverando le considerazioni di Massimo D’Alema sulla lega costola della sinistra.

Il progetto era iniziato bene e aveva previsto uno scaltro sbarco a Roma che avvenne intorno al 2015. Il sud non fu mai veramente conquistato ma la Lega Nord trasformata nel 2019 in Lega per Salvini Premier. Il massimo successo elettorale Salvini lo colse nel 2018 in cui fu il partito più votato ma non ottenne l’incarico dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e si accontentò di un diarcato con i Cinque Stelle e Luigi Di Maio nel cosiddetto governo Giallo – Verde guidato da Giuseppe Conte.

Tuttavia da allora Salvini ha avuto un formidabile nemico interno che piano piano gli ha eroso completamente i consensi come lui aveva fatto con il nemico esterno rappresentato dai Cinque Stelle. La leader era una piccola donna bionda, Giorgia Meloni, che novella Giovanna D’Arco aveva ereditato il patrimonio ideale del Movimento sociale italiano che fu di Giorgio Almirante. La Meloni ha scalato gradualmente ma inesorabilmente la piramide del potere nel centro – destra rispedendo la Lega al punto di partenza. Infatti le tematiche dei due partiti sono le stesse se si esclude appunto l’autonomismo.

Ma appena Salvini è stato seriamente ridimensionato con le recenti elezioni Bossi è tornato a riprendersi il suo regno come un vecchio re delle tragedie greche. Ulisse scaccia i Proci da Itaca. Il Comitato per il Nord si è costituito come corrente. E così ieri una sua delegazione formata da Bossi, Ciocca, Grimoldi più i quattro consiglieri espulsi dalla Lega si è presentata al Pirellone andando a parlare con il governatore Attilio Fontana che li ha ricevuti con tutti gli onori del caso perché è bene la fedeltà ma poi c’è la realpolitik e con le elezioni regionali imminenti non è tanto il caso di sottilizzare.

Salvini in questi giorni non risponde a Bossi che di rimando lo ha definito non un “vero uomo”. Il segretario federale ha fatto sapere che della vicenda non intende occuparsi. Il Capitano minimizza e glissa ma si deve confrontare con tutta la durezza ideologica del vecchio Leone che sta facendo le prove di secessione nella “sua” Lombardia. Si parla ormai apertamente di scissione e di ritorno al passato. Del resto il tema del federalismo non ha più paladini e Salvini è stato sconfitto a livello nazionale dalla Meloni e quindi le condizioni ci sono tutte.

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